Spiegone -
premessa
Se dovessimo scegliere un personaggio del mondo dell’animazione più amato sicuramente la scelta cadrebbe
su Paperino, così comico e sfortunato, cui siamo legati fin dalla nostra più
tenera età. Il suo carattere è stato più volte riscritto, e la sua stessa
storia ha subito dei profondi cambiamenti grazie al genio creativo di Carl
Barks, che dal 1942 al 1967 gli ha costruito attorno un vero mondo e un preciso
profilo quasi umano: chi scrive è cresciuto con le sue incredibili avventure,
prima assieme a Qui, Quo e Qua, e poi con il taccagno zio Paperone, ricco e
spietato. Attorno a Barks, è cresciuta poi una scuola di autori e disegnatori
molto importanti, soprattutto italiani, fino ad arrivare al suo erede artistico
Don Rosa, autore della straordinaria “Saga di Paperon De’ Paperoni”, un
kolossal fumettistico di dodici puntate con le quali ha raccontato l’epopea
storica di zio Scrooge dalla sua nascita fino all’incontro con Paperino e i
suoi nipoti. In Italia gli è stato dato anche un super alter ego, Paperinik,
che grazie alle invenzioni di Archimede Pitagorico è diventato un vero
supereroe, ma sono sicuro che tutte queste cose le sapete già. Perché il mondo dei
fumetti di Paperino è uno dei più studiati e esplorati dagli appassionati:
inutile dirvi che prima di Barks il successo di Donald era dovuto
dalle strisce giornaliere disegnate da Al Talafierro e scritte da Ted Osborne, dal 1936 fino agli anni ’50, con uno spirito comico più
immediato rispetto a Barks.
Il punto
La sua
iconicità è dimostrata anche da come viene glorificato per i suoi anniversari
dalla nascita, avvenuta nel 1934: ricordo che quando compì 60 anni, nel 94, ci
furono festeggiamenti mondiali.
Ora che nel
2019 ne compirà 85, ho letto oggi sul web di vari appuntamenti con il mondo del
fumetto Disney italiano, e alcune importanti pubblicazioni da parte della
Panini.
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L’ammenda, pur
se arrivata due anni fa dopo 85 primavere, è stata quella giusta. Ma nei
festeggiamenti Paperino sembra essere solo un divo dei fumetti.
La storia
Pur se lontano
dai disegni animati, è ovvio che su Topolino il personaggio può essere
sfruttato in qualsiasi modo, senza preoccuparsi del budget che potrebbe essere
necessario per un lungometraggio animato (immaginatevi la Saga di Don Rosa al
cinema: bello, ma costoso), tuttavia questa dimenticanza della sua storia
cinematografica mi scoccia parecchio.
Anche perché
vengono dimenticati autori e disegnatori che sono stati fondamentali nella
storia dell’animazione: Barks stesso era stato assunto da Walt Disney come
gagman e sceneggiatore dei corti di Paperino, e a fianco aveva spesso Jack
Hannah, anche lui disegnatore e poi diventato il regista “papà” della serie
Donald Duck. Inoltre, Barks e Hannah erano stati gli autori della prima grande
storia a fumetti di Paperino, Donald Duck Finds Pirate Gold, nel 1942. Successivamente
Barks entrò nel mondo dei fumetti lasciando l’animazione mentre Hannah divenne
responsabile dei cortometraggi fino al 1959: in una intervista recente affermò
che Paperino non era considerato un personaggio così forte da inserirlo in un
lungometraggio, una opinione ancora attuale (escludendo le varie partecipazioni, come Fantasia 2000, o Chi
ha incastrato Roger Rabbit).
Tuttavia, come
fai ad ignorare 128 cortometraggi di una serie, più una ventina in team con
Topolino e Pippo? Certo, sono stati distribuiti nella serie dvd Walt Disney
Treasures per non finirli nel dimenticatoio (anche se in Italia manca all’appello il quarto volume contenente i
corti dal 1951 al 1961), ma possibile che
uno dei pochi paesi al mondo che realizza pubblicazioni sulla storia della
Disney – cioè l’Italia – ha dato poco spazio alla sua filmografia negli
anniversari, parlando solo dei fumetti?
Analisi
storica – mettetevi seduti
Il primo corto
dove Paperino apparve fu The Wise Little Hen, uscito il 9 giugno 1934: già in
divisa da marinaretto, fannullone e poco furbo, il personaggio risultò essere
così interessante che ben presto venne inserito nella serie del personaggio più
famoso della Disney; in quell’anno è spalla di Topolino in Orphan's Benefit,
The Dognapper e Mickey's Service Station. Poi, nel biennio del 1935-36, il duo
diventò ben presto trio con Pippo, e sfornarono capolavori come The Band
Concert, Mickey's Fire Brigade, Mickey's Grand Opera, Mickey's Polo Team,
Alpine Climbers, dove ben presto gli animatori cambiarono l’aspetto di
Paperino, accorciandogli il becco e il collo, e ammorbidendo i suoi lineamenti,
per gli ultimi corti in team, come Clock Cleaners e Lonesome Ghosts, del 1937,
e Mickey's Trailer, del 1938. Sono film di 7-8 minuti dal ritmo scatenato e gag
memorabili, dove Paperino, prima dei fumetti, ottiene la sua serie personale a
cominciare dal ’36.
![]() |
l'animatore Frank Spencer delinea il modello definitivo nel 1935 |
Come una vera
star, ha un suo staff che segue le sue storie, e già durante la Seconda Guerra
Mondiale diventò una delle figure simbolo dell’ottimismo americano e della
propaganda militare. Un corto specialmente fa centro, dove Paperino vive
l’incubo della dittatura dell’Asse e si risveglia sotto la bandiera americana: Der
Fuehrer's Face, del 1943, ottiene persino l’Oscar per il Miglior
cortometraggio. Il successo di Donald è alle stelle, e mentre la produzione dei
fumetti aumenta, l’Academy gli rilascia ben 11 nomination per il suo lavoro sul
grande schermo.
Dopo la guerra, le “comiche” vedono Paperino spesso attaccato e
umiliato dai nipotini, dalle api, da Cip e Ciop, dalle disavventure quotidiane
esasperate per far ridere, certo, ma quando viene imborghesito sono pochi i
lampi nel buio creativo che si assopì negli anni Cinquanta, nonostante alcune eccezioni.
La rivale Warner Bros, inoltre, regalava al pubblico personaggi e cortometraggi
più esplosivi e maliziosi, e Paperino, come una vecchia gloria, lasciò il
cinema per la televisione (lo show Disneyland), salvo qualche film educativo (Donald
in Mathmagic Land, 1959, l’ultima nomination all’Oscar, era un capolavoro).
Il lungo periodo che
va dalla seconda metà degli anni Sessanta agli inizi degli Ottanta è, per
Paperino, completamente inattivo dal punto di vista cinematografico. La Disney
ha poi lavorato ad una lunga serie di “classici” mettendo da parte le sue
icone, salvo recuperarle qui e là, con risultati notevoli: Mickey's Christmas
Carol (1983) e The Prince and the Pauper (1990) ci hanno restituito il Paperino
più classico, almeno fino all’avvento di alcune serie tv di poco conto, come
Quack Pack (1996-97), Mickey Mouse Works (1999–2000) House of Mouse (2001–2003).
Paradossalmente, sono anche le ultime con il suo aspetto più classico, per poi
passare ad un restyling più moderno, dalla serie Mickey Mouse (dal 2013), e il
già citato DuckTales (dal 2017). Un ritorno inaspettato – anche se non proprio
riuscitissimo – è stato nella serie Legend of the Three Caballeros, del 2018,
dove Paperino ritrova José Carioca e Panchito, ma perde i nipotini e quasi
tutto il mondo dei Paperi (Paperone farà però un cammeo in uno dei ultimi
episodi): al momento questa serie è inedita, ma trasmessa solo nelle Filippine
e in Asia.
Gli autori di
DuckTales hanno mostrato un Paperino diverso, più accattivante e con sentimenti
che quasi mai abbiamo visto, né al cinema o sui fumetti, sempre sfortunato e
divertente, ma con i problemi odierni di avere una famiglia stabile.
Personalmente sto sperando in un prossimo film per il cinema di questa serie, una
delle migliori mai prodotte dalla Disney. Ecco l’ho detto.
![]() |
Paperino e la sua voce, Clarence Nash |
Questo mio
pezzo non può concludersi senza citare la voce: ricordo che Disney decise di
creare un personaggio di un’anatra quando sentì per caso l’imitatore Clarence
Nash (1904-1985), e rimase impressionato dalle sue capacità di rifare i versi
degli animali, papera inclusa. Faceva molto ridere la voce di Paperino, ma
spesso era incomprensibile, un problema che non sempre fu risolto e neanche
recentemente, ora che l’erede di Nash, Tony Anselmo, è Paperino in Ducktales ed
è impegnato in molti dialoghi (In Italia la cosa si risolse ricorrendo a Franco
Latini, che umanizzò la voce rendendola più comprensibile, ma dopo la sua morte
venne sostituito da Luca Eliani, talmente bravo da sembrare il vecchio Nash, e
quindi di nuovo…poco chiaro).
Rush finale –
cazziatone agli editori
In
conclusione: riconosco che 600 storie di Barks, l’opera di Don Rosa, e migliaia
scritte e disegnate in Italia, Brasile o Finlandia (cito alcuni fra i maggiori
paesi che sfornano storie di Paperino), sono più significative di un corto di
Paperino dove combatte con le formiche mentre tenta di fare un pic-nic, e hanno
tutt’altro respiro e significato (probabilmente anche un pubblico diverso). È
il motivo per cui il cinema ha lentamente abbandonato anche Topolino e Pippo, e
solo dagli anni Novanta c’è stato un ritorno alle origini, seppur rilegato in
televisione. Influenzati da questa valanga di pubblicazioni (quest’anno sono 70
anni dal primo numero di Topolino) abbiamo ignorato la Storia rimanendo però
ancorati alla nostalgia e alle tradizioni quando il mondo dell’animazione ha
voluto evolvere i personaggi classici, vedi le polemiche legate alla serie
Mickey Mouse (anche per diverse gag non proprio adatte per bambini) o al nuovo stile
di animazione del recente DuckTales (poco giustificate, anche perché gli
animatori si basano proprio sui modelli barksiani). Non solo, siamo
condizionati dalle serie tv interminabili che durano sette-otto stagioni (o
cinematografiche, vedi Avengers, undici anni di film), e siamo diventati
allergici alle brevi storie. Eppure anche quella dei cortometraggi è stata una
arte importante, e la lezione di Jack Hannah è stata fondamentale. Siamo nel
2019 e il classico deve rimanere tale e non da imitare ma la storia non deve
essere dimenticata.
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Scena post
credit
L’amico e
studioso disney Nunziante Valoroso, apprezzando quello che ho scritto, mi fa
giustamente notare che le generazioni degli anni ’60 e ’70 avevano ben a mente
la carriera cinematografica di Paperino perché – sembra scontato ma non lo è
affatto – i cartoni erano continuamente riproposti in televisione ma anche al
cinema, con dei film di montaggio memorabili come Le avventure di caccia del
professor Pico de Paperis (1963), Paperino show (1969), Paperino story (1971), Paperino
e C. nel far west (1966), Come divertirsi con Paperino & Company (1974), Paperino
e C. in vacanza (1977).
E aggiungo che neanche troppi anni fa c'era ancora l'abitudine di inserire corti classici all'inizio dei grandi film Disney. Ricordo di aver visto La sirenetta preceduto da Paperino guardiano del faro, corto del 1946.
Questo ora non
accade più.
Finale, in onda
Con sorpresa, il 13 giugno 2019 sono stato invitato a parlare dell'argomento nella trasmissione "Hollywood Party", su Radio Rai 3, ospite di Alberto Crespi e Dario Zonta. Qui per ascoltare il mio intervento (attorno al minuto 25).
Anche io ricordo di aver visto da piccolo "Pluto's Playmate" (con l'inquietante volto di Pluto dei titoli originali) precedere il lungometraggio Ducktales!
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