mercoledì 2 agosto 2017

Paperone sul grande schermo

Gli appassionati di fumetti Disney, specialmente quelli con protagonista Zio Paperone, sanno benissimo che le basi del personaggio e di tutto il mondo dei Paperi sono opera di uno dei più grandi geni dello scorso secolo: Carl Barks. E come molti di loro, me incluso, si saranno chiesti come mai le straordinarie avventure di Paperone e soci non hanno mai avuto una trasposizione cinematografica al tempo che Barks era in piena attività (dagli anni ’40 al 1967, anno del suo voluto pensionamento), e abbiamo dovuto aspettare la fine degli anni ’80 per vederlo finalmente in azione con la storica serie televisiva Ducktales. Anche se spesso l’animazione non era il massimo, e le storie a volte cadevano nella ingenuità imbarazzante, le Ducktales sono rimaste nel nostro cuore -  anche se avevano curiosamente tagliato quasi fuori il personaggio di Paperino – e gli esperti avevano riconosciuto alcuni soggetti ispirati direttamente dai fumetti di Barks. Ora, trent’anni dopo, la serie torna in televisione con uno stile completamente rivisto e che stiamo tutti aspettando di vedere. Il 12 agosto, su DisneyXD, saremo lì.
La risposta alla domanda su un mancato cartone animato di Paperone ai tempi del boom nei fumetti c’è, ed è piuttosto sconcertante. Almeno, anche se mi risulta essere stata raccontata in italiano molto brevemente da Alberto Becattini (sul n.47 della collana La grande dinastia dei paperi), c’è un bell’articolo di Geoffrey Blum e Thomas Andrae apparso sul numero due della collana (dal titolo interminabile) The Carl Barks Library of Walt Disney's Uncle Scrooge One Pagers in Color (Agosto 1992, qui a destra), e che si intitola semplicemente Scrooge on the Screen.
L’articolo di nove pagine contiene soprattutto tutto quello che sopravvive di una corrispondenza fra  Jack Kenneth Peterson, capo dipartimento delle sceneggiature agli Studi Disney, e Carl Barks, l’uomo dei paperi, dove per circa cinque mesi hanno cercato una storia adatta per un possibile cortometraggio con Paperone e il nipote Paperino. A Peterson non sfuggì l’enorme successo che riscontrava lo Zione nei fumetti, e quando decise di scrivere a Barks era il 4 gennaio 1955. Si legge, fra l’altro: “Se sei interessato a questa idea e sei in grado di lavorare al di fuori dei termini del tuo contratto con Whitman, per favore fammi sapere. Altrimenti, apprezzerò anche di avere una linea guida da te in modo da farla conoscere al reparto [di animazione]”.
La risposta di Barks non si fece attendere, e dopo solo sei giorni inviò nove pagine manoscritte di una possibile idea con a seguito note e schizzi da poter utilizzare. Nelle parole di Barks, “Il tema su cui si basa la vicenda è quello del contrasto tra la vita semplice e serena del moderno lavoratore (Paperino) e quella completamente opposta del suo capo (Zio Paperone)”.
Ed è questa la sinossi tradotta (riproduciamo alcuni rari sketch realizzati apposta da Barks):

“La scena inizia con Paperino nel suo letto, circondato da qualsiasi comodità moderna. Quando suona la sveglia si limita a spingere qualche pulsante e la colazione gli viene servita a letto. Non ha neanche bisogno di alzarsi per mangiare.
Si dirige al lavoro (mentre il narratore chiarisce il fatto che egli sia completamente assicurato in caso di malattia, e che un'altra assicurazione gli coprirebbe le spalle se dovesse perdere il lavoro. Egli è ben pasciuto e sereno). Lavora nel deposito di Zio Paperone dove gestisce una macchina di smistamento di monete automatica, per cui l’unica cosa che il papero ha da fare è starsene seduto su una sedia a fischiettare. Le monete che saltano fuori dai tubi della macchinario atterrano nei rispettivi compartimenti a tempo di musica.
Zio Paperone è un capo serio e indaffarato, concentrato sui suoi registri contabili. Ma ha comunque modo di tenere le orecchie tese e controllare che Paperino mantenga sempre lo stesso ritmo di lavoro. Zio Paperone si assicura inoltre che Paperino non lasci il posto di lavoro neanche un secondo prima della campana di mezzogiorno. 
Per mostrare quanto veramente sia agiata la vita del lavoratore, Paperino riscatta la paga del mattino mentre va a pranzare, e paga un venditore di auto di una lussuosa concessionaria con parte dei soldi riscossi. Ancora tre settimane e potrà permettersi di uscire da li con una piccola macchina sportiva rossa fiammante. Paperino mangia il suo pranzo in un cafe affollato e rumoroso, con un jukebox che salta e spara musica. Un posto allegro, pieno di sorrisi e risate, corredato di un cuoco che afferma che le persone felici e senza preoccupazioni hanno meno problemi di digestione. Un altro punto a favore per il lavoratore.
Al contrario, il pranzo frugale di Zio Paperone, fatto di cracker e formaggio comprati all’ingrosso, appare molto più cupo. Ma Zio Paperone ha sue buone ragioni per mangiare in modo cosi parsimonioso. Lui risparmia. Anche lui è stato giovane come Paperino, certo. Ma ha sempre risparmiato i suoi soldi e guardate cosa ne ha ricavato - tre ettari cubi della proprietà. 

Prima che Zio Paperone inizi a mangiare il formaggio, deve ascoltare la radio... Si sa, i pezzi grossi devono sempre essere al corrente delle novità... La radio però annuncia che la città è stata assediata da una colonia di ratti. Zio Paperone è fuori di sé. La sua più grande paura è che i ratti riescano ad entrare nel deposito e mangiarsi miliardi di dollari in contanti. Zio Paperone barrica le finestre e blocca le porte. Si siede sul pavimento terrorizzato, ma prima che riesca ad addentare il formaggio viene assediato da un ratto determinato a rubargli il cibo. Il ratto scuote le imposte, bussa alla porta e prova ad entrare per tentativi all’interno dell'edificio. Intanto Zio Paperone tenta di mandar giù il pranzo come meglio può, mostrando il contrasto tra la sua tormentata pausa pranzo e quella del suo fortunato impiegato, che invece balla a tempo di musica su uno sgabello.

Il ratto riesce ad entrare, e qui inizia una sostenuta battaglia fra i due personaggi. Zio Paperone mette all’angolo il ratto e sta per sparargli, ma il ratto si impadronisce di una banconota e la mostra a Paperone, che toglie la sicura all’arma. Il ratto guarda il valore della banconota e la getta via e ne prende un’altra ben più sostanziosa. Zio Paperone abbassa lo sguardo sotto la canna del fucile, vede la scritta “10,000$” e impazzisce.
Non può sparare a una banconota da 10,000$, così mette da parte l’arma e tenta di colpire il ratto, che per tutta risposta si mette la banconota tra i denti, minacciando Paperone di mangiarsela. Paperone è impietrito. Il ratto percepisce l'enorme potere che ha su Paperone con quella banconota tra le mani. 
Non ha che da fare un cenno e Paperone sarà costretto a ordinare del formaggio.
Ma il ratto subito abusa di questo potere. Costringe Paperone a portargli formaggi dopo formaggi, una scelta di Roquefort, Camembert e fini formaggi svizzeri, che il ratto però rifiuta perché troppo scadenti per il suo palato raffinato. Alla fine Paperone ha da ordinare il formaggio più costoso del mondo, l’ODORA DI PUNGENTO, che gli viene portato direttamente dalla grotta di montagna con una macchina blindata e servito al ratto su un cuscino di velluto accompagnato da squilli di trombe. Ciò soddisfa il ratto che si prepara da intenditore per gustarsi questo lusso. Zio Paperone intanto sguinzaglia la sua calcolatrice e controlla l'ammontare della spesa. 
Tanti soldi per il formaggio, altrettanti per la macchina blindata, per il cuscino di velluto, la paga dei trombettisti, ecc... Il totale è di diecimila dollari e UN CENTESIMO! Ruba il formaggio da sotto il naso del ratto, “Riprendetevelo”, dice al formaggiaio, “È più economico lasciargli mangiare i soldi”.
Paperone qui rasenta quasi la follia, sbraita e starnazza e caccia fuori il ratto che ritorna nel duo bidone della spazzatura, felice di ritornare alla sua vita.
Paperino torna sereno al lavoro, allegro, con lo stomaco ben pieno. Paperone, collerico e starnazzante, beve della soda e lo scruta con profonda invidia. Dal commento del narratore, l'operaio l’ha avuta vinta”.


In questa lunga missiva del 10 gennaio ’55, Barks scriveva chiaramente che qualora non sarebbe diventato un cartone animato, si prendeva la libertà di farne una storia a fumetti, per quanto l’idea ricordasse una sua recente pubblicazione, “Too Safe Safe” (Paperino e l’impervi-cera, pubblicata sul numero 171 di Walt Disney’s Comics and Stories, dicembre 1954), e il macchinario che smistava i soldi sarà la base della copertina che Barks realizzerà per il numero 10 di “Uncle Scrooge” (giugno 1955), che riportiamo qui sotto.
Peterson scrive una nuova lettera a Barks il 14 febbraio. Barks aveva da poco visitato gli Studi Disney e visto degli storyboards di Paperone e Paperino. È evidente, dalla lettera di Peterson, che la sinossi di Barks non era stata rispettata: “Stiamo ancora lavorando all’idea di Paperone e Paperino che avevamo sul tavolo nel momento in cui sei stato qui. Speriamo di modellare questa storia per un primo sforzo. Potremmo ancora essere interessati ad utilizzare la tua storia successivamente”. Gli Studi avrebbero lavorato alla storia ancora per un mese, o giù di lì, prima di lasciarla a Barks per un eventuale fumetto; ma solo dopo 4 mesi, il potenziale progetto di avere come star Paperone in un cartone animato viene definitivamente annullato con questa lettera da Peterson, datata 6 maggio 1955.
Siamo sempre più coinvolti nel nostro programma televisivo, e la possibilità di fare un cortometraggio di Paperone sembra essere sempre più remota. In queste circostanze, ti rimandiamo il materiale su Paperone che ci hai presentato, che probabilmente potresti utilizzarlo nel tuo lavoro di fumetto come mi hai detto”.
L’impegno degli Studi con la tv stava diventando effettivamente intenso, ma è più probabile che gli animatori non sapessero come realizzare una storia con un personaggio così arcigno ed avaro, e con una evidente difficoltà di trovare la voce più adatta. Inoltre è fondamentale ricordare che nel 1955, solo la serie con Paperino aveva continuato a produrre dei cortometraggi, mentre Topolino e Pippo erano fuori dalla partita da due-tre anni: in quell’anno, solo quattro cartoni saranno prodotti con Donald. La stagione dei “corti” era giunta ormai alla chiusura.
Zio Paperone dovrà aspettare dodici anni, e senza Barks, prima di debuttare nel cinema, con il corto Scrooge McDuck and Money (1967), seguito, un altro decennio dopo, da Mickey’s Christmas Carol (1983).
Sì, una certa licenza artistica..
Anche se suggerito più volte da Peterson, il grande Barks non ne fece mai una storia a fumetti. Per nostra fortuna, i disegnatori di fumetti sono anche grandi appassionati, per questo anche se non vide la luce su pellicola, ha ispirato ben due storie: Zio Paperone e il riscatto del roditore (scritta e disegnata dal danese Daan Jippes; 2002) e Zio Paperone e l’invasione di topi (scritta da Geoffrey Blum, come si è visto un grande appassionato di Barks, e disegnata da Massimo Fecchi; 2004).
A riguardo Scrooge McDuck and Money e l’incapacità degli animatori Disney nel realizzare un cartone animato con zio Paperone, c’è una curiosa postilla che riguarda proprio Barks: il 14 settembre 1967, il regista George R. Sherman gli inviò di quel corto un “cel”, uno dei fogli usati dalla produzione per sovrapporre l’animazione, con la nota, “Non dirlo in giro, ma penso che il tuo Paperone sia il migliore di tutti quelli realizzati dal nostro staff d’animatori”. Oggi sopravvive qualche originale foglio di cel con la firma di Barks, probabilmente questo che pubblichiamo è quello che ricevette da Sherman.
foglio di cel firmato da Barks
In effetti, dal punto di vista dell’animazione, il Paperone di quel corto era spigoloso e ben diverso da quello barksiano e di qualunque altro fumetto dell’epoca. Responsabile dell’animazione di quel corto fu Ward Kimball, una leggenda dei cartoni animati e uno dei Nine Old Men (come furono battezzati i nove animatori storici della Disney). Intervistato nell’agosto del 1985 da Geoffrey Blum, Kimball rivelò di non aver mai dato peso al mondo dei fumetti Disney, tanto da rimanere sorpreso quando gli venne detto che Barks era uno dei migliori artisti di quel campo. Quando cominciò a studiarne lo stile e l’incredibile immaginazione delle storie che il grande Carl scriveva, notò come in Scrooge McDuck and Money tutto questo non c’era. E disegnando per la prima volta Paperone per un cartoon, si limitò a trasformare Paperino con una tuba e un vestito diverso.
Facendo un po’ di mea culpa, ammise che il problema maggiore era l’assenza di humour, e che per la prima volta un personaggio Disney venne trasportato nei cartoon dopo la sua nascita nei fumetti. Per questo, Kimball e il suo staff non riuscirono il colpaccio, per quanto sia un corto delizioso, e mostrarono come all’epoca nessuno riuscì a cogliere il vero lato del personaggio di Paperone.
(sono grato alla mia amica Chiara Mauli per l'insostituibile aiuto nella traduzione dall'inglese).

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