mercoledì 27 febbraio 2019

John Belushi’s bibliography

Avrebbe compiuto 70 anni lo scorso 24 gennaio, ma la vecchiaia non apparteneva a John Belushi, così nel 1982 aveva lasciato questo mondo con tanti rimpianti (e progetti mai realizzati, come potete leggere in questo articolo, discusso anche in radio a Hollywood Party) e una eredità breve ma molto incisiva. Belushi non era solo un comico, ma anche un cantante e una star televisiva, un attore di teatro e si creò un alter ego, Jake-Joliet Blues, che lo ha trasportato verso il mondo dei miti. Ha lasciato un segno molto profondo in tutti i campi: a scuola era il leader della squadra di football, nel teatro dove si insegnava e praticava ogni la sera l’improvvisazione, il Second City di Chicago, divenne molto velocemente il nome di spicco, passò a Broadway con una parodia del concerto di Woodstock (Lemmings, 1973) e prima di essere scoperto in televisione, fu quello che esplose più di tutti fra quelli usciti dal National Lampoon, fra teatro e la omonima trasmissione radiofonica; poi passò in televisione, con il Saturday Night Live, e nel cinema, con Jack Nicholson, Steven Spielberg, John Landis. Una icona con i Blues Brothers, anima della coppia con Dan Aykroyd, aprì pista a molti colleghi comici come Bill Murray, Robin Williams, Eddie Murphy. Primo in tutto, anche nell’abuso di cocaina, per tenersi in piedi con i ritmi folli di lavoro e l’avidità dello show business. Talento incontenibile, una serie di insuccessi lo trascinò nel baratro, e morì di overdose nel 1982.
Gli amici lo ricordano con amarezza e nostalgia, rabbia e rimpianti.
Tuttavia, la sua storia, per quanto intensa e molto ricca di aneddoti, è stata raccontata con dovere poche volte e la stessa vedova Judith ha cercato di salvare l’immagine di John, il comico eccessivo e drogato, ma lo scaffale è stato vuoto per molto tempo. Libri troppo vecchi o fuori catalogo, e se io oggi volessi leggere qualcosa su di lui faccio, come dicono dalle mie parti, una buca.
Purtroppo con Belushi è successo quello che ha subito Peter Sellers, uno dei più grandi geni comici viventi: Sellers, grande attore ma uomo difficile, egoista e egocentrico, si è alimentato su di lui un telo nero di imbarazzo che dopo le prime – spietate – biografie inglesi, che lo hanno reso particolarmente antipatico, è giunta una biografia americana, di Ed Sikov, e poi una italiana, del sottoscritto, per fare ammenda e ricordare il talento e la carriera, più che i piatti rotti in cucina. 
John ha incontrato, dopo esser morto, il giornalista Bob Woodward, più noto per lo scandalo Watergate che riportò sulle pagine del Washington Post assieme al suo collega Carl Bernstein: Woodward ha scritto la prima biografia su Belushi, causando un danno enorme per l’immagine del comico di origine albanese. Il perché lo trovate nell'elenco delle biografie scritte su di lui, dandovi l’opportunità di scegliere il viaggio da leggere per capire quanto Belushi è stato importante per lo spettacolo americano.

LIBRI SU JOHN BELUSHI
 
Bob Woodward, Wired: The Short Life and Fast Times of John Belushi (1984) 461 pagine.
Edizione italiana: Chi tocca muore, la breve delirante vita di John Belushi, Frassinelli, 1985 (ristampe economiche nel 1989, 2006 e, per Sperling & Kupfer, nel 2012).

Questo libro uscì due anni dopo la morte di John, e per l’occasione molti colleghi e amici, fra cui la vedova Judith, si prestarono volentieri rilasciando interviste. Il risultato fu in seguito aspramente criticato proprio da quelle persone che si ritennero ingannate, e dopo averlo letto capii perché. Lo spiega bene Dan Aykroyd, suo socio per circa dieci anni: “Non ne fui contento per niente. Credo che Woodward abbia abdicato alle sue responsabilità, che abbia semplicemente girato tutta la faccenda al suo ricercatore. Poi ci sono delle cose che proprio non ha capito. Il suo ritratto dl John è del tutto inesatto. Nel libro ci sono episodi completamente fasulli, cose mai successe. Quindi no, non ne fui per niente contento. Aveva infangato la memoria di un mio amico. Questa è stata la mia posizione allora, e mi ci attengo ancora oggi. Il libro racconta solo una parte di John, non aiuta affatto a capire l’uomo che era. Ha trascurato un sacco di cose. Non parla d’altro che di droga e di eccessi; della qualità del suo lavoro, della sua esperienza in teatro, del suo talento, e del rispetto che i suoi amici provavano per lui, di tutte queste cose non dice mai nulla”. Più diretto Jim Belushi, fratello minore di John: “Woodward — che testa di cazzo! Che gran figlio di puttana. Ehi, Bob, che mi dici della ragazza che ha vinto il Pulitzer? E del tossico di otto anni? “Oops, scusate, quella ci è proprio sfuggita." Bob, cazzo, eri tu a fare l’editing del cazzo! Come cazzo ha potuto sfuggirti una cosa del genere? Hai mai controllato le tue fonti del cazzo? ’Fanculo. Non c’è che dire, è stato proprio bravo: ha fatto di John una versione tossicodipendente di Bluto. L’ amore, la compassione, gli affetti: sono cose che Woodward non è in grado di capire. È solo un animale a sangue freddo”.
Contestualizzando la cosa, e se posso azzardare la parola “collega” con Woodward, fare il biografo non è affatto facile, soprattutto quando devi trovare la verità in una storia, non tanto nell’aneddoto ma in un momento preciso della vita di qualcuno. E non è rimpolpare una cosa, renderla fantasiosa per farci due risate o renderla più interessante, ma dire falsità. Se ne accorse Tanner Colby, autore di un altro libro su Belushi che analizzerò dopo, quando raccolse fatti su John e gioco forza dovette metterli a paragone con il lavoro di Woodward: forse senza sorpresa, scoprì gli altarini. Colby non discute la professionalità, ma la mancanza di contesto di alcuni fatti che ha raccontato, magari reali, ma che hanno fallito senza l’anima della storia. Esempio pratico, la scena di Animal House (1978) dove Bluto (Belushi) si ingozza di cibo mentre è alla mensa della scuola. Il regista John Landis ha raccontato che per suggerirgli le gag, gli diceva fuori campo cosa prendere e mettersi in tasca o in bocca o di nascosto sul piatto tutto quello che aveva davanti. Woodward ha riportato l’aneddoto dicendo che Landis aveva scoperto quanto John fosse un attore pigro e indisciplinato e che aveva bisogno di dirigerlo come se avesse bisogno delle grida di Landis sul set per farsi dire cosa fare. Invece, fu un primo e unico ciak, con Landis che rideva come un matto a dirgli, “Uhm, che buono quel panino”, e Belushi subito se lo ficcava in bocca. “Il più grande crimine di quel libro", dice Landis, "è che se lo leggi pensi che John era un maiale e uno stronzo, e lui era tutt'altro. Poteva essere brusco e spiacevole, ma il più delle volte era totalmente affascinante e la gente lo adorava”.
La reputazione di Belushi, a causa di Wired, non si è più ripresa. Ah, ovviamente da questo libro trassero un film con lo stesso titolo e presto dimenticato. Almeno quello.

Judith Jacklin Belushi, Samurai Widow (1990)
427 pagine.

Ingannata da Woodward, la vedova di John sentì il bisogno di scrivere la sua versione e il risultato è notevole: oltre 400 pagine di ricordi della vita passata con John, e la difficile ripresa dopo la sua morte. Ci sono molte fotografie inedite, e tanto materiale d’epoca. Più che libro, è un diario personale, forse un po' troppo indulgente ma una boccata fresca dopo Wired. Il libro termina quando Judith sposa Victor Pisano. Il libro è fuori catalogo da molto tempo, ma ne consiglio l’acquisto.


William Mandel, Belushi blues - La ballata di John Belushi (1995)
Edizioni Blues Brothers. 136 pagine.

Non proprio necessaria biografia veloce e senza vero interesse, Mandel, storico della musica rock, fa la figura del Woodward minore anche se si focalizza sulla sua attività come cantante. Ristampato nel 2012, è disponibile per l'acquisto presso la pagina Facebook della casa editrice.





Federico Chiacchiari e Demetrio Salvi, John Belushi, l’anima blues in un corpo punk: il comico demenziale (1996). 
160 pagine. Stefano Sorbini Editore, collana Sentieri Selvaggi.

Ufficialmente è l’unico libro scritto in Italia dedicato all’opera di Belushi, attraverso ricco materiale bibliografico, proponendosi come “Un’analisi storico critica (…), andando oltre la sua drammatica scomparsa ed occupandosi invece di ciò che ha realizzato e significato in vita”. I due autori scrivono un dizionario dei suoi film e trattano, per la prima volta da noi, i suoi sketch televisivi. Libricino agile e molto interessante, purtroppo fuori catalogo.

Alberto Schiavone (testi), Matteo Manera (disegni), Belushi: In missione per conto di Dio (2004)
Edizioni BD. 102 pagine.

Dal comunicato stampa: “Animal House, Blues Brothers, Saturday Night Live e un faccione da maschera comica come pochi altri nella storia del cinema. John Belushi è una delle grandi icone dello spettacolo del secolo scorso, scomparso per overdose a soli 33 anni: fama, successo e un’insaziabile fame di vita, col sorriso in faccia e l’abisso dentro. Alberto Schiavone (La mischia e La libreria dell’armadillo, Rizzoli, Nessuna carezza, Baldini e Castoldi) ripercorre la parabola di Belushi con una narrazione disincantata e minimalista, accompagnato dal segno ruvido di Matteo Manera”. La storia di Belushi a fumetti è interessante, ma più che una biografia è da intendere come omaggio vero e proprio.

Judith Belushi Pisano, Tanner Colby, Belushi: A Biography (2005) 
288 pagine. Con una introduzione di Dan Aykroyd. 
Edizione italiana: Belushi. Una biografia (2006), Rizzoli Editore.
Un libro assolutamente stupendo, indubbiamente meno obiettivo rispetto agli altri, ma decisamente ben fatto, fra numerosissime e splendide fotografie, e praticamente raccontato dalle voci di parenti, amici e colleghi. Dal comunicato stampa: “Il giorno del suo trentesimo compleanno, Belushi era già una star: aveva recitato in Animal House, la commedia più amata d'America; era l'idolo del Saturday Night Live, lo show televisivo più famoso del paese; e il suo album Briefcase Full of Blues era in vetta a tutte le classifiche. Nato a Chicago, figlio di immigrati albanesi, da ragazzo il futuro di John Belushi sembrava già scritto e prevedeva un posto dietro alla cassa nel ristorante di famiglia. Da quel punto di partenza, come comico, attore, cantante e personaggio è arrivato a colpire l'immaginazione di un'intera nazione, arrivando a incarnare la gloria e la tragedia del sogno americano. La sua vita breve, intensa e scatenata è raccontata in questo libro travolgente e ricco di fotografie inedite, che raccoglie le testimonianze personali e provocatorie dei protagonisti della scena comica degli ultimi cinquant'anni. Un volume che è la storia di un personaggio fuori dal comune, che ha danzato sull'orlo dell'abisso dello star system americano”.
Il lavoro è concluso da una iconografia perfetta (film, tv, dischi). Apparentemente, la Rizzoli dopo averlo pubblicato lo ha ritirato in breve tempo – forse per il prezzo alto che non convinse (40 euro) – ed è oggi praticamente introvabile. Peccato perché l’edizione italiana era ottima, e capirete da soli quale libro consiglierei per conoscere la storia di Belushi.

Boo Williams, John Belushi: Mio fratello blues (2006)
92 pagine. Bevivino.
Nella collana “I cattivi”, Belushi viene inserito a forza con questo libricino dimenticabile e, ci tengo a dirlo, zeppo di errori e fonti inventate. Evitabile (fra l'altro non ho trovato traccia di questo libro in edizione originale seppur indicata all'interno del libro, datata 2004 e intitolata John Belushi - My Blues Brother). Fuori catalogo, ma facilmente scovabile nei siti specializzati.




IN ARRIVO
 

Judith Belushi Pisano, John Belushi, la biografia definitiva (2020).
536 pagine.  Sagoma Editore.
Un progetto di lunga gestazione ma con un obiettivo nobile: raccontare la vita di Belushi con un libro che ne illustrasse definitivamente gioie e dolori, successi e fallimenti. Per far questo, questo corposo volume raccoglie in una unica pubblicazione l'essenziale di due libri già usciti e fuori catalogo: il libro di Judith Samurai Widow, in questo caso inedito in Italia, e Belushi, scritto dalla vedova con Tanner Colby, qui completamente ritradotto (da Nunziante Valoroso). Il libro è diviso in due parti distinte, la vita e la carriera raccontate dai ricordi degli amici, familiari e colleghi, e la seconda la morte e l'eredità della sua figura attraverso i diari e le parole di Judith. Completano il lavoro: una introduzione di Dan Aykroyd, già presente nel libro di Colby, una inedita prefazione di John Landis e un epilogo inedito scritto da Judith stessa, e 114 fotografie gran parte inedite, direttamente dall'album privato di famiglia. Una iconografia completa che comprende l'elenco dei lavori di John, è stata redatta da Andrea Ciaffaroni (il sottoscritto, esatto). Previsto per aprile, a causa dell'emergenza Covid-19 è slittato al 25 novembre 2020.

 Cosa è rimasto da leggere in Italia

Fortunatamente qualcos'altro da leggere c’è, e bisogna ringraziare Sagoma Editore per due libri che non trattano solo Belushi, ma ne raccontano le gesta, in due contesti diversi ma sempre interessanti.

Tom Davis, Memorie di una mente bruciata (2011).
Edizione italiana di Thirty-Nine Years of Short-Term Memory Loss: The Early Days of SNL from Someone Who Was There (2010), 383 pagine. 
Davis (1952-2012) è stato uno degli autori del Saturday Night Live sin dalla prima stagione, nel 1975. Quindi per Belushi non è stato solo autore, ma anche amico fino alla sua morte. Davis era anche suo compagno di “merende” (tossiche), e uno dei migliori amici di Aykroyd: figuratevi quante cose ne aveva da raccontare. Con Al Franken, oggi politico americano, costituì brevemente una coppia comica – Franken & Davis – che si ruppe a suon di “vaffa” e avvocati, ma poi si riunì poco prima della morte di Davis. Secondo Franken, era grasso che cola che Tom si ricordasse ancora qualcosa. Molto interessante quando ricorda il suo lavoro al SNL, e il metodo di scrittura.


Mike Thomas, The Second City – la culla della comicità (2014).
Edizione italiana di The Second City Unscripted: Revolution and Revelation at the World-Famous Comedy Theater (2009), 304 pagine.

Raccontata attraverso le voci dei protagonisti, è la storia del teatro che ha formato, e continua a formare, la maggior parte dei comici americani e canadesi. Aperto nel 1959 a Chicago, venne in parte sconvolto da Belushi quando ne prese parte nel 1971 per poi rimanerne fino al ’73. Come recita il comunicato stampa, “Questo libro racconta con le parole "di chi c’era” il dietro le quinte di quella che è una vera e propria macchina da guerra dell’intrattenimento: scheletri nell’armadio, aneddoti inediti di amori clandestini e feste sfrenate, ricordi ancora vividi a tratti esilaranti, a tratti drammatici, per uno spaccato indimenticabile del mondo che ci ha regalato i più divertenti e dissacranti comici a stelle e strisce”. Su Belushi ci sono un sacco di aneddoti e belle storie, soprattutto quelle di Harold Ramis e di Dan Aykroyd.

E infine, se siete fortunati a trovarlo, c’è anche questo qui:

James Andrew Miller, Tom Shales, Saturday Night Live (2004).
Edizione italiana di Live From New York - An Uncensored History of Saturday Night Live (2003), edito da Kowalski. 
Dico solo che sono 700 pagine di ricordi di coloro che hanno fatto la storia dell’omonimo programma, dove ovviamente l’aneddotica delle prime quattro stagioni – quelle dove Belushi primeggiò assolutamente, a fianco di Chevy Chase, Gilda Radner, Bill Murray, Dan Aykroyd, Garrett Morris – è molto ricca e interessante. I due autori riescono a tirare fuori cose mai raccontate prima – da Murray che tira un pugno a Chase, per esempio, alla metamorfosi di Belushi, che passò dallo stato gentile a quello competitivo, la cui morte è ricordata in questo libro come una delle più sconvolgenti per i membri del cast. È da qui che ho tirato fuori le dichiarazioni di Dan e di Jim Belushi sul libro Wired.
Fuori catalogo, ma imperdibile.

giovedì 21 febbraio 2019

Peter Sellers alla Casa del cinema!

Il 25 febbraio prossimo, alla Casa del Cinema, in occasione dell'uscita del libro di Andrea Ciaffaroni, In arte Peter Sellers (Sagoma, 2018), ci sarà una giornata omaggio al grande attore.
Alle ore ore 16.20 sarà proiettato il film Il piacere della disonestà di Peter Sellers (1961, 97').
La Cineteca Nazionale ha messo a disposizione la copia depositata in occasione dell'uscita italiana del film: Il piacere della disonestà è sostanzialmente invisibile da allora, tanto che anche molti esperti di Sellers non lo conoscono e non l'hanno mai visto. È un delizioso film di impianto teatrale, ispirato a una pièce di Marcel Pagnol e interpretato, oltre che dallo stesso Sellers, da Nadia Gray, Michael Gough e Herbert Lom, che pochi anni dopo avrebbe fatto coppia con Sellers nella saga della Pantera rosa interpretando il mitico ispettore Dreyfus. La copia depositata in Cineteca è in pellicola ed è doppiata in italiano, il che renderà la visione del film doppiamente "vintage": per il supporto, e per le voci italiane che rendono Il piacere della  disonestà un esempio della cosiddetta "epoca d'oro" del nostro doppiaggio. Il titolo originale del film è Mr. Topaze.
A seguire incontro moderato da Alberto Crespi con Andrea Ciaffaroni. Nel corso dell'incontro verrà presentato il libro di Andrea Ciaffaroni, In arte Peter Sellers, Sagoma, 2018).

mercoledì 6 febbraio 2019

Peter Sellers al Palazzo delle Esposizioni

9 febbraio, ore 18:00
Da quando il mio libro In arte Peter Sellers è uscito nelle librerie, lo scorso 31 ottobre 2018, ha avuto un notevole successo e come spesso accade si organizzano incontri, dibattiti. Il primo memorabile è stato il 20 ottobre alla Festa del Cinema di Roma, per il quale il libro è stato battezzato come "ufficiale" della kermesse, assieme al grande Alberto Crespi, autore della prefazione, e Saverio Raimondo, comico che non ha bisogno di presentazioni e una delle persone più colte che conosca, sopratutto in ambito di comicità; poi durante la Fiera della media e piccola editoria a Roma, l'8 dicembre, con Alberto Crespi accompagnati da David Riondino in un altro evento davvero esilarante, poi alla libreria "Il gabbiano" di Vimercate, patria di Sagoma e di Carlo Amatetti, l'editore, e al Salone della Cultura, a Milano, il 19 gennaio, con l'amis e autore Sandro Paté. Per non parlare della radio, dove mi diverto notevolmente: puntuale sono passato a Hollywood Party (con Crespi e Roberto Silvestri) il 29 ottobre, a Radio Lombardia il 29 novembre, ed a Quelli che a Radio2 con  Tamara Donà e Gianluca Gazzoli. Ultimo, ma non ultimo, con Gianni Fantoni siamo stati una oretta durante una sgangherata ma divertente diretta del suo programma Dottor Divano.
E non finisce qui. Sono in preparazione altri eventi, ma il prossimo sarà diverso da tutti gli altri (ed è già rivelato dalla locandina): il 9 febbraio, alle ore 18:00, al Palazzo delle Esposizioni di Roma io, Francesco Alò (giornalista di Badtaste, ma anche autore della prima biografia italiana dei Monty Python) e il comico Max Tortora (anche lui, nessuna presentazione, sapete benissimo chi è) parleremo di Sellers a ruota libera. Vi aspetto numerosi, perché ci sarà da ridere davvero!

a Hollywood Party uno sconosciuto Belushi

Ieri sera, durante la trasmissione radiofonica di Hollywood Party, il conduttore Dario Zonta (raggiunto telefonicamente da Alberto Crespi, rinchiuso in Germania per il Festival di Berlino) ha avuto il sottoscritto come ospite in studio per parlare di John Belushi e dei film che non riuscì a fare, sopratutto a causa della sua morte prematura avvenuta nel 1982, per una overdose. E' la prima volta che un articolo del mio blog ha destato così tanta curiosità e quindi...vi invito ad ascoltare la puntata di ieri a questo link
E siccome il tempo e la scaletta sono tiranni, tutto quello che non siamo riusciti a dire lo trovate ovviamente in questo blog, per rileggere John Belushi sconosciuto.