giovedì 18 maggio 2023

Il debutto di Paperino

Nel centenario della fondazione degli Studi Disney, avvenuta nel 1923, i festeggiamenti stanno interessando anche i personaggi storici incluso Paperino, prossimo a compiere 89 anni dal suo debutto cinematografico. Ho raccolto alcune informazioni per approfondire quel preciso momento in cui il papero arrivò nelle sale e cambiò drasticamente i piani del reparto animazione perché, importante sottolinearlo, ebbe un successo così immediato e inaspettato che l’attenzione si pose tutta su di lui. 

La data sempre riconosciuta è quella del 9 giugno 1934, mentre quella “fittizia” delle storie a fumetti è un venerdì 13 maggio. Fra verità storica e finzione, sembra esserci comunque una inesattezza che racconto oggi.

 

La storia di Paperino è ancora tutta da raccontare. In questo blog ho approfondito più volte la sua storia, come la sua carriera cinematografica e il suo ruolo nelle strisce degli anni ’30

Il pretesto per il post che state leggendo è legato ad un ritrovamento nel mio archivio che credevo avesse fatto una brutta fine, ed è invece sano e salvo: si tratta di un libro edito da Arnoldo Mondadori Editore nel 1950 dal titolo Vita di Paperino, n. 14 della serie “Sinfonie Allegre”, edizione italiana di Walt Disney’s The Life of Donald Duck (Random House, 1941); le prime edizioni di questi due libri sono oggi rari da trovare, ma le ristampe sono recenti: il libro americano è uscito nel 1994 in edizione speciale, mentre il testo italiano è stato ripubblicato nella antologia Gli allegri masnadieri (1965).

 

Non essendoci una biografia “ufficiale” per un cartone animato, diversi animatori e fumettisti della Disney si sono sbizzarriti più volte. In questo testo del 1941, Paperino è un uovo che esplode dalla rabbia, e senza un soldo finisce in orfanotrofio, poi alla ricerca di un lavoro nel quartiere cinese, in lavanderia, poi in falegnameria con Geppetto (!!), in cantiere con Gambadilegno, finisce a sostituire una cantante hawaiana in teatro, e come cantante trova un ingaggio in radio, grazie alla quale viene notato da Topolino che lo vuole con sé come spalla nelle sue avventure. E nella sua vita non potevano mancare anche l’arrivo inatteso dei suoi tre nipotini, mentre si apprestava a diventare una stella del cinema.

Una storia carina (con diversi i riferimenti ai primi ruoli nel cinema, su tutti Orphan’s Benefit, secondo cortometraggio interpretato da Paperino nel 1934), probabilmente la prima che cercò di dare un passato a Paperino: l’unica concessione alle sue origini fu nel 1942, anno del corto di guerra Donald Gets Drafted, nel quale leggiamo nella domanda di arruolamento il suo nome completo: Donald Fauntleroy Duck. Misterioso quasi quanto il “Paolino” appioppatogli nelle prime edizioni italiane dei suoi fumetti.


Poi col tempo, grazie al ruolo fondamentale di Carl Barks che diede ai paperi uno spessore quasi umano, si delineò un profilo storico che determinò, dietro la scalata al successo di Zio Paperone, la vita della loro dinastia. Il fumettista che azzarderà una reale costruzione biografica sarà Don Rosa, nella bellissima storia a puntate La Saga di Paperon De’ Paperoni: apprendiamo così che Paperino, nato presumibilmente nel 1920, era figlio di Quackmore Duck, il diretto discendente di Elvira Coot detta “Nonna Papera”, e di Ortensia De’ Paperoni, sorella di Paperone. La sorella di Paperino era Della, mamma di Qui, Quo e Qua, praticamente quasi assente nel mondo dei fumetti e recuperata recentemente nella serie animata Ducktales (2017-2021). Nel dodicesimo capitolo della saga, Paperino incontrava la prima volta suo zio Paperone solo nel 1947, anno coincidente con la prima storia che Barks scrisse con protagonista il vecchio taccagno; totalmente diversa la versione ritratta nei fumetti italiani, come si può leggere nella bella storia scritta e disegnata da Marco Rota nel 1984, “Buon compleanno Paperino”, nella quale il giovane papero veniva trovato per strada appena uscito dall’uovo da Nonna Papera e Zio Paperone, qui ritratti come fratelli, una parentela oggi considerata un “falso storico” per via dell’albero genealogico creato da Don Rosa. Ma Paperino allevato da Nonna Papera non era farina del sacco italiana: era così raccontato nello special televisivo This is Your Life, Donald Duck (1960), poi approfondito nella trasposizione a fumetti uscita lo stesso anno e disegnata da Tony Strobl.


Qualunque fosse la sua storia ufficiale, Paperino è stato l’unico dei personaggi classici ad avere avuto un percorso “biografico” esplorato dagli autori disneyani – a differenza di Pippo, ritratto con un numero di antenati lunghissima senza coerenza fra loro -, probabilmente per il fascino che lui e la sua famiglia ha sempre scatenato. Perché probabilmente ci abbiamo pensato raramente quanto ci interessi poco da dove viene Topolino, perché la sua scalata al successo non può competere con la vita travagliata e più vicina all’uomo medio di Paolino Paperino. 

Ma stiamo sempre parlando di un personaggio di fantasia, e tanto vale raccontare la vera storia: un Donald Duck c’era già stato nel libro a fumetti The Adventures of Mickey Mouse del 1931, ma bisognerà aspettare qualche anno dopo quando Disney assumerà un giovanotto di nome Clarence Nash per trovare un “corpo” alle sue grandi abilità di imitatore degli animali, la papera fra queste. Trovata la voce, fu stampata nella leggenda la famosa frase di Walt: “Abbiamo il nostro papero”. Il debutto ufficiale avviene nel cortometraggio della serie “Silly Symphony” The Wise Little Hen (La gallinella saggia), prodotto da Walt Disney e distribuito ufficialmente il 9 giugno 1934, ma la data pur se riconosciuta dagli storici non è totalmente corretta. All’epoca i cartoni, come anche talvolta i cortometraggi comici, erano distribuiti irregolarmente: sollecitati dai giornali per la pubblicità e la pubblicazione delle recensioni, i distributori come in questo caso la United Artists assegnavano le date un po’ a caso, e non sempre a ridosso della reale uscita di un titolo. Bisogna sempre considerare due fattori: i cartoni animati non erano molto considerati dalla stampa, e la distribuzione più importante era riservata alle poche sale più importanti, e mai in contemporanea. Nel 1934, per un rilancio forte di questa categoria, gli Studi Disney avevano un rapporto speciale con una fra le più importanti al mondo come il Radio City Music Hall. Ebbene, The Wise Little Hen fu messo in cartellone il 7 giugno, due giorni prima della data che oggi conosciamo come la nascita di Donald. Ma Disney, bramoso di novità dopo Topolino, teneva molto al rilancio delle Silly Symphony e di nuovi personaggi, e resosi conto di avere fra le mani uno davvero forte, fece titolare il pressbook del cartone DONALD DUCK A NEW STAR, e decise di proporlo in un programma di beneficenza al Carthay Circle Theater di Los Angeles il 3 maggio 1934, un mese prima della data ufficiale. 

Se andiamo ancora indietro e cerchiamo a fondo, scopriamo qualcosa di veramente interessante: il disco 78 giri della colonna sonora, ad opera della Raymond Paige Orchestra e di un trio locale dal nome The Three Rhythm Kings, fu registrato dalla Victor Talking Company il 19 aprile 1934 (matrice PBS-79176), e trasmesso dieci giorni dopo esatti in una radio locale di Los Angeles. Potete ascoltare la prima traccia – con Clarence Nash alias Donald Duck che chiude la canzone – cliccando qui sotto:




Quanti papà ha Paperino?

 

Domanda che richiede una risposta multipla, e non facile. Se la storia dell’animazione ha individuato Fred Moore come colui che trasformò alla fine degli anni Trenta Mickey Mouse, Norm Ferguson per Pluto, e Art Babbitt per Pippo, il nostro Donald Duck ha avuto diverse trasformazioni sin dal 1934. Il suo debutto, con il becco lungo e stretto, è stata opera di Art Babbitt e Dick Huemer, due leggende dell’animazione Disney, ma è con il successivo Orphan’s Benefit che il papero passa nelle mani di Dick Lundy per tutto il successivo 1935 e parte del 1936, anno della vera prima trasformazione di Paperino che fu affidata a Frank Spencer, che possiamo considerare come un “Uomo dei Paperi” a tutti gli effetti poiché fu autore di un profilo caratteristico del personaggio, e di un “model sheet” che lo ridisegnava completamente, e che diventò puro vangelo per gli animatori e i fumettisti, come il grande Ollie Johnston e il suo Paperino ne I tre caballeros (1943), e di Ward Kimball, nella seconda metà degli anni Quaranta fino al “nuovo” design degli anni ’50, e non possiamo dimenticare Jack Hannah, che fu prima animatore negli anni ’30, poi sceneggiatore e regista di gran parte dei corti di Paperino, Carl Barks, come Hannah anche lui formatosi come gagman e scrittore, e gli altri registi che diressero molti corti di Donald, fra cui lo stesso Dick Lundy, Jack King. In questo profilo che ricordiamo fu scritto solo dopo anno dal suo debutto si legge: “Lo sviluppo di Paperino è accaduto nei più interessanti cartoni mai apparsi sullo schermo. Al pubblico piace sempre, a condizione che interpreti fedelmente il proprio personaggio. Le sue caratteristiche migliori sono il suo atteggiamento spavaldo, esibizionista e presuntuoso che si trasforma in rabbia non appena viene contrariato, i suoi tipici gesti rabbiosi con cui il pubblico sono familiari, in particolare la sua posa da combattimento e la sua peculiare voce starnazzante e minacciosa quando è arrabbiato”. La sua versatilità stimolava lo staff sceneggiatori perché, come diceva Hannah, stava diventando dura trovare storie per Topolino, mentre con Paperino potevi fare qualsiasi cosa. Un anonimo autore spiegò negli anni ‘40: “Topolino è limitato oggi perché il pubblico vede in lui un boy-scout. Ogni volta che gli facevamo fare qualche scherzo o che andasse in collera, venivamo tormentati da migliaia di lettere indignate. Questo è ciò che ha reso Paperino così facile. Era il nostro sfogo. Potremmo usare tutte le idee per lui che non potremmo usare su Topolino. Paperino divenne il nostro istrione, cattivo e irascibile. Tutti sapevano che era cattivo e non gliene fregava niente. Quindi possiamo tirar fuori tre storie di Paperino nel tempo che ci serve per elaborarne una per il topo”.


Presentato come personaggio secondario nel 1934, Paperino avrà la sua serie da protagonista solo tre anni dopo. In effetti, avrebbe potuto raggiungere questa pietra miliare della carriera anche prima se non fosse stato per obblighi contrattuali. I primi contratti di distribuzione della Disney richiedevano quantità specifiche di cartoni animati di Topolino e Silly Symphony, una rigida linea guida che non consentiva nuove variazioni. Ma Paperino scalciava troppo, e per non metterlo da parte Disney lo mise al fianco di Topolino e Pippo in numerosi cortometraggi, fino a quando il nuovo contratto di distribuzione della Disney con RKO, entrato in vigore nel 1937, permise una flessibilità che rese possibile una serie ufficiale con protagonista Paperino.

 

In Italia

 

Sull’IMDB c’è una data che riporta come “prima” de La gallinella saggia al 29 marzo 1935. L’inserimento è però errato, poiché corrisponde alla “prima” nei cinema di Torino (scovata da un utente con una facile ricerca su La Stampa), con la frase “cartone a colori in cui Walt Disney ha superato se stesso”: ma all’epoca e per un lungo periodo nel nostro paese il sistema di distribuzione nelle sale non era mai in contemporanea con le altre città, anche con differenze di mesi fra una programmazione e l’altra. Il corto venne registrato al visto censura il 30 novembre 1934, stesso giorno per Serata di beneficenza ed altri cartoni Disney. Alcuni di questi escono a tempo di record nelle sale di Milano per Natale, altri vengono inseriti in una rassegna organizzata a marzo, segnalata sul Corriere della Sera da Filippo Sacchi, il 9 marzo 1935, nel quale si legge: “Per una volta tanto Disney ha voluto fare una prima per suo conio, presentandoci contemporaneamente dieci nuovi cartoni, qualcuno più recente e altro no, ma tutti inediti per Milano. Cinque sono comuni Topolini; cinque sono Sinfonie allegre a colori, anzi sei, perché hanno aggiunto anche gli inesauribili Tre Porcellini. Che dire? È un'ora di godimento e di spasso”. Il recensore cita alcuni titoli ma non La gallinella saggia, pur se molto probabile che fosse fra i cinque cartoni delle Sinfonie allegre proiettate. 

La popolarità di Paperino non passa inosservata e viene persino raccolto un profilo biografico in questo curioso articolo dal titolo Un’intervista impossibile a Donald Duck (Paperino), pubblicata sul n.29 di Cinema (10 settembre 1937). Perché dopo tutto lui esiste veramente, altrimenti zio Walt cosa ci ha insegnato in questi cento anni?




Bibliografia: Walt Disney's Donald Duck : 50 years of happy frustration (1984) di Flora O'Brien; Of Mice and Magic: A History of American Animated Cartoons (1980), di Leonard Maltin; Encyclopedia of Walt Disney's animated characters (1987), di John Grant.


Aggiornamento: l'argomento è finito in radio, con una intervista a Hollywood Party che potete sentire cliccando QUI.


giovedì 11 maggio 2023

A spasso per Los Angeles con Stanlio e Ollio

Nella Los Angeles di oggi sopravvivono ancora i luoghi nei quali furono girati molti film prodotti da Hal Roach, soprattutto quelli interpretati da Stan Laurel e Oliver Hardy. Poiché stiamo parlando di film girati cento anni fa – il primo film è datato 1927 - ovviamente gran parte degli edifici sono profondamente cambiati nel tempo, ma resistono i quartieri e alcuni edifici oltre a mitici luoghi come la scalinata di The Music Box e di Hats Off: è ancora lì, e luogo di incontri dei fan e di un comitato di quartiere che si incontra ogni anno per ricreare la salita dei facchini Stanlio e Ollio con un pesante pianoforte. Questo argomento è stato oggetto di interessanti e seri studi da parte di alcuni fan della coppia – e anche di un libro, scritto da Leo Smith, appassionato cinefilo ed ex poliziotto di Los Angeles – e potrebbe bastare andare su Youtube e digitare “laurel hardy location” per trovare ottimi video creati da Chris Bungo, autore di numerose ricostruzioni di tanti film della coppia. Le foto che trovate qui in bianco e nero, oltre alle istantanee dei film della coppia, provengono dal libro di Smith, Following the comedy trail : a guide to Laurel and Hardy and Our Gang film locations, pubblicato nel 1988, e quelle a colori da Google Maps.

Studiare le location non è una operazione facile. Già alcune zone descritte nel documentario italiano “Due teste senza cervello”, di Giancarlo Governi e risalente al 1985, sono mutate nel tempo, ma come si è detto prima, alcune sono ancora intatte e mantengono il fascino della scoperta di chi, un giorno, andrà a Los Angeles per ritrovare i punti in cui Laurel e Hardy girarono i loro film in esterni. Tuttavia, la prima “vittima” degli eventi e oggi sparita, sono proprio gli Studi di Hal Roach: eretti nel 1919 al numero 8822 di Washington Boulevard, sono stati demoliti per fallimento nel 1963. Una targa ricorda a futura memoria il luogo della fabbrica delle risate degli Studi Roach, ma oggi è sostituito da un centro commerciale. In questa foto aerea del 1934 si può vedere l’ingresso con l’edificio principale, e i due teatri di posa: gli studi erano molto ampi e avevano diversi lotti per le scene in esterni, ma a quanto si è potuto vedere Laurel e Hardy amavano immergersi nella vita reale, diventando così una testimonianza visiva della Los Angeles che fu. 

La prima area in esterni fu Culver City, il quartiere nato nel 1913 per iniziativa del costruttore edile Harry Culver: per parecchi decenni, la zona divenne famosa per la presenza degli studi della MGM, e oggi della Sony Pictures. Roach mise la prima pietra, come si è detto, nel 1919: ed è in questo quartiere che Laurel e Hardy hanno girato più film. Vediamo i principali:

 

Big Business, muto del 1929, è stato girato ad esempio in due location distinte: l’inizio, con l’approccio dei due venditori di alberi di Natale ad una signora disinteressata, fu girato al numero 3404/3406 di Caroline Avenue (foto a destra) e la casa è praticamente intatta ancora oggi; la seconda parte, quella della famosa battaglia con James Finlayson che porterà alla distruzione della casa e della macchina dei due, è una delle location più riconoscibili ma si trova verso la parte est di Los Angeles, al 10281 Dunleer Drive (sotto). Come si è spesso raccontato, la produzione trovò la casa giusta in cui girare perché scoprì che apparteneva ad un dipendente degli studi, ma il giorno che Laurel e Hardy cominciarono a distruggerla, scoprirono che la troupe aveva sbagliato casa. Roach raccontava spesso questo aneddoto anche per sottolineare che pagò due volte i danni previsti, ma che curiosamente Stan smentì categoricamente. Ciò nonostante, se volete andare a vederla, è ancora lì, immutata. 




We Faw Down, 1928, vede Laurel e Hardy darsi alla fuga dalla finestra della casa di due ragazze conosciute per caso, e scoperti per caso dalle loro mogli. Si trattava dell’Adams Hotel, al 3896 di Main Street, verso Culver Boulevard, e demolito nella seconda metà degli anni ’80. Ad un isolato sopravvive invece il punto in cui L&H cadono nella pozza nel tentativo di recuperare il cappello perduto di una delle due ragazze: 3916 Van Buren Place (oggi un po’ coperta dalle piante di un locale).







Liberty
, corto fra i più famosi del periodo muto e girato nel 1929, è stato praticamente girato tutto in esterni: carcerati in fuga, Stan e Ollie si vestono in abiti borghesi e provano a seminare la polizia, ma per errore si sono scambiati pantaloni e cercano in tutti i modi di cambiarsi senza creare scandalo per strada. Ovviamente le cose vanno decisamente storte: finiscono spesso in mutande, scandalizzando una signora alla finestra, proprio dietro l’Adams Hotel, già visto in We Faw Down, e una coppia che vorrebbe prendere un taxi, all’altezza del 9430 di Washington Boulevard. Cercano rifugio in un ascensore, ma finiscono in cima ad un palazzo in costruzione, oggi situato al 939 di South Broadway e ben visibile dalle immagini dall’alto (sotto). Oggi il palazzo è stato ovviamente completato ed è un lussuoso condominio. Per ritrovare il punto esatto, i detective delle location hanno individuato la chiesa visibile e il “triangolo” famoso delle due vie che si incrociano a Broadway.






Putting Pants on Philip, fra i primi corti della coppia e girato nel 1927, è anch’esso un film girato in esterni. Una scena famosa di Stan, con addosso il kilt, che starnutisce e perde le mutande di fronte alla folla, è stata girata di fronte il 9501 di Culver Boulevard (sotto). Oggi, al 9400, c’è il Culver Hotel: se si esclude la tettoia assente, è rimasta identica al 1927.






Leave ‘Em Laughing
, 1928, ci porta pochi metri più avanti del Culver Hotel, e di nuovo a Main Street. È qui che Laurel e Hardy, ubriachi di gas esilarante, bloccano il traffico a danno del povero poliziotto Edgar Kennedy. Se volete divertirvi, andate al 3839 di Main Street, e trovate il punto esatto in cui L&H si fermano con la macchina perché non ne possono più dal ridere, e se proseguite all’incrocio principale, su Culver Boulevard, potete dirigere il traffico come fece Kennedy. Potete notare come alcuni dettagli del 1928 si possono trovare anche in questa istantanea del 1986. E oggi, a parte alcuni negozi, gli edifici sono rimasti gli stessi.







Two Tars, 1928, inizia proprio a Main Street, con i due marinai L&H che guidano (male) la loro macchina presa a noleggio. Abbordano due ragazze davanti ad uno spaccio, gestito dal fumantino Charlie Hall: accusato di aver rotto la macchina distributrice di gomme, Hardy finisce presto in rissa assieme al suo compare. Ci credereste che la location è rimasta la stessa del 1928? La trovate al 3815 di Main Street (sotto), ovviamente senza le tendine e gli altri dettagli, ma la coppia di edifici è sempre quella. La bagarre automobilistica fu girata al lato est di Centinela Avenue, all’epoca deserta e oggi la strada che porta al Santa Monica Airport.

 





Hats Off, corto del 1927 e oggi perduto, iniziava su una ripida scalinata di cui parleremo più tardi, e finisce con una rissa che coinvolge molti passanti presi a calpestarsi i cappelli. Se volete scoprire il punto esatto, andate a Venice Boulevard, fra il 9401 e il 9349. L’incrocio conserva ancora il palazzo sulla destra.





Angora Love, 1929 e ultimo film muto girato da Stan e Ollie, inizia in strada, e ci riporta a Main Street, inseguiti da una capra troppo affettuosa. La fuga passa fra i civici 3842, 3826, 3834, e 3848. Come vediamo dal documentario di C. Bungo, i negozi sono ancora gli stessi.




The Second Hundred Years, fra i primi film in coppia di Stan e Ollie, mescola esterni e interni negli Studi Roach con abilità. Galeotti, riescono ad uscire dal cancello principale della prigione fingendosi imbianchini. Il cancello oggi è l'unica parte rimasta uguale al '27, e si trova all'altezza del 1601 di Marengo St, di fronte il Keck Medicine of USC.



Perfect Day, sonoro del 1929, ha una location fra le meglio conservate nella storia di Los Angeles! La casa di Laurel e Hardy si trova al 3120 Vera Avenue (siamo a qualche isolato da Venice) e il confronto fra il film e come si trova oggi è impressionante. Nell’ultima foto del 2022, c’è però un recinto: evidentemente i proprietari hanno paura che la coppia possa palesarsi ancora.




County Hospital, 1932, e Going Bye-Bye!, 1934, iniziano nella stessa location: è l’ingresso di un ospedale nel primo film, e la facciata di un tribunale nel secondo, e si trattava del Culver City Hall, al 9970 di Culver Boulevard. In Going, Stan e Ollie discutono su come organizzare la fuga dalla città con alle spalle gli edifici all’altezza del 9939 della stessa via del municipio. La corsa in auto con uno Stanlio addormentato, invece, prosegue sulla 2nd Avenue, con un punto riconoscibile grazie alle case all’altezza del numero 4905, ancora oggi riconoscibili (sotto).





 

Hog Wild, 1930, ci porta al 4171 di Madison Avenue. Leo Smith ha faticato non poco per trovare il punto esatto in cui si trovava la casa degli Hardy, raggiunta dall’amico Stan per montare l’antenna della radio, perché nonostante le case siano rimaste le stesse, la struttura di alcune sono state cambiate. La casa in verità si trovava al 4175, pochi metri più avanti, ma Smith scoprì che era stata demolita, tranne il garage. Oggi quella parte sopravvive ancora oggi. Nella seconda metà del film, Laurel fa partire per errore la sua Ford-T e trascina Hardy in mezzo al traffico, in cima ad una scala: la corsa finisce fra la 34th Street e Hoover Street, all’altezza del campus della University Southern California, riconoscibile alle spalle di Stanlio e Ollio.





Berth Marks, secondo sonoro datato 1929, vede Laurel e Hardy in una stazione ferroviaria. Si trattava della Santa Fe Station, all’epoca situata al 300 di Santa Fe Avenue. La fermata era nota in verità come La Grande Station, della linea ferroviaria “Atchison, Topeka and Santa Fe”, poi sostituita dalla linea “Unione Station”: la stazione, danneggiata dal terremoto del 1933, fu poi chiusa definitivamente nel 1939. Oggi quindi è impossibile scovarla. Il finale con l’arrivo alla stazione fittizia di Pottsville, fu girato nella stazione Palms Railroad Station, chiusa nel 1953 e poi abbandonata e infine demolita (sotto).




Bacon Grabbers, muto del 1929, ha soprattutto un luogo specifico e sopravvive ancora oggi: la casa di Edgar Kennedy, colpevole di non aver mai pagato una rata della sua radio e quindi braccato da Laurel e Hardy, si trova al 10341 Bannockburn Drive. La vegetazione la nasconde ma sono state poche le modifiche strutturali. Da notare che di fronte, nel film, non c’era assolutamente niente, mentre oggi è un centro residenziale. 





Men O’ War, 1929, venne girato totalmente all’Hollenbeck Park, al 415 St Louis Street. Laghetto e chiosco per il noleggio delle barche sono le medesime ancora oggi.





The Music Box, premio Oscar nel 1932, rappresenta la location più famosa di tutta la filmografia di Stanlio e Ollio. La prima parte venne infatti girata nel quartiere di Silver Lake, in coda alla scalinata che si trova fra il 923 e il 935 di Vendome Street. Facile da trovare, perché il cartello “Music Box Steps” indica la rigida salita verso i suoi 131 scalini. Di fronte, al 3025 Del Monte Drive, troverete una piccola casa dal colore rosso sbiadito: è lì di fronte che i trasportatori Laurel e Hardy si fermano per chiedere informazioni al postino Charlie Hall. Quindi quando viene indicato loro la casa in cima alla salita, i tre stavano veramente osservando la scalinata. Questa location è la medesima di Hats Off, dove al posto del pianoforte i due trasportano una pesante lavatrice, come possiamo vedere nella prima foto qui sotto.







The Hoose-Gow, 1929, è stato girato in esterni in un finto campo carcerario al 301 North Rossmore Avenue, oggi sede del Wilshire Country Club, fondato nel 1919 e probabilmente frequentato già all’epoca da Oliver Hardy, assiduo giocatore di golf. Piuttosto arduo individuare il punto esatto all’interno, ma Smith riuscì a scattare delle fotografie che riportiamo.




Pack Up Your Troubles, secondo lungometraggio della coppia e girato nel 1932, inizia in un parco dove Laurel e Hardy apprendono da un giornale che gli Stati Uniti sono entrati nella prima guerra mondiale. Il luogo è il Will Rogers Memorial Park, e si trova al 800-876 North Canon Drive, Beverly Hills, di cui si intravede il Beverly Hills Hotel alle spalle di Oliver Hardy, quando viene inquadrato in primo piano (seconda foto).






Busy Bodies, 1933, è quasi tutto girato negli Studi Roach dove fu ricostruita una finta falegnameria, ma l’inizio con Laurel e Hardy felici di andare al lavoro in auto, è stato girato a Canon Drive, fra Santa Monica Boulevard e Carmelita Avenue, nel cuore di Beverly Hills. In questa fotografia vediamo la troupe girare in esterni con Stan e Ollie.





Me and My Pal, 1933, è stato quasi totalmente girato in interni, ma in esterni la troupe ha ricorso al 1857 Wellington Rd dove si può riconoscere la strada alle spalle del taxi con all'interno Stanlio e Ollio.


da silentlocations.com


Block-Heads, lungometraggio del 1938, ha una scena esilarante girata in esterni nella quale Ollio va a trovare Stanlio dopo vent'anni, alla "Casa del soldato". Il posto era una reale pensione per i veterani, Old Soldier's Home, oggi Patriot House, a Sawtelle Boulevard. Nelle foto riportate     qui sotto - tratte da Laurel & Hardy di John McCabe, Richard Bann e Al Kilgore - vediamo Oliver Hardy prepararsi per una scena (di spalle, si vede Stan) e i due attori firmare degli autografi.





Le loro case a Beverly Hills sono interessanti da riscoprire. Al
718 North Bedford Drive (prima foto) si trovava la casa di Stan Laurel, dove abitò nel periodo di maggior successo. Hardy abitava al 621 di Alta Drive (seconda foto): erano distanti a sei minuti di auto, almeno secondo il traffico di oggi. Entrambe le lussuose abitazioni sono ancora perfettamente identiche agli anni ’30.






Per avere una idea più precisa di come Laurel e Hardy si muovessero a Los Angeles, più esattamente a Culver City, fra una via e l’altra, vi allego questo video molto interessante che analizza, mappe alla mano, vari punti in cui furono girati alcuni loro film. Dietro l’angolo, verrebbe da dire.