giovedì 18 maggio 2023

Il debutto di Paperino

Nel centenario della fondazione degli Studi Disney, avvenuta nel 1923, i festeggiamenti stanno interessando anche i personaggi storici incluso Paperino, prossimo a compiere 89 anni dal suo debutto cinematografico. Ho raccolto alcune informazioni per approfondire quel preciso momento in cui il papero arrivò nelle sale e cambiò drasticamente i piani del reparto animazione perché, importante sottolinearlo, ebbe un successo così immediato e inaspettato che l’attenzione si pose tutta su di lui. 

La data sempre riconosciuta è quella del 9 giugno 1934, mentre quella “fittizia” delle storie a fumetti è un venerdì 13 maggio. Fra verità storica e finzione, sembra esserci comunque una inesattezza che racconto oggi.

 

La storia di Paperino è ancora tutta da raccontare. In questo blog ho approfondito più volte la sua storia, come la sua carriera cinematografica e il suo ruolo nelle strisce degli anni ’30

Il pretesto per il post che state leggendo è legato ad un ritrovamento nel mio archivio che credevo avesse fatto una brutta fine, ed è invece sano e salvo: si tratta di un libro edito da Arnoldo Mondadori Editore nel 1950 dal titolo Vita di Paperino, n. 14 della serie “Sinfonie Allegre”, edizione italiana di Walt Disney’s The Life of Donald Duck (Random House, 1941); le prime edizioni di questi due libri sono oggi rari da trovare, ma le ristampe sono recenti: il libro americano è uscito nel 1994 in edizione speciale, mentre il testo italiano è stato ripubblicato nella antologia Gli allegri masnadieri (1965).

 

Non essendoci una biografia “ufficiale” per un cartone animato, diversi animatori e fumettisti della Disney si sono sbizzarriti più volte. In questo testo del 1941, Paperino è un uovo che esplode dalla rabbia, e senza un soldo finisce in orfanotrofio, poi alla ricerca di un lavoro nel quartiere cinese, in lavanderia, poi in falegnameria con Geppetto (!!), in cantiere con Gambadilegno, finisce a sostituire una cantante hawaiana in teatro, e come cantante trova un ingaggio in radio, grazie alla quale viene notato da Topolino che lo vuole con sé come spalla nelle sue avventure. E nella sua vita non potevano mancare anche l’arrivo inatteso dei suoi tre nipotini, mentre si apprestava a diventare una stella del cinema.

Una storia carina (con diversi i riferimenti ai primi ruoli nel cinema, su tutti Orphan’s Benefit, secondo cortometraggio interpretato da Paperino nel 1934), probabilmente la prima che cercò di dare un passato a Paperino: l’unica concessione alle sue origini fu nel 1942, anno del corto di guerra Donald Gets Drafted, nel quale leggiamo nella domanda di arruolamento il suo nome completo: Donald Fauntleroy Duck. Misterioso quasi quanto il “Paolino” appioppatogli nelle prime edizioni italiane dei suoi fumetti.


Poi col tempo, grazie al ruolo fondamentale di Carl Barks che diede ai paperi uno spessore quasi umano, si delineò un profilo storico che determinò, dietro la scalata al successo di Zio Paperone, la vita della loro dinastia. Il fumettista che azzarderà una reale costruzione biografica sarà Don Rosa, nella bellissima storia a puntate La Saga di Paperon De’ Paperoni: apprendiamo così che Paperino, nato presumibilmente nel 1920, era figlio di Quackmore Duck, il diretto discendente di Elvira Coot detta “Nonna Papera”, e di Ortensia De’ Paperoni, sorella di Paperone. La sorella di Paperino era Della, mamma di Qui, Quo e Qua, praticamente quasi assente nel mondo dei fumetti e recuperata recentemente nella serie animata Ducktales (2017-2021). Nel dodicesimo capitolo della saga, Paperino incontrava la prima volta suo zio Paperone solo nel 1947, anno coincidente con la prima storia che Barks scrisse con protagonista il vecchio taccagno; totalmente diversa la versione ritratta nei fumetti italiani, come si può leggere nella bella storia scritta e disegnata da Marco Rota nel 1984, “Buon compleanno Paperino”, nella quale il giovane papero veniva trovato per strada appena uscito dall’uovo da Nonna Papera e Zio Paperone, qui ritratti come fratelli, una parentela oggi considerata un “falso storico” per via dell’albero genealogico creato da Don Rosa. Ma Paperino allevato da Nonna Papera non era farina del sacco italiana: era così raccontato nello special televisivo This is Your Life, Donald Duck (1960), poi approfondito nella trasposizione a fumetti uscita lo stesso anno e disegnata da Tony Strobl.


Qualunque fosse la sua storia ufficiale, Paperino è stato l’unico dei personaggi classici ad avere avuto un percorso “biografico” esplorato dagli autori disneyani – a differenza di Pippo, ritratto con un numero di antenati lunghissima senza coerenza fra loro -, probabilmente per il fascino che lui e la sua famiglia ha sempre scatenato. Perché probabilmente ci abbiamo pensato raramente quanto ci interessi poco da dove viene Topolino, perché la sua scalata al successo non può competere con la vita travagliata e più vicina all’uomo medio di Paolino Paperino. 

Ma stiamo sempre parlando di un personaggio di fantasia, e tanto vale raccontare la vera storia: un Donald Duck c’era già stato nel libro a fumetti The Adventures of Mickey Mouse del 1931, ma bisognerà aspettare qualche anno dopo quando Disney assumerà un giovanotto di nome Clarence Nash per trovare un “corpo” alle sue grandi abilità di imitatore degli animali, la papera fra queste. Trovata la voce, fu stampata nella leggenda la famosa frase di Walt: “Abbiamo il nostro papero”. Il debutto ufficiale avviene nel cortometraggio della serie “Silly Symphony” The Wise Little Hen (La gallinella saggia), prodotto da Walt Disney e distribuito ufficialmente il 9 giugno 1934, ma la data pur se riconosciuta dagli storici non è totalmente corretta. All’epoca i cartoni, come anche talvolta i cortometraggi comici, erano distribuiti irregolarmente: sollecitati dai giornali per la pubblicità e la pubblicazione delle recensioni, i distributori come in questo caso la United Artists assegnavano le date un po’ a caso, e non sempre a ridosso della reale uscita di un titolo. Bisogna sempre considerare due fattori: i cartoni animati non erano molto considerati dalla stampa, e la distribuzione più importante era riservata alle poche sale più importanti, e mai in contemporanea. Nel 1934, per un rilancio forte di questa categoria, gli Studi Disney avevano un rapporto speciale con una fra le più importanti al mondo come il Radio City Music Hall. Ebbene, The Wise Little Hen fu messo in cartellone il 7 giugno, due giorni prima della data che oggi conosciamo come la nascita di Donald. Ma Disney, bramoso di novità dopo Topolino, teneva molto al rilancio delle Silly Symphony e di nuovi personaggi, e resosi conto di avere fra le mani uno davvero forte, fece titolare il pressbook del cartone DONALD DUCK A NEW STAR, e decise di proporlo in un programma di beneficenza al Carthay Circle Theater di Los Angeles il 3 maggio 1934, un mese prima della data ufficiale. 

Se andiamo ancora indietro e cerchiamo a fondo, scopriamo qualcosa di veramente interessante: il disco 78 giri della colonna sonora, ad opera della Raymond Paige Orchestra e di un trio locale dal nome The Three Rhythm Kings, fu registrato dalla Victor Talking Company il 19 aprile 1934 (matrice PBS-79176), e trasmesso dieci giorni dopo esatti in una radio locale di Los Angeles. Potete ascoltare la prima traccia – con Clarence Nash alias Donald Duck che chiude la canzone – cliccando qui sotto:




Quanti papà ha Paperino?

 

Domanda che richiede una risposta multipla, e non facile. Se la storia dell’animazione ha individuato Fred Moore come colui che trasformò alla fine degli anni Trenta Mickey Mouse, Norm Ferguson per Pluto, e Art Babbitt per Pippo, il nostro Donald Duck ha avuto diverse trasformazioni sin dal 1934. Il suo debutto, con il becco lungo e stretto, è stata opera di Art Babbitt e Dick Huemer, due leggende dell’animazione Disney, ma è con il successivo Orphan’s Benefit che il papero passa nelle mani di Dick Lundy per tutto il successivo 1935 e parte del 1936, anno della vera prima trasformazione di Paperino che fu affidata a Frank Spencer, che possiamo considerare come un “Uomo dei Paperi” a tutti gli effetti poiché fu autore di un profilo caratteristico del personaggio, e di un “model sheet” che lo ridisegnava completamente, e che diventò puro vangelo per gli animatori e i fumettisti, come il grande Ollie Johnston e il suo Paperino ne I tre caballeros (1943), e di Ward Kimball, nella seconda metà degli anni Quaranta fino al “nuovo” design degli anni ’50, e non possiamo dimenticare Jack Hannah, che fu prima animatore negli anni ’30, poi sceneggiatore e regista di gran parte dei corti di Paperino, Carl Barks, come Hannah anche lui formatosi come gagman e scrittore, e gli altri registi che diressero molti corti di Donald, fra cui lo stesso Dick Lundy, Jack King. In questo profilo che ricordiamo fu scritto solo dopo anno dal suo debutto si legge: “Lo sviluppo di Paperino è accaduto nei più interessanti cartoni mai apparsi sullo schermo. Al pubblico piace sempre, a condizione che interpreti fedelmente il proprio personaggio. Le sue caratteristiche migliori sono il suo atteggiamento spavaldo, esibizionista e presuntuoso che si trasforma in rabbia non appena viene contrariato, i suoi tipici gesti rabbiosi con cui il pubblico sono familiari, in particolare la sua posa da combattimento e la sua peculiare voce starnazzante e minacciosa quando è arrabbiato”. La sua versatilità stimolava lo staff sceneggiatori perché, come diceva Hannah, stava diventando dura trovare storie per Topolino, mentre con Paperino potevi fare qualsiasi cosa. Un anonimo autore spiegò negli anni ‘40: “Topolino è limitato oggi perché il pubblico vede in lui un boy-scout. Ogni volta che gli facevamo fare qualche scherzo o che andasse in collera, venivamo tormentati da migliaia di lettere indignate. Questo è ciò che ha reso Paperino così facile. Era il nostro sfogo. Potremmo usare tutte le idee per lui che non potremmo usare su Topolino. Paperino divenne il nostro istrione, cattivo e irascibile. Tutti sapevano che era cattivo e non gliene fregava niente. Quindi possiamo tirar fuori tre storie di Paperino nel tempo che ci serve per elaborarne una per il topo”.


Presentato come personaggio secondario nel 1934, Paperino avrà la sua serie da protagonista solo tre anni dopo. In effetti, avrebbe potuto raggiungere questa pietra miliare della carriera anche prima se non fosse stato per obblighi contrattuali. I primi contratti di distribuzione della Disney richiedevano quantità specifiche di cartoni animati di Topolino e Silly Symphony, una rigida linea guida che non consentiva nuove variazioni. Ma Paperino scalciava troppo, e per non metterlo da parte Disney lo mise al fianco di Topolino e Pippo in numerosi cortometraggi, fino a quando il nuovo contratto di distribuzione della Disney con RKO, entrato in vigore nel 1937, permise una flessibilità che rese possibile una serie ufficiale con protagonista Paperino.

 

In Italia

 

Sull’IMDB c’è una data che riporta come “prima” de La gallinella saggia al 29 marzo 1935. L’inserimento è però errato, poiché corrisponde alla “prima” nei cinema di Torino (scovata da un utente con una facile ricerca su La Stampa), con la frase “cartone a colori in cui Walt Disney ha superato se stesso”: ma all’epoca e per un lungo periodo nel nostro paese il sistema di distribuzione nelle sale non era mai in contemporanea con le altre città, anche con differenze di mesi fra una programmazione e l’altra. Il corto venne registrato al visto censura il 30 novembre 1934, stesso giorno per Serata di beneficenza ed altri cartoni Disney. Alcuni di questi escono a tempo di record nelle sale di Milano per Natale, altri vengono inseriti in una rassegna organizzata a marzo, segnalata sul Corriere della Sera da Filippo Sacchi, il 9 marzo 1935, nel quale si legge: “Per una volta tanto Disney ha voluto fare una prima per suo conio, presentandoci contemporaneamente dieci nuovi cartoni, qualcuno più recente e altro no, ma tutti inediti per Milano. Cinque sono comuni Topolini; cinque sono Sinfonie allegre a colori, anzi sei, perché hanno aggiunto anche gli inesauribili Tre Porcellini. Che dire? È un'ora di godimento e di spasso”. Il recensore cita alcuni titoli ma non La gallinella saggia, pur se molto probabile che fosse fra i cinque cartoni delle Sinfonie allegre proiettate. 

La popolarità di Paperino non passa inosservata e viene persino raccolto un profilo biografico in questo curioso articolo dal titolo Un’intervista impossibile a Donald Duck (Paperino), pubblicata sul n.29 di Cinema (10 settembre 1937). Perché dopo tutto lui esiste veramente, altrimenti zio Walt cosa ci ha insegnato in questi cento anni?




Bibliografia: Walt Disney's Donald Duck : 50 years of happy frustration (1984) di Flora O'Brien; Of Mice and Magic: A History of American Animated Cartoons (1980), di Leonard Maltin; Encyclopedia of Walt Disney's animated characters (1987), di John Grant.


Aggiornamento: l'argomento è finito in radio, con una intervista a Hollywood Party che potete sentire cliccando QUI.


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