domenica 25 settembre 2022

Vita privata di Sherlock Holmes

Nel ricordo come spettatore, The Private Life of Sherlock Holmes (1970) era per me uno dei migliori film di Billy Wilder, e rivedendolo recentemente posso ancora confermarlo, aggiungendo col senno di poi che è in assoluto la più bella versione apocrifa del famoso investigatore inglese. Eppure, quando uscì nelle sale fu un fallimento; per di più, ruota più interesse sulla sua travagliata storia produttiva che il film in sé, e nell’articolo di oggi cerco di ricostruire cosa successe attorno a questo “vulnerabile” Sherlock Holmes.

Billy Wilder aveva cercato di realizzare il suo film con Holmes sin dal 1955, quando lo propose senza successo a Rex Harrison, e poi nel 1963, con in lizza Peter O’ Toole e Peter Sellers nei panni rispettivamente di Holmes e del dottor Watson. Il film con i due “Peter” stava diventando realtà proprio agli inizi del’64 quando Sellers aveva cominciato le riprese di Kiss Me, Stupid per la regia di Wilder e le cose stavano procedendo filate. Purtroppo, il metodo di lavoro di Wilder rigido e ligio al copione si scontrò con la voglia di improvvisare di Sellers, e i rapporti cominciarono ad essere tesi. Il set confusionario com’era abituato avere Wilder stava stretto al concentrato Peter, sempre meno sicuro e tormentato dalle indicazioni del regista di fare come Jack Lemmon, di abbandonarsi cioè alla “magia” del set, e quando si presentò un fine settimana libero prese la famiglia, si fece prestare da Wilder dei soldi, e scappò a Disneyland. Sellers non tornerà più sul set: colpito da un grave infarto e costretto al riposo forzato, Wilder lo sostituirà velocemente, e così ogni progetto con l’attore sarà cestinato. 


Verso il 1967, Wilder e il suo sceneggiatore fidato I. A. L. Diamond cominciarono a scrivere la sceneggiatura basata su quattro storie inedite del dottor Watson che non erano state pubblicate perché contenevano questioni personali riguardanti Holmes, e venute alla luce cinquant’anni dopo la morte del dottore da suo nipote, incaricato come da disposizioni di Watson di aprire un baule contenenti ricordi delle sue avventure, e un manoscritto impolverato.  Disse Wilder: “Mi interessava questo scapolo misogino, il modo in cui funzionava il suo cervello. «Il migliore del secolo», come disse Watson del suo carissimo amico. Era solo una macchina pensante? Un occhio straordinario con grande intuizione? Con una grande combinazione di talenti? O c'era qualcosa nella sua vita che lo feriva, che gli dava emozioni? Odiava le donne? Perché si drogava? (lo sai che ha preso la cocaina.) Ho dovuto esplorare tutto questo, oltre alla sua meravigliosa relazione con Watson, un medico piccolo-borghese in pensione dall'esercito. Era una situazione come La strana coppia, solo con uno sfondo vittoriano: due scapoli che vivono insieme. L’abbiamo reso divertente e romantico. Non era un’analisi freudiana”. 

Il primo aspetto che caratterizzò una delle difficoltà che coinvolse la produzione fu la sceneggiatura. Tanto fu l’entusiasmo che Wilder e Diamond impostarono lo script come un film a episodi, che sono:

 

The Case of the Upside-Down Room

L’ispettore Lestrade invita uno annoiato Holmes a raggiungerlo nel quartiere di Limehouse per investigare sulla morte di un cinese, trovato senza vita in una stanza dove i mobili sono inchiodati al soffitto. Holmes liquida il caso come un falso architettato da Watson per distrarlo dall’uso di cocaina. (foto a sinistra)

The Singular Affair of the Russian Ballerina

Holmes viene invitato a passare del tempo con la famosa ballerina russa Madame Petrova in modo da concepire quello che lei definisce il futuro bambino perfetto, ma gentilmente l’investigatore declina l’offerta perché confessa di vivere con Watson poiché concubini. Watson, saputa la cosa, si arrabbia notevolmente con Sherlock per averlo fatto passare come omosessuale.

The Dreadful Business of the Naked Honeymooners

Holmes e Watson sono sulla nave di ritorno da Constantinopoli nell’estate del 1886, e vengono contattati dal capitano per investigare sue due cadaveri trovati in una delle cabine; per dimostrare la sua intelligenza, Watson propone a Holmes di investigare al suo posto, e letteralmente si scambiano i loro cappelli. Watson cerca di risolvere da solo il caso, quando si rende che si ritrovano nella cabina sbagliata. (foto sotto).

The Adventure of the Dumbfounded Detective

Una bellissima donna belga viene accompagnata a casa di Holmes priva di memoria e in fin di vita. Presto si scopre che è moglie di un ingegnere scomparso che stava lavorando ad un progetto di un sommergibile per conto del fratello di Sherlock, Mycroft, nella città di Loch Ness, in Scozia, camuffato proprio come il famoso mostro. Durante il viaggio in treno, Holmes confida a Gabrielle di essere stato innamorato di una ragazza quando era uno studente a Oxford, poi rivelatisi una prostituta. Questo inganno insegnò a Holmes che un coinvolgimento sentimentale nella sua posizione era impossibile.

 

Sono queste le storie che il regista voleva raccontare con il cast giusto. Senza O’Toole, troppo esigente per i suoi gusti, Wilder trova il volto giusto nell’attore Robert Stephens. Era il tipico attore inglese formatosi nel teatro impegnato, nel suo caso guidato dal mitico Laurence Olivier e spesso designato come suo erede. Al cinema aveva recitato in Cleopatra(1963), Romeo e Giulietta (1968) e La strana voglia di Jean (1969), ma a quanto pare Billy non aveva mai visto Stephens esibirsi sul palco o in un film prima d’ora. Aveva a malapena messo gli occhi su Stephens: “Non avevo mai visto Stephens se non per venti minuti al bar del Connaught Hotel. Ma ho pensato: «Ciò che è abbastanza buono per Larry Olivier è abbastanza buono per me»”. Come ha ricordato Stephens, “Abbiamo bevuto un drink. Non ho letto nulla o fatto un’audizione. Abbiamo chiacchierato e me ne sono andato. Ho pranzato con un amico drammaturgo e quando sono tornato a casa c’era un messaggio di chiamare il mio agente. Billy Wilder voleva che interpretassi Sherlock Holmes. Ero più euforico di quanto non lo fossi mai stato in vita mia”. Wilder disse a Stephens che non voleva che il film fosse buono o anche molto buono ma perfetto. Secondo Stephens, “Non gli importava quanto tempo ci volesse”.

Un attore scelto per il ruolo di Mycroft, il fratello maggiore di Holmes, fu George Sanders, ma dopo una settimana le sue condizioni di salute lo obbligarono a lasciare il suo film, con grande suo rammarico. Wilder lo sostituì con Christopher Lee. I fan di Sherlock ricorderanno che aveva già interpretato Henry Baskerville in The Hound of the Baskervilles (1959) con Peter Cushing, poi Sherlock Holmes in Sherlock Holmes und das Halsband des Todes (1962), e lo sarà ancora nei film per la tv Sherlock Holmes and the Leading Lady (1991) e Incident at Victoria Falls (1992). Per Lee, l’esperienza con Wilder fu una delle più importanti della sua carriera. Sul set, Wilder non faceva mai menzione della carriera precedente di Lee come il dottor Dracula, ma una volta solamente mentre giravano degli esterni notturni nel tetro lago di Loch Ness, mentre svolazzavano dei pipistrelli gli disse, “Scommetto che ti sentì un po’ a casa”. Colin Blakely fu scritturato come il dottor Watson: come Stephens, anche lui faceva parte della compagnia teatrale di Laurence Olivier.


Vita privata di Sherlock Holmes iniziò le riprese ai Pinewood Studios di Londra a metà maggio del 1969, con un budget di 10 milioni, di gran lunga il più grande della carriera di Billy. C’erano diversi set elaborati da costruire, tra cui una vasta distesa di Baker Street, un intero transatlantico costruito su scala considerevole e un sottomarino funzionante a forma di mostro di Loch Ness. La United Artists e la Mirisch Company giustificarono questi costi pianificando un trattamento speciale per Sherlock Holmes, seguendo lo schema che avevano già testato con altri precedenti grandi successi realizzati: una distribuzione limitata e un biglietto del cinema più caro, avrebbero reso il film più “esclusivo” e importante. La strategia aveva funzionato con My Fair LadyLawrence d’ArabiaDr. Zivago, e loro erano convinti che si sarebbe ripetuto il successo. 

Intervistato da Cameron Crowe, Wilder ebbe parole d’elogio per il suo prim’attore: “Stephens era un uomo meraviglioso. Era un bravissimo attore e somigliava moltissimo a Sherlock Holmes, almeno come me l'ero sempre immaginato. Nel privato era cordiale e gentile, e sul set recepiva le mie indicazioni con estrema docilità”. Crowe incalza che Stephens aveva dichiarato nelle sue memorie che quella di Sherlock Holmes era stata un'esperienza snervante, e allora Billy si giustificò: “Non era abituato a lavorare al mattino presto. Gli attori di teatro iniziano di pomeriggio e recitano tutto il testo senza interruzione. Adoravo lavorare con lui. Era un attore colto e molto professionale, capace di memorizzare pagine e pagine di dialogo senza errori. Ad ogni stop, avrebbe potuto tranquillamente andare avanti per altre quattro o cinque pagine!”.

Eppure, più scene girava Robert Stephens, più diventava esasperato per le richieste di precisione di Wilder e Diamond. La fiducia di Stephens veniva consumata ogni giorno che passava mentre lottava per dare forma, suono e gesti a quella che Billy continuava a chiamare la sua “storia d'amore tra due uomini”. Quando stavano girando la scena in cui Holmes, in un negozio abbandonato con Watson e Gabrielle, sega una inferriata, scivola attraverso il passaggio e salta su un materasso sottostante, a Wilder non piacque affatto quello che aveva visto. Agitando furiosamente le indicazioni con un fazzoletto, Billy gridò: “Dai! Ci sono cervello e muscoli lì! Fallo sembrare difficile!”. Ciak due, ma niente, “C'è una mancanza di eleganza in quel taglio!” urlò Billy. Gli attori erano scossi, in particolare Stephens. Fortunatamente per loro, la ripresa successiva fu buona. Tuttavia, Stephens si sentiva come se fosse “passato attraverso il tritacarne ogni giorno”. Riferendosi al modo in cui a volte tratta i suoi attori, Wilder una volta ha detto che “a volte devi solo farlo con una frusta e a loro piace”. Ma non sempre. Anche Colin Blakely non era felice, ma aveva affrontato la tensione meglio di Stephens. Entrambi gli uomini furono scioccati dall'insistenza di Billy nel sottolineare ogni gesto con l'ultima sillaba. “Passavamo ore su una frase del tipo «Se la porta dello studio fosse aperta...» il che non significava assolutamente niente”, scrisse Stephens, “cambiando l’enfasi, sbattendo un martelletto o un posacenere sulla scrivania proprio mentre dicevamo l’una o l’altra sillaba finché l'intera cosa non si è asciugata completamente e ti è venuta voglia di correre, urlare, fuori dal set. Che è più o meno quello che ho fatto”.


Ad un certo punto si rischiò di non finire il film. Il 14 ottobre 1969, su Variety apparve un minuscolo trafiletto con sopra scritto: “Robert Stephens, che ha recitato in La vita privata di Sherlock Holmes per Billy Wilder, ha dovuto ritirarsi per ordine del medico dal cast del film Tre sorelle, per la regia di Laurence Olivier. Stephens è stato sostituito da Alan Bates”. I giornali britannici riferirono in seguito che Stephens era crollato per la stanchezza e lo stress, ma in realtà si era quasi suicidato. I suoi nervi erano crollati. Dimagrato su richiesta di Wilder per il ruolo, si sentiva debole, ed era costretto ad un calendario di riprese fitto di dodici ore al giorno per settimane, mentre sua moglie, Maggie Smith, era andata nel Sussex con i loro due figli per recitare in una commedia. Il suicidio non era l'obiettivo di Stephens, almeno non a livello cosciente, ma nel bel mezzo delle riprese inghiottì una pila di sonniferi e li ha innaffiati con una bottiglia di whisky. La produzione si bloccò diverse settimane, e Wilder fu preso da un senso di colpa profondo. Come ha scritto Stephens, “Billy era terribilmente sconvolto e disse che era tutta colpa sua. Ma non lo era, davvero. È stato il culmine delle cose”. Billy, scosso e contrito, decise di non preoccupare la sua star: “Avremmo continuato e finito il film e saremmo andati un po' più piano e non avremmo affrettato le cose”, ha ricordato Stephens quanto gli disse Wilder. “Ma ovviamente quando sono tornato era tutto esattamente lo stesso”. Le riprese si concluderanno nel mese di novembre, con la troupe letteralmente sfinita.

 


Nel marzo 1970, Wilder tornò a Londra per un’apparizione al National Film Theatre, e rispondendo a una domanda su come si fosse rivelato Holmes, Wilder rispose: “È come chiedere a una donna incinta com'è il bambino. Non l'ho ancora visto e non lo farò finché non lo vedrò con un pubblico”. 

In effetti, aveva sicuramente visto il montaggio di tre ore e venti minuti che lui e il suo montatore, Ernest Walter, avevano consegnato alla Mirisch di Los Angeles. “Con mio grande stupore, si sorpresero parecchio”, ricorda Walter. “Ma avendo letto la sceneggiatura, in primo luogo, era ovvio che sarebbe stato un lungo film”. L’ansia della United Artists e dei fratelli Mirisch per il film lungo, esorbitante e intimo di Billy aumentò notevolmente dopo le anteprime iniziali: il pubblico l'aveva trovato noioso. Allarmati, chiesero a Billy di ridurre considerevolmente il film. 

Ricordò a Crowe: “L’anteprima andò piuttosto male e io... lo lasciai al suo destino. Non avevo nessuna voglia di risistemarlo. Mi trovai una situazione molto sgradevole, ed è stata l'unica volta che ho abbandonato un film. Era stato girato a Londra e non potevo tornare indietro e cercare di metterci una pezza girando nuove scene. Inoltre stavo già preparando il film nuovo”. Secondo lo scenografo Alexandre Trauner, il massacro di Holmes “non è avvenuto senza resistenza da parte sua. Ma Wilder pensava che se un film non è un successo immediato è perché ha fallito. Quindi ha lasciato che tagliassero le sequenze, e fu davvero un peccato”. Le parole del regista trent’anni dopo sono ancora ferite: “Misi Sherlock Holmes nelle mani fidate del mio montatore e degli amici della Mirisch Films - e lo massacrarono. Tanto che fui costretto a prendere un montatore inglese (Ernest Walter). Fu complicato da girare, molto. Il montatore e il produttore, poi, avevano idee ben precise su quali parti tagliare. Peccato che non coincidessero con le mie. Fu davvero un brutto periodo. Io adoravo quel film. Me lo hanno distrutto”. 

“Suggerii di rimuovere completamente l’episodio Upside-Down Room”, riferì Ernest Walter. Wilder lo fece ma la United Artists e i Mirisches erano ancora scontenti, quindi anche il prologo in banca con il nipote di Watson, il flashback su Oxford e la prostituta e l'intero Case of the Naked Honeymooners furono eliminati. Walter era preoccupato anche del finale poi montato, con Holmes che apprende della morte di Gabrielle e si ritira nella sua stanza con la cocaina, e suggerì a Wilder di tenere quello più buffo di Rogozhin, il valletto della ballerina russa che voleva accoppiarsi con Holmes, che arrivava a 221B di Baker Street per offrire delle rose a Watson, memore di quanto gli avesse detto Holmes sulla sua sessualità. Era un finale quasi omaggio di A qualcuno piace caldo, ma Wilder si rifiutò preferendo quello più triste. 


The Private Life of Sherlock aprì la sua corsa nelle sale al Radio City Music Hall di New York il 19 ottobre 1970 ed era già scomparso prima del Ringraziamento. Il suo intero guadagno fu di $1,5 milioni. La critica reagì bene sottolineando l’eleganza della operazione, mentre puristi gridarono alla lesa maestà e il pubblico non si divertì molto, forse perché non si aspettava uno Sherlock Holmes così diverso dal solito. In Italia uscì nel gennaio del 1971 con reazioni tiepide. Vale la pena citare almeno l’ottimo doppiato, con Gigi Proietti voce di Holmes e Luciano Melani voce di Watson.

Quindi, nei suoi finali 125 minuti il film racconta il fallimento di Sherlock come investigatore ma anche come uomo, distratto dai sentimenti e dall’ambiguità del personaggio di Gabrielle. Purtroppo, eliminando l’episodio di Oxford e della delusione con le donne, il film non spiega chiaramente la misoginia del personaggio con l’episodio della ballerina russa, lasciando il dubbio che Holmes più che non fidarsi per motivi passati, le donne sono per lui un ostacolo per la sua mente. C’è da dire che nonostante la travagliata storia produttiva, il film funziona benissimo ancora oggi e anzi conquista maggior fascino con il tempo che passa.

 

Il “macello” in moviola

 

Nonostante a Wilder non importasse più nulla del materiale tagliato, negli anni grazie alle edizioni home-video è stato possibile ricostruire quali sequenze avessero insoddisfatto i dirigenti della United Artists e della Mirisch. Dapprima nel laserdisc uscito nel 1994, e nel Blu-ray della Kino del 2014, nessuna scena è stata ritrovata completa di audio e video, e sono ricostruzioni effettuate con il sonoro ritrovato, brani di sceneggiatura e un filmato muto, sottotitolato per l’occasione. Qui trovate una recensione dettagliata del blu-ray. L’unico frammento di cui è rimasto un video è quello della coppia in luna di miele. La ricerca continua…

 

 


Fonti di riferimento

 

Sherlock Holmes on screen (Titan Books, 2011), di Alan Barnes; Knight Errant: Memoirs of a Vagabond Actor (Hodder & Stoughton, 1995), di Robert Stephens, con Michael Coveney; On Sunset Boulevard: the life and times of Billy Wilder(Hyperion, 1998), di Ed Sikov; Sherlock Holmes: a centenary celebration (Harper & Row, 1986), di Allen Eyles.