martedì 16 gennaio 2018

Il carabiniere a cavallo..censurato

L’anno scorso tenni un seminario di sei incontri sul cinema comico e il rapporto – mai raccontato così approfonditamente – con la censura, dai tempi del Codice Hays in America ai fratelli Marx, dal salace Totò alle imitazioni coraggiose di Chaplin dei grandi dittatori, fino agli apparentemente innocui Don Camillo e Peppone. Ottenendo l’interesse del pubblico accorso, è stato anche per me un continuo riscoprire e in molti casi conoscere lo zoccolo duro dei censori nei confronti della satira e delle battute che oggi potremmo definire innocue, ma all’epoca capaci di farli arrabbiare. E siccome avevano il potere del timbro del Ministero dello Spettacolo, erano dolori: nel mirino non c'era solo il nudo, le parolacce o l’eccessiva violenza. Bastavano un Totò che interpretava un funzionario pubblico ignorante obbligato ad ottenere la licenza elementare, o un giudice troppo buono con le prostitute, come Peppino De Filippo in un “Giorno in pretura”, che questi alfieri saltavano sulle loro sedie. Esagero? Quando si diffuse la notizia che Mario Monicelli avrebbe iniziato un film sulla Grande Guerra con Alberto Sordi e Vittorio Gassman, si scatenarono le polemiche più assurde, per un accostamento di “commedianti” ad un tema storico così importante per il nostro paese. Sono tante le commedie censurate che avrei voluto approfondire a più riprese, e oggi ho analizzato la disavventura censoria di un film diretto da Carlo Lizzani, Il carabiniere a cavallo, prodotto da De Laurentiis e interpretato da Nino Manfredi.
 
E’ un film del 1961, molto godibile grazie soprattutto alla inedita coppia Manfredi – Peppino De Filippo, e spalleggiati dall’attrice svedese Annette Strøyberg e da Maurizio Arena, che nonostante la pubblicità lo riportasse come spalla di Nino, sullo schermo appariva ben poco. La esile storia raccontava le disavventure di un giovane carabiniere, in servizio a cavallo, che si sposa di nascosto per evitare il trasferimento di sede in caso di matrimonio, come previsto dal regolamento dell’Arma. Il giorno prima delle nozze, però, le cose si complicano perché alcuni zingari gli rubano il cavallo durante il servizio e assieme al suo amico ex brigadiere Tarquinio (De Filippo) girerà tutta Roma per ritrovarlo.
 
Scritto da Antonio Pietrangeli con la coppia di sceneggiatori Ettore Scola (inizialmente previsto come regista) e Ruggero Maccari, il film, intitolato semplicemente “Il carabiniere”, viene girato fra gennaio e febbraio del 1961 a Roma, con esterni a Mentana, e pronto per uscire per Pasqua. Viene richiesto il visto censura dichiarando 2600 metri di pellicola, ma il 18 marzo viene respinto per la proiezione in pubblico. Firma il decreto il Ministero dello Spettacolo Renzo Helfer, che alla fine del 1961 si scaglierà pesantemente contro Pasolini con il suo Accattone. Il 3 aprile il Corriere della Sera titola: Sequestrato a Viareggio il film "Il carabiniere", e si limita a scrivere, “Secondo voci che  circolano, il sequestro sarebbe  avvenuto su richiesta del comando dell'Arma”. Storicamente, era il primo film dove un carabiniere era protagonista, e l’argomento era troppo delicato per passar inosservato: le divise e le fiamme sul berretto non dovevano essere derise, e la storia raccontava di un giovane carabiniere che fa una figuraccia che si porta appresso un ex brigadiere, radiato dall’Arma perché colpevole di essersi rubato delle coperte previste per gli alloggi in caserma.. La produzione cerca una soluzione e chiede una nuova revisione. 



Il 15 giugno 1961, sono presenti ad una proiezione Helfer, la commissione al completo, e, come rappresentante del Ministero dell'Interno, il Dottor Vincenzo Agnesina, Vice Capo della Polizia. La commissione si prude le mani con alcune scene, come quella della confessione e quella del villico che sequestra la sua fidanzata nel fienile. La sequenza rispecchiava fedelmente le faide familiari tra la gente semplice di campagna, ma la censura impose la modifica di alcune battute:

Rita: "No, Lazzaro, no, così non voglio, io, no, no, lasciami, Lazzaro lasciami"
Lazzaro: "Tu m'hai detto che nun so bono a gnente eh! e mo te lo faccio vedè io"
Rita: "Lazzaro! Ti prego! ah così roviniamo tutto, non l capisci?"
Lazzaro: "Ci ho pensato!E' l'unica maniera Ritarè!".


Nel film, la minaccia di compromettere la ragazza è decisamente più velata anche se rimane chiara. E inoltre: la scena che si svolge nell'interno del casale assediato, tra Rita e Lazzaro, deve iniziare con l'ingresso di Manfredi nella stalla o con la battuta di Lazzaro: “M’hanno voluto fa incattivì peggio pe loro” e deve terminare con l'uscita di Lazzaro arrestato dal brigadiere (Peppino De Filippo). Detta scena deve essere di complessivi mt. 72.
Al doppiaggio viene richiesto di modificare altre battute:

Letizia: “Non ha combinato niente lui e non vuole far combinare niente agli altri”.

“Buongiorno Signora!”
Letizia: “Prego, Signorina, e lei lo dovrebbe sapere!”


Maniscalco: “Io ai cavalli gli guardo il culo e non la faccia!” (e il “culo” viene coperto da un nitrito del cavallo).
 
Tuttavia, il Vice Capo della Polizia non è d’accordo. Non è questione di qualche parolaccia o di due villici sporcaccioni, ma di altro. Si legge: “…nel suo complesso, permane lesivo del prestigio di una Istituzione dello Stato e fa presente quanto segue: 1) - la lieve modifica del titolo originario "Il carabiniere" accentua e non sminuisce la ridicolarizzazione del personaggio principale, militare dell'Arma Benemerita, in quanto i carabinieri dei reparti a cavallo fanno parte di una "specialità", i cui componenti sono sottoposti a selezione ed addestramento ancor più rigorosi; 2) – l’eliminazione della scena della confessione e le modifiche di altre due scene, che si propongono in questa sede, non valgono ad impedire che le figure e le azioni dei protagonisti – l’uno, carabiniere scelto, in servizio attivo, e l'altro, sottoufficiale dell’Arma, collocato in pensione a seguito di furto di oggetti di casermaggio - si riflettano, nel loro complesso negativamente, sul prestigio e sulla dignità dell’Arma dei Carabinieri”. E imperterrito chiedeva la conferma del primo giudizio della Commissione, vietando la proiezione in pubblico.
la brochure col titolo originale
La proiezione si scalda, e si decide di togliere tutte le sequenze dove viene (apparentemente) offesa la divisa, e il film viene accorciato di 200 metri di pellicola, circa 8 minuti di film buttati sul pavimento della moviola, per un totale di ben 19 tagli. Saltano così alcuni bambini che deridono Franco, carabiniere a cavallo, o lui che viene ripreso dalla cinepresa con la testa che ritmicamente va su e giù, con effetto comico, tutta una sequenza dove Franco viene convocato a rapporto per una spiata che un commilitone ha fatto i superiori, dove il capitano interroga Franco e un suo commilitone a proposito della fidanzata di quest’ultimo che in realtà afferma Franco è “fidanzata dell’intero squadrone”, o sempre lui che si lamenta perché gli è sparita la roba in camerata, esclamando, “Meno male che siamo in caserma di carabinieri, figuriamoci se stavamo a Regina Coeli!”. Viene pesantemente accorciata la scena della confessione con Don Roberto (interpretato da Luciano Salce), specie quando il parroco prende in giro Franco che in dieci anni di fidanzamento non ha mai tradito la sua ragazza e gli consiglia di non sposarsi, che tanto ci sono molte ragazze in giro. Oppure il collega Renato (interpretato da Arena) che si congratula scherzosamente con Franco dicendogli, “Da domani c’è un cornuto in più”; l’ex brigadiere Tarquinio che da del cretino a Franco per essersi fatto rubare il cavallo; qualche “culo” di troppo, le già citate battute delle scene nel casale, fino a Letizia in “baby doll” nella scena finale, circa 14 metri che saltano così, rinchiusi in una scatoletta finita chissà dove.
 
Lizzani, per cercare un ulteriore compromesso, cambia il titolo specificando che il Carabiniere è “A cavallo”, cambiando goffamente manifesti e trailer (ma la brochure è rimasta col titolo originale), e viene così approvato per il nulla osta il 15 giugno.
Il 29 luglio, partecipa al Festival Internazionale del Film Comico e Umoristico di Bordighera , e ottiene come premio speciale la “Targa d’oro”. Il 31 agosto finalmente esce nelle sale.
La critica lo tratta con sufficienza. Il Corriere della sera, si è divertito: “Una indovinata  sceneggiatura di Scola e Maccari, fertile di trovate e di invenzioni e abbondantemente innaffiata di battute imbroccate. Qualche volta la pellicola va fuori tema, come nell’episodio dell’energumeno nella fattoria, ma  anche questi capitoli si salvano grazie alla rapidità e scioltezza dell’esecuzione. Nino Manfredi ha in quest’occasione  incontrato il personaggio che gli si addice e Peppino De Filippo gli dà la replica con la sua nota bravura”. Invece buio per La notte: “Il film certamente diverte in più di un punto: ma non oseremmo proprio darne il merito alla regia e meno ancora agli sceneggiatori. È un film su misura per permettere a Nino Manfredi di sfruttare ancora una volta la nota macchietta del ciociaro: e Manfredi lo fa con ineccepibile mestiere, coadiuvato del resto da un ottimo Peppino de Filippo. Ma basta la bravura di due attori e qualche battuta divertente per mettere insieme un film comico?”. 
Lo stesso Manfredi, imprigionato in un contratto con De Laurentiis che stava cominciando ad andargli stretto, non ricordava l’operazione con affetto: “Era un film di cui non mi importava niente, un film minore, fatto con un Lizzani che con un film comico come questo aveva ben poco a che fare. Eppure aveva dei collaboratori incredibili: Di Venanzo, Scola, Maccari, Gherardi, tutti per fare un filmetto; mi sembrava una presa in giro; tutti infatti lo fecero non con la mano sinistra ma con il piede sinistro”.
Tutto sommato, anche se non graffia come gli sceneggiatori avrebbero voluto, e l’arma dei carabinieri ha sopportato film ben peggiori di questo, le ambizioni satiriche in parte stravolte dalla censura sono comunque godibili ancora oggi, e se vi dovesse capitare di vederlo, mi ringrazierete.

domenica 14 gennaio 2018

Ritrovato Stanlio detenuto

Una piacevole notizia che farà gioire molti fan di Laurel e Hardy, e del cinema muto in particolare: dopo che per molti anni era circolata una copia incompleta, sono state ritrovate le scene mancanti di un film girato da Stan Laurel nel 1924, Detained. La scoperta è stata fatta dal Frisian Film Archive di Leeuwarden, Capitale europea della cultura per il 2018, e l’archivio olandese lo ha reso disponibile per intero sul loro canale YouTube.  

Questa comica faceva parte di un grosso progetto di digitalizzazione di pellicole al nitrato dove l’archivio Frisian Film è coinvolto, e dopo aver individuato di quale film si trattasse, hanno inviato la “pizza” alla Lobster Films di Parigi per il restauro dalla pellicola in 35MM, con didascalie in olandese. In verità, questo cortometraggio era finito nell’archivio già da molti anni, dal 2007 per essere precisi, quando un collezionista locale di Leeuwarden di nome Dirk Swierstra aveva donato una parte della sua raccolta, come egli stesso ha raccontato proveniente da un laboratorio fotografico della città: questo negozio, appartenente alla famiglia Van Kampen, aveva acquistato decine di film in 35mm con lo scopo di proiettarli al pubblico, ma quando l’attività venne chiusa negli anni Settanta, queste pellicole erano rimaste nel magazzino del negozio. Il caso ha poi voluto che Dirk Swierstra, amico della famiglia Van Kampen, ha donato la collezione di film alla Frisian Film, senza immaginare di trovare un film muto di Stan Laurel, fino ad allora incompleto. 

Il film venne girato nel febbraio del 1924, quando Stan Laurel, ancora senza Oliver Hardy, si era messo in affari con un produttore di nome Joe Rock: assieme girarono un ciclo di dodici comiche fra il ’24 e il 1925 intitolato semplicemente “Stan Laurel Comedies” e che ebbe un notevole successo, il massimo raggiunto da Stan solista. Detained, il primo girato di questa serie, è oggi di pubblico dominio, anche perché quando uscì nelle sale non fu registrato al copyright,  probabilmente perché si trattava di un film pilota. Le scene che erano andate perdute erano quelle centrali, dove Stanley era alle prese con il tecnico della sedia elettrica,e finisce poi sulla forca, con il collo che con una gag surreale si allunga a dismisura – una tipica gag dello Stan Laurel prima maniera, ma che verrà riutilizzata molti anni dopo nel film di Stanlio e Ollio Way Out West (I fanciulli del west, 1937).  

Curiosamente, altre gag ritrovate in questa copia saranno usate da Stan quando farà coppia con Oliver, come nella comica sempre a tema carcerario The Second Hundred Years (I due galeotti, 1927), inclusa la fuga dei due prigionieri che finisce malauguratamente nell’ufficio del direttore del carcere; i più esperti noteranno che erano tematiche che Stan aveva già affrontato, sempre in coppia ma stavolta con Larry Semon (il quasi dimenticato Ridolini), nel film Frauds and Frenzies (Ridolini e Stanlio al bagno penale, 1918), l’unico fra i pochi girati insieme che erano quasi alla pari di una vera coppia comica.
Detained, nella sua interezza, rimane un film bizzarro, con qualche movimento divertente (le guardie che per natale infilano nella calza dei prigionieri un piccone per spaccare le pietre), e a tratti davvero surreale (il tecnico che muore sulla sedia elettrica, e va in cielo strimpellando un’arpa), ma personalmente non ho mai digerito molto lo “Stanlio” prima maniera – rideva eccessivamente, e la sua personalità assomigliava troppo a quella di Chaplin – anche se Detained contiene uno dei primi pianti isterici di Stan, un manierismo che diventerà parte integrante dello “Stanlio” che conosciamo.
Ed ecco il film, nella copia più integrale oggi disponibile.