Nell’evento mediatico che in questi giorni sta interessando Marilyn Monroe (cinquant’anni dalla scomparsa), c’è poco spazio per ricordare un’artista tra i più amati di sempre, scomparso 55 anni fa lasciando un buco senza eguali, seppur la sua morte sia passata un po’ in secondo piano perché successa nel 1957, anno che si portò via artisti come Humphrey Bogart e Erich von Stroheim, e la morale è sempre quella, a chi vuoi che importi quando un comico scompare per sempre? Ma la morte di Oliver Hardy, datata 7 agosto, sembrò cambiare la prospettiva dei noiosi critici verso i comici del passato, sui quali si alzò un polverone di giubilo e nostalgia, come spesso accade. Morto Ollio, l’epoca d’oro della commedia americana chiuse la sua saga, ormai finita nel dimenticatoio assieme ai suoi protagonisti, anziani e sovrappeso, ma indelebili nella mente dei spettatori: fu la televisione a ridare ai grandi comici la popolarità immensa che avevano ai bei tempi, e Stanlio e Ollio furono quelli più ritrasmessi, seppur a “pezzi” (esigenze di palinsesto, pubblicità, addetti al montaggio con le forbici da sarto), rimanendo ancora oggi – e sono passati ottantacinque anni dal loro primo film! – i comici del passato ancora amati dai bambini e non solo. Hardy, che tutti gli amici e colleghi chiamavano “Babe”, soprannome che gli si addiceva perfettamente (con quella faccia tonda, gioviale, da bambino), se ne andò a soli sessantacinque anni e aveva, come si dice ad uno che sta male, finito di soffrire: sovrappeso tutta una vita, era arrivato a pesare la metà per via di alcune cure dimagranti che non gli avevano giovato al cuore che, già malandato da grasso, fece le bizze da magro: dopo un anno da invalido e infermo a letto, finì appunto di soffrire dividendosi dal suo storico amico e partner da venticinque anni Stan Laurel, il magro Stanlio, scioccato dalla morte del suo compagno tanto da evitare il funerale, più che altro per divieto medico. Sarebbe stato troppo per lui.
Ma di Laurel e Hardy non possiamo sempre ricordare i momenti finali, brutti e dalla salute vacillante, non proprio solitari come scrisse Osvaldo Soriano, dovremmo entrare nell’ottica che i comici non muoiono mai, e, spiace per la Monroe, sono gli attori più amati e ricordati. E il successo avuto in vita da Stanlio e Ollio venne definito fuori dal comune, immediato, clamoroso e che spopolò in tutto il mondo: all’apice del successo, nel 1932, cercarono di farsi una vacanza insieme nella vecchia Europa, loro che si frequentavano pochissimo fuori dal set (così diversi nelle loro abitudini e stili di vita, uno che viveva per lavoro, Stan, sì, lo scemo sullo schermo, e l’altro tutto mondano e un po’ donnaiolo, cuoco e stregato dalle corse per i cavalli e per le carte), ma non riuscivano a fare una passeggiata senza essere assaliti dai fan; quando erano sul viale del tramonto, non era cambiato granché, quando scesero alla Stazione Termini di Roma, nel 1950, furono portati a spalla in mezzo ad una folla incredibile. Genuini attori e persone semplici, Laurel e Hardy sono sempre rimasti candidamente sorpresi dal delirio che creavano nei loro fan. Eppure la loro è stata una formula semplice, uno comanda l’altro segue, uno è sciocco l’altro peggio, cercano di fare i bravi ragazzi ma combinano solo una miriade di guai, cercano di mantenere un’aria dignitosa quando sono ingenui e rozzi, tengono molto al loro nome e, se calpestati, reagiscono con calma con la tecnica dell’occhio per occhio, distruggendo tutto, loro così opposti fisicamente quanto complementari, impossibile pensarli divisi. Loro hanno formato l’archetipo della coppia comica, il modello per chi è venuto dopo di loro, in uno stile da fumetto unico del suo genere. A torto si crede che formassero la coppia classica comico e spalla, quando in realtà Stanlio e Ollio erano entrambi comici, anche perché con quelle facce potevano essere solo comici. Facevano ridere solo a guardarli. La forza distruttiva e il potenziale comico dei loro film, funziona ancora oggi, a dimostrazione che il triste destino di un comico è quello di avere un pubblico, ma forse sarebbe meglio dire una critica miope e rompicoglioni, che s’accorge di quanto fosse irripetibile da morto.
ch dire unici...irripetibili...
RispondiEliminaMi piacerebbe dare un po'di spazio e un ricordo a quegli attori che si sono fatti ricordare nelle scene dei due grandi Stanlio e Ollio. Quelli come il carcerato pericoloso scappato dalla prigione che alla fine del film accartoccia le gambe e braccia dei due comici. Grande e grosso con la faccia da cattivo. Qualcuno conosce il nome? Grazie
RispondiEliminaCiao Maurizio, il titolo di cui parli è un film del 1934: il titolo originale è "Going Bye-Bye", titolo italiano, "Andando a spasso".
RispondiEliminaSaluti