Oggi esce nelle sale Stanlio e Ollio, il film di Jon
S. Baird con Steve Coogan e John C. Reilly che ripercorre, in due flashback, la
vita di Stan Laurel e Oliver Hardy. Ma attenzione, non giudicatelo come un film
biografico vero e proprio, inizia nel 1937, quando Stanlio e Ollio erano già
all’apice del successo, e fa un balzo di sedici anni, nel 1953, dove i due,
stanchi e invecchiati, sbarcano in Inghilterra per intraprendere un tour
teatrale incerto, e con la speranza di realizzare una parodia di “Robin Hood”.
Non è quindi un racconto completo della loro storia – com’era, per esempio,
Chaplin (1992) di Richard
Attenborough – e ci sono diverse licenze artistiche che ai puristi
potrebbero non piacere. Ma è un film bello, divertente e commovente, e che
personalmente aspettavo di vedere da una vita. A volte i miracoli succedono,
pur se c’è da chiedersi: perché fare un film semi biografico su Stanlio e
Ollio? È da considerarsi come un omaggio, scritto con intelligenza da Jeff
Pope, necessario a far riscoprire quanto fossero grandi Stan e Babe anche nella
vita reale.
Steve Coogan e John C. Reilly sono stupefacenti nei
panni di Stan e Oliver, aiutati da uno straordinario make-up, e da un lavoro
meticoloso di preparazione: Coogan ad esempio ha ascoltato molte registrazioni
al telefono di Stan Laurel, mentre Reilly ha visto qualsiasi cosa che ha girato
Hardy, letto le lettere che scrisse alla moglie, per cogliere il lato romantico
di un uomo che ha sempre vissuto con disagio il problema del peso ma, come
diceva lo stesso Babe, “Cerco sempre di camminare con leggerezza. Non mi piace
vedere gli uomini grassi barcollare in giro; non ce n’è alcun bisogno.
Ho sempre amato ballare e penso che sia per questo motivo che ho imparato a
camminare con agilità”.
“Stan & Ollie”, utilizza parte della vita di
Laurel e Hardy per raccontare la loro amicizia e il rapporto che avevano con il
proprio lavoro, già di per sé molto curioso, come lo stesso Stan Laurel aveva detto
al suo biografo John McCabe: “Sembravamo capirci l’un l’altro nel profondo. È
singolare come non ci conoscessimo davvero personalmente fino a quando non
abbiamo iniziato la tournée insieme. Quando giravamo i film, si trattava di
fare un mestiere, sebbene fosse divertente. Ci vedevamo raramente tra un film e
l’altro. La sua vita fuori dagli Studi cinematografici era dedicata allo sport,
e la mia era fondamentalmente fatta tutta di lavoro… anche dopo che era finito.
Mi piaceva montare e tagliare le pellicole, mentre lui non ne aveva alcun
interesse. Ma qualsiasi cosa facessi, lui era sempre d’accordo con me. Non c’è
mai stato un litigio tra noi, mai”.
Oltre
alla loro amicizia, si parla della loro famiglia, le due mogli così diverse e
esigenti (il mondo femminile ha sempre avuto un ruolo fondamentale e burrascoso
nella loro vita), la loro carriera, con un produttore che li ha lanciati in
coppia ma li tiene a secco di soldi (Hal Roach, anche se in verità il motivo
dei disaccordi fra lui e Stan era sulla scelta delle storie da girare; sul
libro paga, lo stesso Stan ha sempre ammesso di essere stato pagato bene), il
successo che non c’è più (nella realtà, non era il 1953 ma il 1947 il primo
anno dei loro tour, ne seguirono altri due, nel ’52 e poi nel ’53: in tutti e
tre casi, ebbero sempre un notevole successo di pubblico; il film fa corretto riferimento
al loro declino cinematografico, sorpassati da Gianni e Pinotto, e con la persa
fiducia dei produttori – la storia del film mancato “Robin Hood” è vera, pur se
risale al ’47), ma soprattutto l’affetto del pubblico, motivo per cui loro,
ultrasessantenni, nel momento in cui si sentono soli e superati, trovano
l’ultimo grande applauso per l’inchino finale. Uniti ancora, come due piselli
in un baccello.
Girato
nella primavera del 2017, è stato proiettato in anteprima mondiale nell’ottobre
2018, prima al BFI Film Festival di Londra, e alla Festa del cinema di Roma, ed
è uscito in America il 28 dicembre 2018. Ha avuto un notevole successo in
patria, dove ha incassato 10 milioni di sterline, e raccolto molte recensioni
positive, tanto da ottenere il certificato “Fresh” dal sito Rotten Tomatoes
(con una approvazione del 93%). Nonostante alcune prestigiose nomination, il
film non ha avuto premi, ed è stato scandalosamente dimenticato agli Oscar.
Oggi che esce in Italia, è già disponibile in home-video in America.
Sulla
questione del doppiaggio, mi sento di dire di aver letto tante cretinate, al di
là delle legittime opinioni. Dico solo di esser d’accordo sulla scelta di far
parlare i bravissimi Coogan e Reilly, nei momenti cui citano con notevoli
sfumature i personaggi, con le “voci” tipiche di Stanlio e Ollio, così come le
conosciamo da 80 anni. I doppiatori sono Angelo Maggi e Simone Mori, bravissimi
come sempre, che hanno questo compito difficile di non far rimpiangere le voci
storiche ma, in questo caso, non era questo l’obiettivo principale.
Andate
a vedere Stanlio e Ollio, vi farete un regalo.
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