venerdì 11 maggio 2018

Quando Bill Murray chiese scusa

Torno nuovamente a parlare del Saturday Night Live per portare alla luce uno fra gli episodi più curiosi mai registrati – anzi, in diretta – nella storia del programma. Come è scritto nel titolo, accadde che Bill Murray si ritrovò a chiedere scusa agli spettatori, non per una battuta o uno sketch offensivo, ma perché non si sentiva divertente. Al di là dell’incredibile umiltà che raramente sarà imitata da altri attori comici e dallo stesso Murray, vi invito a leggere cosa ho scoperto dietro questa “chiacchiera” fra lui e il pubblico perché se già lo amate senza eguali come il sottoscritto, troverete una vera ammirazione e astuzia nei suoi confronti. 

Il background in questo caso è fondamentale: Bill Murray, nativo di Chicago come quella peste di John Belushi, era stato nel maggior teatro di improvvisazione chiamato Second City a cominciare dal 1973, nella stessa settimana in cui anche John Candy entrò a farne parte. Leggenda vuole che reagì ad uno spettatore ubriaco che disturbava un suo sketch saltando dal palco per spezzargli un braccio. Successivamente entrò nel cast de The National Lampoon Radio Hour, uno show radiofonico prodotto dallo staff della rivista National Lampoon, assieme a John Belushi, Chevy Chase, Bill Murray, John DeBella, Gilda Radner, e Harold Ramis (da novembre 1973 a dicembre 1974); questo cast, ad eccezione di Chase e Ramis, realizzare uno spettacolo teatrale intitolato The National Lampoon Show nel 1975. A ottobre, Lorne Michaels scrittura gran parte di questi attori per il suo primo show televisivo, il SNL, senza però il nostro Bill.
Curiosamente, lui, il fratello Brian Doyle-Murray e Christopher Guest, erano nel cast di un altro Saturday Night Live, quello con Howard Cosell, che fu diretto concorrente sulla ABC per circa qualche mese, per poi essere cancellato a gennaio del 1976 dopo 18 episodi per i bassi ascolti registrati. Anche se andavano ad orari differenti (quello di Cosell alle 20:30, l’altro alle 23:30), appena venne cancellato la prima cosa che fece Michaels fu cambiare il titolo: così da NBC's Saturday Night diventò Saturday Night Live. Provvisoriamente disoccupato, il nostro Bill approfittò di un cambio di attori avvenuto all’inizio della seconda stagione del SNL: l’amato-odiato Chevy Chase aveva mollato la baracca per il richiamo di Hollywood, e John Belushi si proclamò capo comico chiamando Murray per unirlo al cast. 
Bill oscurato da Belushi e Aykroyd

Tuttavia, nonostante tutta la gavetta alle spalle e il grande talento, la voglia di emergere fu tarpata dalle presenze giganti del vecchio cast, Belushi e Danny in prima linea. Doveva scalciare di fronte alle ostilità dei suoi colleghi e in parte dello staff scrittori.
La prima puntata con Bill Murray è datata 15 gennaio 1977, e con poco incoraggiamento gli fu data la parte di un vecchio. Nelle puntate successive, è evidente il poco spazio che gli venne dato, imprigionato com’era nella parte del “secondo sbirro”: al di là del significato nel gergo teatrale pari ad un attore utilizzato per parti molto secondarie, Murray veramente fece il secondo sbirro in alcuni sketch.
Nella terza puntata dove appare, condotta da Fran Tarkenton, è praticamente la spalla di Dan Aykroyd, ma nel senso proprio alla sua destra, senza dir granché. Ad esempio, nello sketch “Alsatian Restaurant”, una coppia (Bill Murray, Jane Curtin) si gode la cena in un ristorante esclusivo gestito da Victor (Dan Aykroyd), sua moglie Ellen (Gilda Radner) e la loro figlia Francine (Laraine Newman), ma una faida interna fra di loro fa degenerare la situazione. In questo sketch, è la famiglia il vero perno comico. Quando la moglie accoltella Victor infilando il conto nel coltello, Bill lo prende e commenta, “Ehi, non è andata così male dopo tutto”.
Bullismo
Quando è la volta di Steve Martin a presentare il programma, la sua presenza schiaccia tutti, figuriamoci il novellino Bill. Nel primo sketch, Bill fa il bullo negli spogliatoi perché pensa che Martin si sia montato la testa. Lui sta al gioco e si fa quasi rompere un dito da Belushi mentre lui prova ad esclamare “Live, from New York!”.
A distanza di anni, così ricorda lo stesso Bill:
 “Feci tre puntate come una specie di prova. Penso che mi avessero preso proprio per tre puntate. Ormai ero nello show da un po’ di tempo ma ero come incastrato in quel ruolo. Ero lì, in un certo senso mi avevano assunto, mi pagavano, ma non riuscivo a venirne fuori. Ad un certo punto devi andare oltre, devi farti notare dal pubblico. Gli spettatori devono riuscire a capirti vedere un po’ che tipo sei ma da secondo sbirro non ne hai l’opportunità. Pensai di rivolgermi direttamente al pubblico, e quel giorno, quando arrivai lavoro, Lorne mi disse: “Sai, penso che dovresti provare un approccio diretto al pubblico”. Scrissi un discorso abbastanza divertente, non troppo ambizioso. Ci misi un pizzico di umiltà e qualche battuta, e credo che la combinazione di queste due cose abbia come rotto il ghiaccio fra me e gli spettatori. Il pubblico deve avere pensato: ‘Va bene, d’accordo, questo tipo e divertente. Mi ha fatto ridere con quel ‘sto morendo qui’. Ho visto molti attori fare la stessa cosa, tentare un approccio diretto al pubblico e fallire miseramente. Il fatto di averci provato e di essere riuscito a far ridere alleggerito la pressione. Mi fece sentire bene. Fu una specie di svolta, un momento di passaggio”.
La svolta lo portò in breve tempo – non immediatamente, ad essere onesti – a ruoli e personaggi più importanti. Quando il cast iniziò la terza stagione, era già nell’olimpo delle star televisive.
Ed eccolo qui sotto il famoso momento, datato 19 marzo 1977, dove Murray promise di essere più divertente.

Tranquilli, ecco la traduzione (con la collaborazione di Chiara Mauli):

Ciao, sono Bill Murray. Potete chiamarmi "Billy" ma, da queste parti, tutti mi chiamano "Il tizio nuovo". Voglio ringraziare il produttore, Lorne Michaels, per avermi invitato a parlare direttamente con voi. Vedete, sono un po' preoccupato. Non penso che continuerò questo show. Sono un ragazzo divertente ma nello show non lo sono affatto. I miei amici dicono: “Come mai ti danno tutte quelle parti che non sono divertenti?". Beh, non è il materiale. Sono io.
Non è che non sono divertente, non lo sono nei momenti giusti. Onestamente. Prima potevo esserlo quando mi pareva ma ora, da professionista, devo imparare quando scegliere il momento. Questa mattina sono andato a prendere il bucato e il ragazzo del posto mi dice, “Sai ogni volta che vieni qui dici sempre qualcosa di divertente, ma poi ti ho visto nello show e facevi schifo”. Mi ha fatto male, mi ha distrutto completamente la fiducia.
Venerdì scorso sono andato ad una festa con Danny [Aykroyd]. Lì c'era una ragazza molto carina sulla quale volevo fare colpo e, uhu, io sono un animale da festa. Sono stato davvero divertente. Danny non ha parlato. Si è conservato per dopo. Lei mi ha detto: “Sei così divertente! Vorrei avere un registratore!" Beh, avrei voluto anche io che ce l'avesse, sapete? Il sabato sera, dopo lo show, quando è andata a casa con Dan, gliel'avrei fatta riascoltare la registrazione...
Ora, quello che sto chiedendo è il vostro sostegno. Ho ricevuto delle belle lettere da vecchi amici e persone a cui devo dei soldi. Ma, da voi gente, non sento nulla. Non sto chiedendo lettere ma - lo so che sembra banale - supporto. [leggera pausa] Sono cattolico. [applauso] Sono uno di nove figli. [snocciola rapidamente i nomi] Ed, Brian, Nancy, Peggy, Laura, Andy, John e Joel. Posso dirlo più velocemente ma volevo che tutti sentissero i loro nomi. Sono cresciuto a Wilmette, nell'Illinois, una piccola città mineraria, a nord di Chicago. Questo mi ricorda qualcosa di divertente. Mio padre è morto quando avevo diciassette anni. No, non è quello che è stato divertente. Lui era divertente. La gente mi ha sempre detto "Non crescerai mai per essere divertente come tuo padre". E, ora, non è nei paraggi a vedermi a non essere divertente come lui. Mia sorella Nancy è una suora. Mia madre lavora per sostenere la famiglia. Ma tutto questo per il succo della questione. Non vi interessa se hanno bisogno o meno dei soldi che faccio.
Quello di cui sto parlando è tra voi e me. Se potessi vederlo nel vostro cuore ridere ogni volta che dico qualcosa. Non mi interessa cosa sia. Oppure, se non puoi ridere, pensa alla mia famiglia ... e al padre che non ho mai avuto modo di conoscere. ... Se so che sei dalla mia parte, ti farò ridere così forte, dovrai tenere i fianchi per non tirarti un muscolo o strapparti una cartilagine. Tocca a voi. Si voi. Ora, non voglio lettere. Voglio solo farlo come un Non pronto per la Prima Serata. Quando ciò sarà fatto, sarò in grado di stare qui un sabato sera, nel mezzo del Rockefeller Plaza, New York, New York, uno-oh-oh-due-oh ... e dire, [guardando verso il cielo] "Papà? L'ho fatto". [alla telecamera, con un sorriso] A lui piacerebbe.


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