sabato 5 maggio 2018

L'ultima puntata del Saturday Night Live

Il 25 maggio 1979 il programma comico più famoso in America concludeva la sua quarta stagione con un cast di talenti irripetibile: il Saturday Night Live andò in onda per l’ultima volta con i Not Ready for Prime Time Players al completo.
Si erano auto definiti così, Gli attori non pronti per la prima serata, come provocazione nei confronti degli show classici americani, e per rispettare il format che lo stesso SNL si era deciso da solo: in diretta, e solo nella seconda serata del sabato. 
Nel 1975 il produttore e “papà” dello show, Lorne Michaels (ancora oggi al timone), aveva raggruppato i maggiori giovani talenti comici di quegli anni, sopratutto quelli che si erano formati al “Second City” di Chicago, e  avevano continuato a lavorare insieme con le produzioni radiofoniche e teatrali del “National Lampoon”. Dan Aykroyd e John Belushi, ad esempio, si erano formati al Second City separatamente (Dan nella succursale canadese, John in quella principale di Chicago), per poi iniziare a lavorare assieme nello show; Bill Murray, che arriverà al SNL alla seconda stagione nel 1977, anche lui era stato a Chicago ma è con il “National Lampoon” radiofonico che iniziò a lavorare con Belushi, Gilda Radner, Harold Ramis etc. Michaels, in poche parole, scelse il meglio.
 
Un team da brividi: Jane Newman, John Belushi, Jane Curtin, Gilda Radner, Dan Aykroyd, Garrett Morris, e Chevy Chase, poi sostituito da Bill Murray. Importante da ricordare che erano tutti comici impegnati anche nella scrittura, per quanto esistesse uno staff autori che a loro volta finivano davanti la telecamera: Al Franken, Tom Davis, Michael O’Donoghue.
Invariato il format: il presentatore cambia ad ogni puntata ha un suo monologo iniziale, e partecipa agli sketch con il cast originale, per poi concludere con un ospite musicale.
Il successo del programma era subito esplosofin dalle prime puntate, anche se il programma nella prima stagione era diverso da come lo conosciamo oggi (chissà quanti voi ricorderanno che persino i Muppet erano parte del cast!), e alcuni personaggi, se avevano avuto successo, tornavano spesso nelle puntate successive. E quasi sempre colpivano il segno: Belushi ad esempio sfruttò parecchio il personaggio del Samurai armato di spada e grugando una lingua incomprensibile alle prese con i mestieri più improbabili; Aykroyd diventò famoso per l’imitazione di Richard Nixon, oltre ad altri personaggi memorabili che ha interpretato (da ricordare in coppia con Steve Martin nei panni dei fratelli Festrunk, due immigrati polacchi che si muovono esageratamente cercando di rimorchiare); Gilda Radner, talento incredibile oggi dimenticato, era esilarante nei panni della eccessiva Roseanne Roseannadanna; Bill Murray segnò le antologie del SNL con il crooner cafone Nick, ma si fece notare in tutte le sue caratterizzazioni. Il massimo impegno che il cast diede era richiesto per quasi tutta la settimana lavorativa, fra scrittura, prove di lettura e di costume e quella generale, il venerdì pomeriggio, forse l’unico momento di sole che godevano, visto che erano abituati a lavorare di notte, fra prove e il live del sabato.
Diventò velocemente il fenomeno culturale del momento. Non esagero e cito una frase storica dell'epoca, il primo cast del SNL venne definito "I Beatles della comicità".
Fra stress e adrenalina, molti di loro cercarono valvole di sfogo e di ricarica, e siccome la Redbull non esisteva ancora, la cocaina veniva portata negli uffici della NBC assieme al giornale e i cornetti. Quando la puntata era conclusa, nelle loro vene scorreva ancora l’eccitazione e per trovare lo sfogo decisero – sembra leggenda, ma fu così – di aprirsi un locale battezzato Blues Bar. Un posto incredibile – non proprio il massimo della pulizia, sembra – ma assolutamente privato, fra amici e colleghi, dove era possibile rilassarsi, bere e sentire e suonare musica blues. Se vi state chiedendo se questo centri qualcosa con i Blues Brothers avete fatto bingo. Dan e John avevano stretto subito amicizia condividendo la loro passione in comune della musica jazz e blues, e il passo di salire sul palco per cantare fu spontaneo. Iniziò per gioco, poi chiesero di partecipare al SNL vestiti da cantanti blues – abito nero, occhiali neri – come ospiti musicali, presentandosi come i fratelli Blues, e ottenuto successo arrivarono i concerti, i dischi e poi il film che tutti conoscono.
Blues Bar. Non c’erano soldi, ma tanto da bere e solo amici: immaginate di entrare e trovarvi Robin Williams servire al banco, e Dan Aykroyd servire ai tavoli. Questo succedeva.
Tutta questa evoluzione portò profondi cambiamenti nelle abitudini di questi comici in erba – gioco di parole, scusate – e quando la posta in gioco cominciò ad essere molto grossa, soprattutto con il profumo del cinema che aleggiava nelle stanze dei loro manager, il SNL diventò ingombrante. Attorno al 1978, quando i Blues Brothers debuttarono in televisione, le cose stavano prendendo una piega fastidiosa per Lorne Michaels: il suo cast spariva per fare dei film. Quando John Landis scritturò Belushi per Animal House, Lorne si incazzò parecchio, tanto da litigare con Aykroyd e vietargli di parteciparvi. Successe di nuovo con Steven Spielberg per il film 1941-Allarme a Hollywood – dove nel cast c’erano sia John che Dan – e per evitare questa pressione alla fine i due amici decisero di lasciare il programma nel maggio del 1979. In quel periodo, Dan e John Landis aveva già iniziato il copione dei Blues Brothers, ed agosto avrebbero iniziato le riprese.
Lorne in parte la prese con filosofia. Fece spallucce. Murray sembra che rimase male, rimasto praticamente da solo fra la cricca del Blues Bar. Ma ormai John Belushi aveva preso con sé l’amico fraterno Dan per la loro missione per conto di Dio, e prima o poi anche Murray avrebbe spiccato il volo (e anche qui, per una serie di eventi e personaggi che si incastrano nella loro storia: i primi film li girò con Ivan Reitman, che aveva diretto lo spettacolo teatrale del National Lampoon, e assieme a Harold Ramis, che aveva conosciuto al Second City). È curioso, ma la successiva stagione che si sarebbe conclusa nel 1980 spazzò via ogni ricordo storico: Lorne Michaels lasciò il programma, e cambiò praticamente tutto. Anche se le successive gestioni si faranno notare per aver sfornato talenti come Eddie Murphy, il SNL più volte rischierà di chiudere i battenti, per le critiche ricevute e i bassi ascolti. Saranno necessari cinque anni, e il ritorno di Michaels, per resuscitare quello che i giornali avevano già battezzato il Saturday Night Dead.
Ancora oggi, giunto alla 43esima Stagione, va fortissimo e ha i maggiori comici del paese. 
Oggi mi sono rivisto l’ultima puntata dove c’è tutto il cast originale, andata in onda il 25 maggio 1979. Conduceva Buck Henry, attore e regista, noto per aver diretto Il paradiso può attendere, con Warren Beatty. Nell’insieme è una puntata senza infamia e senza lode, in una stagione che aveva vantato momenti migliori e ospiti incredibili come i Rolling Stones, Steve Martin, i due Monty Python Eric Idle e Michael Palin, Carrie Fisher, Walter Matthau, Kate Jackson, Frank Zappa, Milton Berle. Se avessero saputo che era l’ultima con Belushi e Aykroyd, gli scrittori avrebbero messo più impegno.
Eppure alcune cose sono ripetitive, seppur lontane a non far ridere. Belushi interpretava per l’ultima volta il Samurai, stavolta assurdo pasticcere, come sempre spalleggiato da Buck Henry. Aykroyd riportava Nixon disturbato dalla visione di un tv-movie sullo scandalo che lo vide coinvolto. “Lo Zio Roy” vedeva nuovamente Buck nei panni dello zio sporcaccione e pedofilo alle prese con le loro ingenue nipoti. E infine l’ultimo sketch del ristorante Olympia Cafe – quello dove tutti gridano Cheeseburger! – dove Pete, il proprietario greco interpretato da John Belushi, cerca di imbrogliare l’agente di assicurazioni venuta in loco per valutare i danni causati da un incendio che ha distrutto il locale, interpretata da Jane Curtin.
La donna legge la lista dei danni, compilata da Pete:

Jane: Cinquecento dollari di tovaglioli di carta distrutti nell'incendio?
Belushi: Era una fornitura di due anni, sai, li abbiamo persi tutti.
Jane: Duecento dollari per una foto di Spiro Agnew?
Belushi: Era autografata!
Jane: Oh, ok. Uh ... Non vedo nessun oggetto personale qui. Hai perso qualcosa come, uh, oh, ombrelli o mazze da golf o qualcosa del genere?
Belushi: Sì!
Jane: cosa?
Belushi: Uh ... mazze da golf.
Jane: mazze da golf?
Belushi: Sì.
Jane: E, ehm, come valuteresti il valore delle mazze da golf?
Belushi: Uhhhh, è difficile da dire, uh ...
Jane: Duecento?
Belushi: quattro.
Jane: Quattrocento dollari? Devono essere state ottime mazze!
Belushi: Ah, sì.
Jane: Qualcuno dei suoi impiegati ha perso oggetti personali?
Belushi: Sì! Tutti! Tutti!
Jane: Tutti hanno perso qualcosa nel fuoco?
Belushi: Mm, si.
Jane: Cosa?
Belushi: Mazze da golf.
Jane: Avete tutti perso le mazze da golf nell'incendio?
Belushi: [tutti fanno un cenno col capo senza capire] Sì! Sì. Tutti. Vedi, giochiamo tutti a golf insieme, sai, è per questo che dobbiamo tenerle qui.

Quando Jane viene a conoscenza che i dipendenti di Belushi vivono nel retro del locale, l’assicuratrice si dice rammaricata di non poterlo aiutare con il risarcimento: se i locali vengono usati come residenza, si perde la copertura.
Affranto, e dopo aver sopportato l’ennesima visita di due poliziotti scrocconi (perché la tradizione greca, dice Pete, vuole che la polizia non paghi, pena terribili sfortune), invita tutti a ballare una danza greca.
Ricorda Dan Aykroyd: “Lo stress era enorme, perché ci si preoccupava della qualità, volevi che tutto fosse perfetto, ed era una fatica pazzesca. Aggiungi poi la pompa di adrenalina. Com’è andare in combattimento, o fare lo sbirro o roba del genere. Non si può sopportare di vivere così una settimana dopo l’altra. È un gioco che poi condurre solo da giovane, non ci sono dubbi. Quando qualcosa ti riesce è una soddisfazione enorme, ma quando non riesce è tremendamente debilitante e ansiogeno”.

Quando John e Dan chiusero con la televisione, Bill Murray si ritrovò con un sacco di sketch da interpretare. Il circo avrebbe levato le tende l’anno successivo, nel maggio del 1980, portandosi con sé tutto quanto, autori cast e persino le tende delle finestre. Nessuno di loro voleva continuare con la tv, perché erano consapevoli di aver fatto il programma migliore, e desiderosi di nuove esperienze e del vero successo, uscirono dagli uffici della NBC per vedere cosa c’era là fuori, e tentarono col cinema.
Ma il loro curriculum intanto brillava delle migliori puntate del SNL mai andate in onda.


(Per chi si vuole documentare c'è un libro fondamentale: Live From New York: The Complete, Uncensored History of Saturday Night Live as Told by Its Stars, Writers, and Guests, di James Andrew Miller e Tom Shales: l'edizione italiana è a cura di Kowalski, 2004)


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