martedì 10 gennaio 2012

Quando si dice "evergreen"

Lo scriveva Ernesto G. Laura nel 1985, Stanlio e Ollio possono garantire su una immagine sempre verde grazie alla televisione. La loro filmografia è stata sterminata in tutti i modi e formati, dalle pellicole 16mm, che ancora oggi girano tra i collezionisti, ai vecchi 8 e super8mm, smerciati come droga preziosa direttamente dalle sale parrocchiali e dai noleggiatori, alle videocassette, ai dvd, ai futuri blu-ray. I loro film migliori sono stati prodotti da un indipendente, Hal Roach, che ha svenduto una buona parte negli anni ’40 a distributori indipendenti, come la Astor o la Film Classics, e poi lasciato tutta la baracca alla fine del decennio alla tv americana, per una cifra vicina al milione di dollari. Gli indipendenti hanno poi rilanciato questi film in Europa, in parte perché prima bloccati dalla Guerra e poi perché piacevano ancora: praticamente nel Vecchio Continente Stanlio e Ollio non hanno mai subito un vero declino, il pubblico andava ancora a vederli in massa mentre, ironicamente, a Hollywood non c’era più posto per loro e le poche offerte di lavoro non trovarono seguito. Con l’avvento della televisione, la riproposta massiccia dei loro film hanno fatto sì che la loro popolarità continui di generazione in generazione; in Italia, la RAI assicurò loro la messa in onda sin dai primi (se non dal primo) giorni di programmazione, tanto da realizzare un lungo documentario sulle loro vite, curato da Giancarlo Governi, al quale si deve il definitivo rilancio anche critico della loro opera. Questo sterminio, per quanto a loro vantaggio, non ha garantito una considerazione maggiore, né una cura delle loro copie: se con diverse vecchie VHS ci sono state eccezioni di copie molto buone, con il dvd in Italia c’è stato solo da piangere, sottomarche hanno rovinato il mercato con mosse imprenditoriali assurde (la ElleU, ad esempio, che ha pubblicato due edizioni di ogni film, incapace di montare l’audio italiano su una copia restaurata, come succede per ogni altro dvd), o pretese di collezionismo delle copie migliori, seppur rovinatissime (la Bibax, che andrà all’inferno, prima o poi).
Il problema principale con le copie italiane è stato proprio in questo commercio diffuso dei loro film sonori, arrivati ad oggi un po’ monchi, qua e là con vecchi tagli, a volte senza finale, o senza inizio (anche perché diverse comiche sonore vennero estrapolate dai film di montaggio, soluzione dell’epoca che andava tanto di moda per infilarli in prime visioni, assieme ai lungometraggi): necessiterebbero un restauro accurato, una ricerca delle colonne audio italiane maggiore, e nel frattempo la RAI ha dovuto mandare in onda quello che avevano in Archivio, almeno prima che esploda tutto quanto. Infilati in un contenitore antologico, “Per ridere insieme a Stanlio e Ollio”, qualche giorno prima di natale, hanno cominciato a raggiungere buoni risultati d’ascolto. Impossibile che nessuno alla RAI abbia notato questo risultato: ieri la comica “Me and My Pal” (Regalo di nozze, 1933, ripeto 1933) ha divertito 2.399.000 telespettatori, con uno share pauroso di 8,28%. Okay, venti minuti di qualità non sono difficili da riempire, ma conosco molti produttori tv che per raggiungere il quasi 9% di share sono disposti a vendere la figlia, magari qualcuno l’ha già fatto. Esiste una associazione internazionale che raccoglie i fan, gli studiosi, di Laurel e Hardy, che si chiama “Sons of the Desert”, dal 1964 un punto di riferimento per ogni appassionato della coppia, e in Italia ha le sue due sezioni, “Noi Siamo le Colonne” e “Teste Dure”. Sono persone serie che sanno rendersi disponibili per aiutare a fare un lavoro migliore. Ora, la RAI ha i risultati, che dubbi ha ancora a ripetere qualcosa di molto gradito al pubblico?

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