domenica 16 febbraio 2014

Sotto una buona stella - recensione senza sforzi

Sarebbe da chiedersi cosa sarebbe una proiezione di un film di Carlo Verdone fuori Roma, a volte, per sentire ed assaporare diversamente alcune situazioni tipiche "coatte" infilate nei suoi film, nel pubblico al di fuori dai confini laziali, e vedere se funzionano allo stesso modo. Gli incassi alti possono rispondermi senza costringermi ad andare in qualche cinema di Granarolo ma, ieri sera in sala, ho avuto modo di vedere il film con due amici, uno siciliano e l'altro milanese, mancava un toscano per far media di un film di Pieraccioni, ma bastavano ed avanzano tranquillamente. Si sono divertiti e quindi basta con le idiozie, Verdone piace in tutta Italia. Sono passati 34 anni - 34 anni! - dal suo primo film ed è l'unico - attenzione - della sua generazione di comici che vanno ancora fortissimo. Ve la ricordate la banda di "Non Stop?", era quella la nuova generazione di comici che, negli anni Ottanta, si infilarono nelle sale come divi assoluti: i vari figli della televisione del cabaret degli anni settanta (Villaggio, Montesano, Pozzetto) furono affiancati dai Nuti, Benigni, Troisi, Benvenuti, e oggi di tutta quella cucciolata di attori ormai invecchiati (e neanche poco) solo lui è ancora in continua salita e crescita. Verdone ha 64 anni e con gli occhiali è identico al padre Mario, scomparso qualche anno fa, decano degli "storici" del cinema in Italia, ormai padrone assoluto del suo cinema, ha questo grande peso sulle spalle di oltre trent'anni di successo ("Ho poca vita privata", ha detto alle Iene) e con una certa fatica si adegua ai temi quotidiani (crisi, solitudine, famiglie spezzate) con la sua solita verve comica, perché "A' ggente vole ride", ma, di questi tempi, che ti vuoi ridere? 
Con questa premessa, ieri Verdone ci ha trascinato in sala per vedere Sotto una buona stella: stella che all'inizio del film non c'è, perché gli muore l'ex moglie, i figli che non ha praticamente mai allevato gli si piombano a casa, con disperazione e nervosismo della sua compagna, perde anche il lavoro perché il presidente dell'azienda dove lavora si è rilevato un truffatore e la Guarda di Finanza fa chiudere bottega, quindi casa sua è diventato un manicomio totale e lui, pure per una età avanzata, per un attimo non crolla. Unico vero colpo di fortuna è la sua vicina di casa, che di giorno è tagliatrice di teste - licenzia per conto della sua azienda i dipendenti - e di notte, pentita delle sue azioni, cerca loro un lavoro, interpretata da Paola Cortellesi: fanno amicizia e dividono le loro sfortune. I loro personaggi uniscono così la loro vera malattia, la solitudine, e cercando di superare le difficoltà qualcosa, fra di loro, nasce.
Il sunto della trama è questa.
Quando scrissi di "Posti in piedi in paradiso", il penultimo film di Verdone, mi lamentai del trailer che aveva rovinato la sorpresa comica di alcune trovate davvero divertenti, e stavolta, nel trailer di "Sotto una buona stella", c'è una gag che nel film non c'è. Tipica di Verdone, è quando gridano, "Il fidanzato!" ai genitori della Cortellesi, anziani e un po' sordi. Più che l'effetto comico di alcune gag nel trailer, ci avevano preoccupato la fotografia usata e alcune inquadrature: il primo film di Verdone girato in digitale sembra essere una fiction di lusso, con un cast di prima categoria e una storia non banale, almeno non nello sviluppo narrativo ma, ragazzi, tra primi piani incredibili, zommate e assolvenze, possibile che non si sono accorti che il film è buio? Poca luce, troppi interni, poco cinema e troppo teatro - fosse stato girato con pochi soldi?
Be' al di là di queste considerazioni tecniche che magari al pubblico possono non interessare, ieri dicevo siamo andati in sala, e ci siamo fatti un sacco di risate. Già questo è una garanzia. Ma siamo tornati a casa con qualcos'altro: è evidente che Verdone abbia della Cortellesi - mamma mia, quanto è brava - una stima incredibile, tra l'altro non celata perché lo ha ammesso lui stesso, e insieme funzionano a meraviglia. Tornate indietro nel tempo, quante attrici che hanno lavorato con Carlo hanno avuto il senso dell'umorismo, forse due, massimo tre, mi vengono in mente Eleonora Giorgi e Veronica Pivetti, anche volendo la Ramazzotti, ma come la Cortellesi no, sono una coppia davvero perfetta. Quindi occhio che potrebbero continuare a lavorare assieme. Lei funziona, funzionano ovviamente i loro duetti (nel trailer impazza la scena del bacio, ma attenzione che quella che fa più ridere - a mia opinione - è la scena della febbre alta, alcune persone in sala strillavano dalle risate), e Verdone, nel personaggio di Federico, una brava persona al quale è crollato il mondo addosso, mette una tenerezza infinita. Il pubblico si identifica e continua a volergli bene. Bravo Carlo!
Due noti dolenti ci stanno: la regia è un pò assente, scolastica, due inquadrature giusto per i dialoghi e via, ma sinceramente se c'è una cosa che non mi è piaciuta sono gli attori di contorno. Già la commedia all'italiana è defunta perché maestri ed eredi sono defunti davvero, il vero problema è che non c'è stato cambio generazionale e nuovi punti di riferimento per questi nuovi attori - giovani - che escono dalle accademie convinti che teatro e cinema sono le stessa cosa. O magari non è quello il problema, non sono così bravi come credono di essere e finisce lì. I caratteristi di una volta non ci sono più - a meno che qualche volto coatto romano vogliamo chiamarlo caratterista - e il film si deve sempre reggere sulle spalle dei protagonisti, affannando il ritmo quando loro non sono in scena, appesantendo alcune situazioni, ma senza queste potenzialità Verdone non riesce - magari volutamente - a graffiare come la trama tenta di suggerirgli. La cattiveria ritrovata nel film precedente qua è un po' annacquata da buoni sentimenti, e allora forse avrebbe dovuto tirare fuori più satira che (facile) comicità.
Rimane un buon film davvero che dobbiamo tutti vedere.

Nessun commento:

Posta un commento