domenica 14 aprile 2013

Irraggiungibile Peter

Nel Novecento pochi attori come Peter Sellers riuscirono a sfondare nel mondo dello spettacolo attraverso tutti i mezzi di comunicazione possibili, per poi cadere nel dimenticatoio all’apice della carriera, ecco, Sellers riuscì in questo. E’ stato uno dei più grandi geni comici di tutti i tempi, un’inarrivabile talento vocale e mimico da entrare nell’Olimpo dei Miti con tre film fondamentali: l’ispettore capo Clouseau della serie La Pantera Rosa (iniziata nel 1963), Il Dottor Stranamore (1964) di Stanley Kubrick, e Chance il giardiniere, nel suo penultimo film Oltre il Giardino (1979).
Ma la sua vita personale, lui che era così infantile, dolce, ma anche irritabile e testardo, amante degli eccessi e delle liti furibonde con i registi e le sue mogli, non è stata per niente facile, quanto meno felice. Sellers era uno di quei comici divertenti in pubblico, ma cupi e cinici, irrispettosi, nella vita privata. Insomma, Peter era un genio comico che anche nella vita era un eccentrico totale. Evidentemente il successo può avergli giocato un brutto scherzo, ma, come disse Blake Edwards, uno dei suoi registi più assidui, visse gran parte della sua vita all’inferno. Il suo grande problema era l'insicurezza del suo talento e la ricerca di far ridere a tutti i costi. La depressione lo portò ad avere più personalità. Il suo Io, diceva, lo aveva rimosso chirurgicamente. Una vita intensa quanto breve, tra l’altro, visto che morì più di trent'anni fa, il 24 luglio 1980, all’età di 55 anni.
L’inglese Peter Sellers, il cui nome completo era Richard Henry Sellers, vide la luce l’8 settembre 1925, da genitori artisti di music-hall: Bill e Agnes lo gettarono sul palco quando non aveva neanche un anno di età. L’infanzia di Peter – per metà ebreo da parte di madre, e metà protestante da parte del padre – deve essere stata allegra quanto solitaria, così viziato e strano per i suoi coetanei, perché il piccolo Peter, grassoccio e dalla capigliatura esilarante, preferiva starsene da solo e fare le voci nella penombra della sua stanza. O dietro le quinte, mentre i genitori cantavano sul palco. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Peter viene arruolato nella RAF e viene spedito in India. Per distrarsi dalla guerra, sfrutta la sua abilità con le voci e alla batteria nell’Entertainments National Service Association, una organizzazione nata per intrattenere le truppe sul fronte. A volte Peter imitava i suoi superiori – uno sketch che gli servì quando impersonò l’ufficiale della RAF Lionel Mandrake nel film Dr. Strangelove

Tornato in Inghilterra nel 1948, Sellers provò a proporsi come imitatore in molti provini per il varietà inglese – un aneddoto famoso raccontava che telefonò al produttore BBC radio Roy Speer impersonando la star radiofonica Kenneth Horne, convincendolo nell’aver appena visto un talento comico clamoroso. Il trucco non funzionò, ma per risultato ebbe una audizione. Iniziò così la grande avventura de The Goon Show con Spike Milligan, Harry Secombe e (originariamente) Michael Bentine. Se al lettore italiano questo show radiofonico può dire ben poco, in Inghilterra ebbe un enorme successo e una grande influenza per i comici delle future generazioni, specie quelli che, bambini, stavano in religioso silenzio a memorizzare le battute. E’ stato sempre detto che se non ci fosse stato il Goon Show, non ci sarebbero stati i Monty Python, tutti e sei fan scatenati del terribile trio che, dal 1951 al 1960, interpretarono oltre 230 puntate. Sellers impazzava con i suoi personaggi, mentre Milligan,un po’ esausto, scriveva gran parte dei testi. La loro era una satira surreale di tutte le istituzioni inglesi – io personalmente ho diversi CD dei loro show e con una discreta conoscenza dell’inglese ci si può divertire davvero. Sicuramente, diedero gran daffare al reparto degli effetti sonori della BBC.
Il successo di Peter esplose al cinema, ovviamente. Il suo primo ruolo importante fu nel 1955, anno di The Ladykillers (La Signora omicidi), realizzato nei mitici studi cinematografici Ealing Studios. Sellers recita con il grande Alec Guinness. Seguirono I’m All Right Jack e The Mouse That Roared, entrambi del 1959, e The Millionairess (1960), in coppia con Sophia Loren, segno inequivocabile dello status di Peter come star internazionale. Il successo del suo talento comico di trasformista arrivò infatti negli USA: e Stanley Kubrick lo volle per due film, Lolita (1962) e Il Dottor Stranamore (1964), in quest’ultimo interprete di tre ruoli, oltre al citato dottore del titolo, e l’ufficiale Mandrake, è anche il Presidente degli Stati Uniti, protagonista di una telefonata con il suo collega russo al limite del paradossale. 
 
Il suo ruolo più famoso rimane comunque l’ispettore capo Clouseau nel film The Pink Panther, il primo di una lunga serie di successo. Imbranato, ottuso e goffo, l’incredibile calamita di gag catastrofiche Clouseau nasce come costola di Stanlio e Ollio e di Jacques Tati. Non era nato come comico slapstick, ma la mente di Sellers si muoveva in quei paraggi. E l’amore per Stanlio e Ollio fu una delle cose in comune con Blake Edwards, regista di commedie e suo personale obbiettivo di sfuriate e momenti lunatici, tanto da rompere il sodalizio dopo il loro capolavoro, Hollywood Party (1968), e riprenderlo per motivi mangerecci anni dopo, per un’altra Pantera Rosa. Diede il volto ad un frammento indimenticabile della storia del cinema. Nella mia umile opinione, Uno sparo nel buio (1964), secondo film della serie, è da ritenersi come uno dei più grandi film comici mai realizzati.
E dire che il ruolo di Clouseau era stato originariamente offerto a Peter Ustinov, il quale inspiegabilmente rifiutò poco prima dell’inizio delle riprese. Sellers chiese ed ottenne 90,000 sterline e volò a Roma per il primo ciak. L’accento francese dell’ispettore venne in un secondo momento – ma schiacciò l’altra star del film, David Niven, conquistando le platee di tutto il mondo e incassando 10 milioni di dollari solo negli States.
 
Per quanto fosse all’apice della gloria – e dei suoi guadagni – Sellers era insoddisfatto, e gettò le sue frustrazioni sulla prima moglie, Anne, e sui figli, Sarah e Michael. Divorziato nel 1961, Peter si dedicava a se stesso con una serie di eccessi – se vogliamo, tipici di quel periodo – dalle sigarette ad altri tipi di fumo, alcol, droghe leggere e pesanti. Pillole, acidi e cocaina facevano parte delle feste in casa Sellers – eh sì, qualche Beatles era suo amico stretto – condite da sesso allegro con la sua seconda moglie, Britt Ekland, bellissima svedese sposata nel febbraio del ’64, finché il suo cuore cede di schianto e il 6 aprile 1964 un infarto lo lascia senza vita per dieci secondi. Il segnale è chiaro. I ritmi devono essere cambiati. Sellers torna sul set in grande forma, e gira Ciao Pussycat (1965), uno dei suoi ruoli migliori. Bistratta anche il giovane scrittore, Woody Allen, ma lo lasciano fare. Il film è un successo – seguono un breve ruolo nel film La cassa sbagliata (1966), poi vola in Italia girando una grande cagata di Vittorio De Sica, Caccia alla volpe, e un altro De Sica minore, Sette volte donna. Con la parodia di James Bond, Casino Royale (1967), tocca vertici di immaturità sul set, litiga con Orson Welles, sparisce sul set, manda a fanculo il regista. Anche se il film è divertente, avrebbe dovuto essere un capolavoro sulla carta. Ma Peter è spento, e i momenti di noia abbondano. Stavolta David Niven, il vecchio Bond, ha la rivincita. Il film ha successo ma la fama di Sellers star rompicoglioni sale. Edwards ha di nuovo bisogno di lui per un film comico, The Party (1968), storia della festa di Hollywood mandata a pezzi da una comparsa invitata per sbaglio, Hrundi V. Bakshi, così pasticcione da ricordare Tati, Laurel e Hardy e Buster Keaton messi insieme. Il film è un capolavoro assoluto – ma per assurdo, la luce di Sellers comincia a spengersi nel giro di un anno.
I Love You, Alice B. Toklas e The Magic Christian, girati tra il 1968 e il 1969, sono gli ultimi due film di questo periodo a dargli il giusto riconoscimento. Poi cade il buio. I film che gira successivamente non hanno successo, alcuni sono sbagliati – altri neanche arrivano in sala. Unisce le forse con Edwards, ancora lui, entrambi con un disperato bisogno di successo riesumano la serie di Clouseau: The Return of the Pink Panther, uscito nel 1975, esplode in tutto il mondo. Gli rimangono altri film da girare, ma sono almeno otto anni che tenta di girare il film di una vita, Being There, storia di un giardiniere che non è mai andato oltre il giardino dove lavora da sempre, poi quando n’è costretto a uscirne, si ritrova come un pesce fuor d’acqua, finisce per puro caso nella casa di un potente uomo d’affari, vicinissimo al Presidente degli Stati Uniti. E il suo candore viene scambiato per genialità. Quando il vecchio muore, il possibile candidato come Presidente potrebbe essere lui. Ma non c’è tempo. Lui se ne va, durante il funerale, camminando sulle acque.
Alla fine del 1978, riesce nell’impresa. Anche lo scrittore del racconto, Jerzy Kosinski, è una maschera come Sellers, che si nasconde dietro la figura di writer quando in realtà, si scoprirà nel 1982, copiava da libri polacchi sconosciuti spacciandoli al pubblico americano come suoi.
Oltre il giardino esce il 19 dicembre 1979 e ottiene un trionfo insperato. Il candore del giardiniere, che parla con la voce di Stan Laurel, regala l’ultima gloria a Sellers, ormai fisicamente più vecchio degli anni che ha, perché una vita di eccessi si paga sempre. Parte dalla Svizzera dove ormai vive per andare a Londra e lavora all’ultimo copione della Pantera Rosa, decide anche di fare un pranzo con gli ex colleghi del Goon Show, per il prossimo 25 luglio, 1980. Ma il 22, mentre è nella sua stanza d’albergo, Sellers ha un doppio infarto che lo manda in coma. Il 24 luglio, Peter muore all’età di 55 anni non compiuti. E il mondo sono trenta anni che ha detto addio alle sue voci, alle sue gag, alla sua immortale figura.

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