domenica 20 gennaio 2013

Alla riscoperta di Marty Feldman

Inga: Lupo ulula...
Dr. Frankenstein: Lupo "ululà"?
Igor: Là.
Dr. Frankenstein: Cosa?
Igor: Lupo ululà e castello ululì.
Frederick: Ma come diavolo parli?
Igor: È lei che ha incominciato!
Frederick: No, non è vero!
Igor: Non insisto, è lei il padrone!

Ecco un ottimo motivo per tornare a far shopping nelle librerie. A febbraio finalmente arriva tradotto in italiano il libro che racconta la vita e carriera del grande Marty Feldman, icona massima della comicità inglese, e altra colonna della scuderia di Mel Brooks: Marty Feldman, vita di una leggenda, scritto da Robert Ross e pubblicato nel 2011, viene esportato da quella banda di kamikaze della cultura comica che sono la Sagoma Comedy, già responsabili di alcune uscite davvero importanti e interessanti (tra cui, le autobiografie di Gene Wilder, Gilda Radner, Jerry Lewis e sul suo sodalizio con Dean Martin, ed uno studio sulle coppie comiche e un altro sulla comicità ebraica, e prima su tutte l'autobiografia dei Monty Python), e di chissà quali altri libri futuri.
Inglese di Londra, Feldman è noto al grande pubblico per il suo indimenticabile Igor di Frankenstein Junior, capolavoro assoluto di Mel Brooks, datato 1974, ma la sua carriera è stata ben oltre, a cominciare dagli inizi negli show radiofonici assieme all'amico Barry Took, fino all'ingresso nella tv nella stagione 1967-68 con At Last the 1948 Show, programma apparentemente convenzionale se non per il cast che formava: Tim Brooke-Taylor, Graham Chapman, John Cleese, Marty Feldman e Aimi MacDonald. Il cast è anche autore. La folle comicità che caratterizza le puntate saranno fondamentali per la formazione di Cleese e Chapman, in seguito chiamati dalla BBC per realizzare uno show tutto loro, e per farlo i due chiamano tre attori e autori con i quali avevano già lavorato. Non dico i nomi, dico solo che i tre si porteranno appresso un americano eccentrico e bravo disegnatore, e i sei formarono il gruppo dei Monty Python. Progressivamente la popolarità di Feldman lo porta a Hollywood dove viene adottato da Mel Brooks e da Gene Wilder: insieme girano Frankenstein Junior, poi Wilder lo chiama come spalla del suo primo film da regista, Il fratello più furbo di Sherlock Holmes (1975), e ancora con Mel gira L'ultima follia di Mel Brooks (1976). Feldman mostri doti comiche visive notevoli, aiutate dal suo sguardo leggermente strabico (dovuto a dei problemi avuti agli inizi degli anni Sessanta di natura tiroidea, con effetti sull'apparato oculare) e dalla sua passione per i comici del muto. Feldman adorava Harpo Marx, Buster Keaton e Stan Laurel. Nel 1977 tenta la carta della regia con il mezzo riuscito remake del film "Beau Geste", avventuroso sulla Legione Straniera, intitolato appunto Io, Beau Geste e la legione straniera. La sua carriera venne stroncata dai suoi problemi di salute, morendo di infarto durante le riprese del film Barbagialla, il terrore dei sette mari e mezzo, il 2 dicembre 1982. E questo libro racconta la sua carriera e i suoi eccessi, fatti dalle molte sigarette fumate ogni giorno e ai troppi bicchierini, dallo stress da lavoro e da questa morte avvolta un pò nel mistero. "La comicità, come la sodomia, è un atto innaturale", disse nel 1969. Feldman era un genio comico, una leggenda dello scorso secolo. 

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