martedì 13 dicembre 2011

Monty Python - l'autobiografia!

Nella grande attesa che si era creata quando, parecchi mesi fa ormai, la Sagoma Editore – che sta diventando un appuntamento fisso per il mio bancomat – annunciò la pubblicazione, non nascondo di aver temuto una delusione il giorno in cui la mia copia dell’autobiografia dei Monty Python è arrivata tra le mie mani.

Perché a volte va così: le cose che si desiderano tanto, una volta ottenute, portano con sé un afflosciamento dell’entusiasmo. Adesso che il libro è uscito, e tutti ne parlano – manca solo il dirigibile della Goodyear per pubblicizzarlo – posso dire con certezza che vale la pena comprarlo, divorarlo e, soprattutto (come sempre dovrebbe accadere con un testo del genere), lasciarsi contagiare dall’entusiasmo e correre a rivedere le loro opere.

È quello che è successo a me con i Python: risucchiato il libro in due soli giorni, ho dovuto, gioco forza, riguardarmi almeno le prime due serie del Flying Circus, i primi due film, tanti extra... Magari capitassero più spesso "forzature" del genere! Obiettivo raggiunto.

Sei cervelli, dodici mani, tutti laureati, quattro inglesi e due intrusi – uno americano, l’altro gallese – tutti vivi tranne uno, che si ostina a essere morto dal 1989. Un terremoto comico-intellettuale che rivoluzionò la comicità alla fine degli anni Sessanta, nella nebbiosa BBC: quattro serie memorabili, 45 episodi totali, e pochi ma incisivi film. Feroci satire dei gruppi con una sola idea (religiosi o meno), riflessioni tragicomiche e grottesche sul ruolo della vita e della morte, una satira geniale e ancora oggi spiazzante, capace di smuovere vecchi bacucchi con i cartelli, suore che sbraitano alla blasfemia, fino alla fine, con capezzoli in mostra a Cannes e le divertenti reunion con i capelli bianchi – come quando rovesciarono le ceneri dell’inglese con la pipa.

I Monty Python sono stati per la comicità quello che i Beatles sono stati per la musica. Non ci piove. Piacevano a molti, e ancora oggi contano milioni di fan, anche in Italia, dove però la loro distribuzione è stata piuttosto maldestra, diciamolo.

Hanno fatto di tutto per rovinarli, forse perché non sono stati capiti. In Italia, le pubblicazioni a loro dedicate si contano sulle dita di una mano. Anzi, di due dita: il libro di Francesco Alò (davvero ben fatto) e questa autobiografia, alcolica, divertente e intelligente.

Le date parlano chiaro: la loro serie TV fu completamente ignorata dalla RAI (e figurarsi...), rendendo inutile l’uscita del loro primo film, E ora qualcosa di completamente diverso (1971), antologia dei loro sketch. Il film successivo, Monty Python and the Holy Grail (1974), fu il primo a essere distribuito in Italia, con il titolo semplicemente Monty Python(maggio 1976), e con un doppiaggio indecente: dialetti nostrani, invenzioni comiche discutibili, tutto merito del “grande” Oreste Lionello (sì, con le virgolette... mi volete ancora bene?).

E non parliamo di Life of Brian (1979): bandito in alcuni paesi, uscì prima in America e poi, mossa astuta, nel Regno Unito, accompagnato da polemiche furibonde per presunta blasfemia. Come al solito, nessuno lo aveva visto, ma tutti protestavano. In Italia, con la Chiesa in casa (è a Roma, lo sapete), non venne nemmeno presentato alla commissione censura: nessun distributore si azzardò.

Nel 1983, però, uscì Monty Python e il senso della vita, ottimo successo, proprio quando il gruppo decideva di sciogliersi. Forse fu il successo planetario di Terry Gilliam, il genio visuale americano del gruppo, a spingere l’idea di riportare in sala i film inediti. Così nel 1991, a Pasqua (pensate!), uscì finalmente Brian di Nazareth e, nel 1992, E ora qualcosa di completamente diverso. Doppiaggi ineccepibili, loro che in originale erano magistrali nel coprire più ruoli, come in TV. Anche se, in Brian, ci fu l’errore di doppiare Ponzio Pilato con una voce effeminata, quando in originale Michael Palin faceva ridere semplicemente... perché parlava male!

Alla fine, abbiamo rimpianto anche questi doppiaggi, perché con l’uscita dei DVD si decise di ridoppiare Brian di Nazareth e Il senso della vita – grande errore, che provocò una pioggia di proteste.

Rimangono, però, le ottime edizioni piene zeppe di extra. Rimane il ricordo di un periodo folle, violento, schietto e irriverente. Un’epoca che oggi appare davvero irripetibile.

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