domenica 14 luglio 2013

Hulot va in vacanza

" Confusione è la parola della nostra epoca"  (Tati).
Fate uno sforzo, dedicatevi un pomeriggio a cercarvi e guardare Le vacanze di Monsieur Hulot. Forse mi ringrazierete. Chi si ricorda oggi di Jacques Tati? Pochi purtroppo. Era l'erede della comicità slapstick, quella dei Buster Keaton, dei Chaplin (di cui possedeva credo la poesia), ma anche di Stanlio e Ollio. Francese, alto e grande mimo della solitudine, era molto pignolo nella realizzazione dei suoi film, ecco perché nella sua filmografia ne troverete solo cinque e tutti girati con un grande lasso di tempo l'uno dall'altro. Bianco e nero, francese, riuscirete a sopportarlo? Fatelo. Forse lo amerete. Nel 1953, Tati faceva un personaggio molto silenzioso e combina guai perché era un pesce fuor d'acqua: fuori dalla modernità, dal trambusto della città e delle nuove tecnologie, costruiva la gag per esplodere più volte. Suggeriva che noi siamo finiti in un girone dantesco dal quale non troviamo l'uscita d'emergenza. Inizia alla stazione, dove un gruppo di villeggianti segue come un gregge impazzito le indicazioni di un altoparlante poco chiaro, così ecco che corrono alla banchina 2 e il treno arriva alla 1° banchina. Poi arriva al villaggio vacanze, noioso come molti erano all'epoca, tutti uguali. Tati, anzi Hulot, arrivava come un ciclone, che svegliava la noia mettendo un disco jazz nel mezzo della notte. La sua goffaggine si ritorceva contro l'aria piatta degli ospiti. Durante una gita, la ruota di scorta della sua macchina si stacca e finisce dentro un cimitero. La gomma s'incolla a delle foglie trasformandosi in una corona di fiori. Rotola fino ad un funerale. Hulot la raccoglie e viene scambiato per un familiare, così tutti passano da lui per le condoglianze.. Un film leggero. Ma divertente. Ne uscirete amari, come Hulot che se ne va nel silenzio antipatico di chi non lo ha capito. Com'è successo al vero Tati, morto in miseria.

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