giovedì 26 novembre 2020

Dieci anni di Profilo


Con l’uscita nelle librerie del libro John Belushi, la biografia definitiva, virtualmente la Sagoma Editore festeggia oggi dieci anni della collana “Di profilo”, una serie di biografie dei comici del passato.

La casa editrice di Vimercate ha in verità qualche mesetto in più, perché fu nel 2009 che Carlo Amatetti, all’epoca ancora con i capelli color avorio, aveva gettato le basi del primo progetto biografico e che coinvolgeva il grande attore e regista Gene Wilder. Amatetti andò ginocchioni nella sua casa dove Wilder era pensionato, nel Connecticut, e strappò un accordo non male. La Sagoma ha infatti pubblicato la sua autobiografia Baciami come uno sconosciuto e i suoi quattro romanzi, e l’autobiografia della prima moglie, Gilda Radner, Ce n’è sempre una!, morta di cancro nel 1989. 

Poi è stata la volta di Jerry Lewis, con le memorie di suo pugno sulla coppia Lewis & Dean Martin, intitolato Dean & Me, di Marty Feldman, con il libro di Robert Ross, l’autobiografia dei Monty Python, scritta da Bob McCabe; la Sagoma non poteva sfuggirmi, e cominciai a contattare Amatetti nel 2010 quando timidamente gli proposi l’idea di fare una biografia su John Belushi, dal titolo Comico kamikaze; ero acerbo, sconosciuto anche ai miei genitori, e la bozza che gli mandai lo inorridì da rifiutarmi con gentilezza, e ci salutammo con un complimento che mi sembrò sincero sulla mia grinta. Mollai l’idea di Belushi e cominciai a studiare.

Divorai quello che avevo solo assaggiato da ragazzino tutta la comicità del Novecento, lessi molti saggi, e capii che per raccontare il profilo di un comico bisognava conoscere il contesto storico e tutto quello che circondava la loro carriera. Quando approfondii Belushi, quindi, conoscevo già tutta la comicità americana degli anni settanta e ottanta, da Woody Allen, Mel Brooks, tutto il gruppo legato a John Landis, Ivan Reitman, John Hughes, i fratelli Zucker, il demenziale, all’arrivo di Jim Carrey. Potrei parlare a lungo di quante cose appresi in dieci anni e quanto ancora studio sull’argomento. Mi sentii abbastanza bravo come alunno quando cominciai a collaborare con Sagoma scrivendo coccodrilli per comici appena defunti o di cui ricorrevano importanti anniversari, da Louis De Funès a Steno, Paolo Villaggio, Jerry Lewis ecc.

Non ricordo ora se fu in occasione del libro di Mel Brooks sulla lavorazione di Frankenstein Junior che cominciai a collaborare con la Sagoma come “guru” (la definizione è di Amatetti), ma di sicuro nelle fiere, quindi dal 2016, che appresi l’arte di collaborare a una casa editrice nel “basso”, cioè proprio nella vendita diretta a annoiati visitatori delle esposizioni “libresche” per tutta Italia. Sono occasioni importanti anche per capire cosa cerca il lettore, e conoscere persone interessanti cui piace condividere la propria passione. Se ci sono editori in ascolto, sanno che “fiera” vuol dire anche condivisione di grandi abbuffate serali fra colleghi, un aspetto che io e il mio nutrizionista ignoravamo.

Il primo passaggio è stato quando mi è stato chiesto opinione e consiglio sui successivi progetti della Sagoma. Calai l’asso con Stanlio e Ollio. Saltò via un mio vecchio progetto di filmografia completa perché avrebbe richiesto due impegni di Amatetti non previsti, l’acquisto di molte fotografie di scena e sopportare che sono italiano. Però la coppia in Italia è famosa ed esiste un fan club storico, I figli del deserto, con una sede italiana trentennale con alcuni soci bravi in inglese e a raccogliere aiuti in tutto il mondo, la sezione “Noi siamo le colonne” dove sono iscritto da venti anni, che si è resa disposta ad aiutare con un libro su Laurel e Hardy. La collana “Di Profilo” pubblica di solito libri scritti da penne ufficiali, autobiografie e non, e nel caso della coppia c’è stato un autore che li conosceva bene e ha scritto quattro libri sull’argomento: John McCabe. Così nel 2017 ecco che uniamo un manipolo di volontari che lavorano alla traduzione, edizione, e recupero delle fotografie per il primo libro, Mr. Laurel & Mr. Hardy, scritto nel 1961 e rieditato negli anni; Amatetti cavalcò l’onda del successo del libro in occasione dell’uscita nelle sale del film biografico Stan & Ollie (2018) di Jo S. Baird e una nuova riproposta dei loro film in televisione, dando al libro un notevole successo. Parte di quel gruppo è tornato a lavorare al secondo libro di McCabe, The Comedy World of Stan Laurel (1974), uscito nel giugno di quest’anno con il titolo Il cosmo comico di Stanlio, altra prima edizione italiana arricchita di fotografie inedite e un “pezzo” in più nel capitolo che riporta i copioni teatrali scritti da Stan.

Il passaggio più importante per me era uscire dal mucchio e impormi come scrittore di una biografia. Ci vuole un pizzico di presunzione a farlo, ma io ero spinto anche da altre cose: un archivio imponente che era un peccato lasciarlo nella polvere, e il dono di avere una memoria storica. Sepolta l’idea su Stanlio e Ollio comunque sostituita con McCabe – e l’autorevolezza ce l’aveva eccome – mi sono affidato al fato quando seppi che l’argomento della rassegna cinematografica della Festa del Cinema di Roma del 2018 sarebbe stato Peter Sellers. E l’idea fu: perché non facciamo un libro su Sellers? Io da anni avevo letto tutto quello che c’era da sapere su di lui, e con amarezza quel poco che avevamo in italiano non era prettamente biografico o degno di nota. L’idea di fare la prima biografia in italiano su Sellers allettava Amatetti, ma quale? Una delle ultime era anche una delle migliori, scritta da Ed Sikov, Mr. Strangelove, ma cominciai a notare che aveva dei “buchi” e non era aggiornata. E Amatetti mi disse, “Quindi ti sei convinto di scriverlo tu, questo libro?”. Aveva molti dubbi, tutti giustificati, ma quello che scrissi gli piacque. Ero ancora acerbo, e il fiato di un articolo è ben diverso dal capitolo di un libro (io almeno lo ammetto che ancora oggi i miei testi hanno bisogno di revisione), quindi sia lui che l’editor uscirono pazzi. I capelli di Carlo cominciarono a sbiancarsi. Ci furono grosse difficoltà a reperire le fotografie, ma In arte Peter Sellers riuscì ad essere finito in tempo per ottobre del 2018. Ebbe molta copertura mediatica e successero un sacco di cose interessanti. Su tutte: Alberto Crespi, che io ammiravo in tv e leggevo su L’Unità come unico motivo per comprare quel giornale, mi scrisse l’introduzione.

Intanto collaboravo alle nuove edizioni di alcuni libri della Sagoma, come quello di Gene Wilder, e le nuove uscite, come il libro di Richard Pryor, o il recente su John Belushi, scritto dalla vedova Judith. Ne cito tre quando in verità sono molti i progetti discussi, rimossi, anche persi negli ultimi anni. Un progetto che cadde nel dimenticatoio prese un’altra forma, ad esempio, fu quello di Cochi e Renato. Sandro Paté aveva scritto la prima biografia di Guido Nicheli, detto Dogui, attore che aveva avuto origini cabarettistiche importanti nel Derby Club di Milano, e ci stimolò l’idea di parlare dei “Padri” di quel cabaret anche perché Sandro era stato allievo e amico di Enzo Jannacci negli ultimi anni di vita. Anni prima, però, avevo intervistato Cochi Ponzoni a Milano per fare un epilogo alla ristampa del libro di Beppe Viola su di loro, Quei due, storia di una coppia racchiusa in un Pozzetto (1976), ma le nostre intenzioni caddero miseramente. L’idea di virare su un progetto biografico direttamente su Cochi e Renato fu di Carlo, unendo le nostre forze con l’intenzione di fare – parole di Sandro – la più grande storia di cabaret mai raccontata. Ci sono state difficoltà e sfighe – morti sul campo – discussioni, opposizioni (eh, caro Renato…), ma anche tante soddisfazioni. Lo abbiamo diviso in due parti, per distinguere lo stile e la storia della coppia fra inizi nel cabaret e il debutto in televisione e nel cinema, ma è stato un lavoro di team che ha coinvolto Amatetti, ormai grigio chiaro perlato, e che abbiamo intitolato Cochi e Renato, la biografia intelligente, uscito nel 2019. Flavio Oreglio, altro archivio vivente del cabaret, ha scritto L’arte ribelle quasi contemporaneamente.

E’ bello lavorare per una casa editrice che ha la comicità faro principale: mi sento partecipe di una missione bibliografica importante, lasciare nella memoria dello spettatore il ricordo di un comico da riscoprire.

Nel 2020-21 ci saranno nuove uscite nella collana Di Profilo (oggi argomento di questo post perché mi interessa personalmente ma Sagoma ha un catalogo esteso che vi consiglio di spulciare, soprattutto nella narrativa umoristica) che aspetto a citare. Non ho fatto mistero però che sto lavorando al mio terzo libro che uscirà nel 2021 in occasione del centenario di Nino Manfredi, ufficialmente il quarto comico italiano che entra nella collana di Sagoma, colma di volti anglosassoni. L’ho intitolato Alla ricerca di Nino Manfredi, sarà pieno di sorprese, fotografie, ma poi ne parleremo, tranquilli. Amatetti ormai è imbiancato.

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