venerdì 25 ottobre 2013

Addio al commissario Zuzzurro

A volte alcune coincidenze fanno davvero male al cuore, ma avevo letto qualche giorno fa una intervista ad Andrea Brambilla dove dichiarava di voler sconfiggere il tumore che lo ha stroncato ieri, all'età di 67 anni, portando in scena l'ultimo spettacolo con la sua metà artistica, Nino Formicola, in arte Gaspare. La lotta al Male con l'arma più forte, la risata. E loro di risate se ne intendevano bene, maestri del cabaret, provenienti da quel mondo caotico che fu il Derby Club Cabaret, palestra di talenti che in breve tempo diventarono colonne della televisione e del cinema. Zuzzurro e Gaspare, una coppia nata nel 1976 al Derby e portata in tv un paio di anni dopo nella storica - e rivoluzionaria - tramissione "Non Stop"; dalla RAI (La Sberla, Domenica In) passarono alla neonata Antenna 3 assieme a Massimo Boldi e Teo Teocoli nel programma Non lo sapessi ma lo so, e poi consacrati in Drive In, dal 1983, reti Fininvest. Fermiamoci un attimo qui. Mi sono venuti i brividi al pensiero che il commissario mezzo suonato, dai capelli allucinanti e verso il Nord, messo alle strette dalle spiegazioni - cosa spiegava? nulla, ma spiegava - del suo compare Gaspare, pettinato a "leccata", sbottava con "ce l'ho qui la brioche!", non c'è più. Come tutti i personaggi che hanno accompagnato la mia infanzia - negli anni '80 - loro erano nel mio cuore, primo perché erano davvero bravi, e divertenti, a me facevano cadere dalla sedia e una volta che la televisione decise che non c'era più posto per loro (eppure a scuola, durante le elementari, tutti a vedere Emilio per cantare la sigla in classe) fecero la scelta intelligente del teatro (Andy e Norman, La strana coppia, Rumori fuori scena, li ho visti tutti). Al cinema hanno fatto qualche breve passaggio - I miei più cari amici (1998), di Alessandro Benvenuti, il loro lavoro migliore, anche se per la cinepresa erano troppo verbosi - ma è sul palcoscenico che sono stati davvero maestri. Ed è amaro parlare al passato di Zuzzurro e Gaspare, quando poi Nino è ancora vivo ma, come spesso accade con le coppie comiche, di quelle indissolubili come la loro, il capitolo si chiude per entrambi. In quella intervista, Zuzzurro aveva detto, "Perché dovrei smettere di far ridere la gente?". E infatti non ha smesso neanche ora, mentre rivediamo gli sketch che fecero grande la coppia Zuzzurro e Gaspare.

venerdì 11 ottobre 2013

Nato col botto

Rovistando su alcuni vecchi numeri di "Rolling Stone" che ho in casa ho ritrovato questa pubblicità o meglio campagna di abbonamenti datata 1979. Solo 30 secondi...per ordinare Rolling Stone, recita la faccia di gomma di Steve Martin. Il post precedente raccontava a sommi capi la lunga e straordinaria carriera di un grande comico come Martin è stato e lo sarà ancora per molto tempo - e come sempre suggerisco, il modo migliore per conoscere la storia e l'importanza di un'artista è quello di tuffarsi a bomba nella sua opera. Trattandosi di un comico, la nuotata non può che essere piacevole. Come tutte le Star comiche degli anni '70 e '80, anche Martin è stato messo a fuoco dalle grandi penne del Rolling Stone, e leggendo la sua autobiografia, Nato col botto (uscito in Italia per Excelsior1881 editore), ritrovo con vero interesse le parole che David Felton scrisse su di lui nel 1977. Con vera ammirazione, scriveva che "Rompe le barriere, ci fa vedere il comico in tutti noi. In altre parole, Steve Martin è una luce, una sorgente, una fonte di ispirazione e leader". Ma forse la descrizione migliore dei suoi spettacoli di quel periodo è in quest'altro paragrafo: "Questa non è comicità: è una serata attorno al fuoco per gente che condivide qualcosa. Una risata contagiosa fra fuori di testa. Una visita a Disneyland sotto l'azione dell'LSD". Be? Cosa aspettate ancora per abbonarvi?

domenica 6 ottobre 2013

Il tizio pazzo e selvaggio avrà il suo Oscar



Notizia di qualche settimana fa - ammetto di non darvele fresche di giornata, ultimamente - l'Academy (pronti a dirlo tutto d'un fiato?),  l'Academy of Motion Picture Arts and Sciences, insomma quelli che decidono i premi Oscar, consegneranno tre statuette speciali per le carriere di tre persone che si sono distinte nell'arte, nel cinema... Insomma, tre Oscar alla Carriera. Per gli atti umanitari, ad Angelina Jolie, per aver risolto molti casi di omicidio la famosa jettatrice Angela Lansbury, e, ma guarda un comico, Steve Martin. Motivazione? Perché Steve Martin è molto vicino a quello che è un santone della comicità. Okay, il premio che gli sarà dato è differente al solito Oscar, si chiama Governors Awards e la cerimonia non sarà quella che segue tutto il mondo ma una cena fra intimi e colleghi, il prossimo 16 novembre - ma è pur sempre un tizio nudo che si copre con una spada, un Oscar, e Martin, all'età di 68 anni, ancora in forma nonostante il botulino, rientra in quella categoria che raramente è stata premiata. L'altra sera, ospite da David Letterman, ha ribadito questo mentre ironicamente il presentatore gli ricordava molti comici premiati - Chaplin, Allen, Benigni - ma sta di fatto che generalmente sono evitati come la peste. E quindi evviva per l'Oscar alla Carriera per Martin.
E che carriera è stata quella di Steve Martin? Lunga, faticosa ma che ha raccolto molti frutti. E', indubbiamente, fra le persone che hanno rivoluzionato la comicità americana negli anni '70, portandola a vette surreali e al limite della follia - non a caso è stato spesso ospite dell'altra banda di matti che pesantamente si imposero nel panorama come vere rockstar, il Saturday Night Live (memorabili alcuni sketch con Bill Murray, John Belushi e sopratutto con Dan Aykroyd, che insieme crearono il numero dei due fratelli polacchi, i Festrunk Brothers!), e per quanto molto bravo nella comicità verbale, Martin è stato un pionere dello stand-up comedian presentandosi come il tipo pazzo e selvaggio con molte gag visive: sul palcoscenico sembrava pronto a saltare in aria. Fra i suoi meriti, quello di invitare i Blues Brothers ad aprire un suo spettacolo nel 1978 - regalando loro un successo enorme tanto che il live della serata registrato su disco venderà tre milioni di copie, Briefcase Full of Blues. Martin nacque anzitutto come apprendista mago, e nel parco Disneyland della Florida iniziò la sua carriera facendo, ancora ragazzino, i suoi numeri per i turisti. Scrittore comico per quel monumento di satira televisiva che fu The Smothers Brothers Comedy Hour, cominciò a fare numerose apparizioni nei programmi di Steve Allen, Johnny Carson, il già citato SNL, il Muppet Show, per poi sbarcare nel cinema. Abituato ad anni di solitario lavoro nello stand-up, Martin sposerà il mondo del cinema, fatto di collaborazioni e lavoro di squadra, e il suo "coach" fu Carl Reiner: primo film, The Jerk (Lo Straccione, 1979), oggi conservato dall'American Film Institute.
Con Reiner - che prima di essere regista era stato comico e scrittore - realizzò altri tre film, Dead Men Don't Wear Plaid (Il mistero del cadavere scomparso).nel 1982, The Man with Two Brains (Ho perso la testa per un cervello) nel 1983 e All of Me (Ho sposato un fantasma) ne 1984. In seguito Martin realizza I Tre amigos! (1986) con Chevy Chase e Martin Short, regia di John Landis, e, nel 1987, due gioielli, Roxanne e Planes, Trains & Automobiles (Un biglietto in due), in coppia con il grande John Candy. Basterebbe questa lista per un Oscar. Continuo? Il padre della sposa (1991), Parenti, amici e tanti guai (1988), Moglie a sorpresa (1992) - dove fa coppia con un'altra matta, ma bravissima, Goldie Hawn, poi scelgo altri titoli fra i miei preferiti, Bowfinger (1999), divertente regia di Frank Oz, in coppia con Eddie Murphy, fino a quell'azzardato confronto con Peter Sellers con due film della Pantera Rosa. Alle spalle ha ben cinque special televisivi (uno, Steve Martin's Best Show Ever, del 1981, ha praticamente tutto il mondo della comicità di quel periodo), ha avuto l'onore di aprire uno special sui Monty Python in occasione dei venti anni dalla fondazione, Parrot Sketch Not Included (1989), tristemente noto perché Graham Chapman, uno dei Python, morì prima che la trasmissione andasse in onda. Ha vinto tre dischi di platino per i suoi live nel 1977-79 - ma oggi al massimo incide musica, con il suo strumento preferito, il banjo. Da Letterman ha commentato così il suo Oscar alla carriera, "Inutile dire quanto la cosa mi commuovi. La cosa più bella è che non puoi neanche perdere! Non c'è la scena... "E il vincitore...non sei tu!"..
Chiudo il post ricordando una scena che da bambino - e ancora oggi - mi fa morire dal ridere e proviene dal film Un biglietto in due. Ricordate la scena che guidano di notte contromano, senza rendersene conto? Quella scena l'ho ritrovata citata persino in una puntata de i "Griffin", ma Candy che diventa, nel terrore di Martin, il Diavolo in persona è da premio Oscar. E, per una volta, siamo stati bravi a darglielo in vita.
(Nota finale sui doppiatori italiani: Michele Kalamera e Cesare Barbetti sono state le voci migliori di Steve Martin; ma è stato doppiato con effetti davvero curiosi da Marco Mete, Oreste Rizzini, Carlo Valli, Elio Pandolfi)