sabato 16 marzo 2019

Richard Pryor: che cazzo ci faccio qui?

Uscirà fra pochi giorni l’autobiografia di Richard Pryor, un libro che avrei voluto leggere sin da quando comprai una copia in un negozio di cinema di Londra. Esce ora, nel 2019, ma il libro risale al 1995 (titolo originale: Pryor Convictions: And Other Life Sentences), quando Pryor era ancora in vita ma le sue condizioni fisiche erano peggiorate per via della sclerosi multipla che da circa dieci anni lo stava fisicamente cambiando. Sin da quando conosco Carlo Amatetti – qualcosa come nove anni – avevamo sempre parlato della possibilità di avere in catalogo un libro pazzesco come quello, sia perché il primo libro pubblicato dalla Sagoma era l’autobiografia di Gene Wilder, e sarebbe stato bello avere entrambi le parti di una coppia occasionale ma fantastica come la loro, e sia perché è un libro semplicemente pazzesco. Quando l’anno scorso è tornato in catalogo nella ristampa curata dalla americana Barnacle Book, abbiamo preso la palla al balzo, e Carlo ha subito messo in moto la lavorazione della edizione italiana: si arricchisce di alcuni contributi, anzitutto la prefazione di Francesco De Carlo, uno dei migliori comici in circolazione, l’introduzione alla traduzione di Giacinto Palmieri (che merita un plauso sincero), la nuova introduzione della attrice comica Tig Notaro, e ultimo ma non ultimo, una ricca appendice iconografica dove il sottoscritto ha elencato tutto il lavoro di Pryor (dischi, film, live, televisione). 
 
Questo libro è una sorpresa continua, che risponde soprattutto alla domanda fondamentale “Chi cazzo era Pryor?” nel vero senso della parola, perché bisognava spiegare al lettore/spettatore italiano che Pryor non era solo la spalla di Gene Wilder in qualche film, il protagonista di qualche commediola anni ’80, ma colui che ad ogni classifica dei migliori stand-up comedian sta sempre al primo posto. Tanto vale ringraziare Netflix che offre al pubblico italiano il secondo spettacolo live che Pryor tenne nel 1979, o i ragazzi di Comedy Bay che hanno prodotto i sottotitoli di un documentario davvero bello come Richard Pryor: Omit the Logic (2013). La vita di Pryor è stata davvero allucinante, fatta di molte donne, uno schiavismo alle droghe e una ricerca d’identità come attore comico che è stata molto faticosa e sofferta. Ma anche la lotta al razzismo, alla censura televisiva, alle regole hollywoodiane. Pryor riflette su tutto questo alternando il suo alter-ego del palcoscenico con parecchie battute al vetriolo e il linguaggio triviale cui siamo abituati, se conoscete già il Richard comico (per questo il sottotitolo è “Una autobiografia sboccata”, perché volano anche bestemmie): per questo il libro è una sofferenza continua, perché ridi e ti commuovi in continuazione. Se lo leggete tutto d’un fiato, ne uscirete provati, vi assicuro. Pryor era un vero genio comico, perché se dalla sofferenza esce la comicità, lui era davvero il numero uno.
Concludo con il consiglio di leggere attentamente l’appendice che ho scritto su cosa è disponibile dei suoi spettacoli dal vivo, fortunatamente tre su quattro disponibili con i sottotitoli, e nel limite del possibile i suoi film disponibili in italiano (anche se qualcosa è andata fuori catalogo). Nel compilare questa parte, ho rivisto molti suoi show televisivi, il The Richard Pryor Special? (1977) ad esempio è disponibile in DVD ed è stata una vera goduria. Alla fine, come scrisse Maxim, “Al confronto, la vita di Gesù sembra terribilmente noiosa”.