mercoledì 25 luglio 2012

Li chiamavano Bud Spencer e Terence Hill

Ecco due nomi entrati nella memoria collettiva, due Leggende tra gli attori italiani più famosi al mondo. Potremo raccontare alle future generazioni che li chiamavano Bud Spencer e Terence Hill, ma la leggenda racconta cose diverse.
 
La mano sinistra del Diavolo si chiamava Bambino, mentre quella destra si chiamava Trinità, e arrivarono nel panorama italiano quando il western stava subendo una fase calante, fra troppi titoli in uscita che si mescolavano fra decine di sparatorie di serie C, incontri improbabili, troppi Zorro, troppe parodie francociccio, e servivano due personaggi originali nel preciso istante che un valido regista come Giuseppe Colizzi, autore del loro primo film Dio perdona, io no, tornò da un personale giro nei maggiori cinema del paese, alla fine del quale disse, "Non so perché ma quando sono nella stessa inquadratura, si respira un'aria diversa, divertita, la gente si diverte maggiormente, insomma non so perché, ma li metto insieme".
Eppure non dovevano neanche incontrarsi: Pedersoli, era stato campione sportivo nella nazionale di nuoto, partecipò a qualche film senza interesse, va in Sud America, fa cento mestieri, torna in Italia, scrive canzoni, sposa la figlia del produttore Giuseppe Amato, diventa persino produttore di qualche documentario prodotto dalla RAI finché si arriva al 1967 quando Colizzi ha questo copione, Il gatto, il cane e la volpe, western un po'  leggero che non aveva ancora un cast. Colizzi telefona a casa Pedersoli, chiede alla moglie se il marito è ancora grosso e disponibile per il suo film. Carlo vorrebbe accettare per quattro milioni di lire, giusto quanto gli serviva per pagare delle cambiali, ma Colizzi rifiuta, i soldi sono pochi, ma alla fine deve accettare: non ha trovato nessuno grosso come lui. E gli fa cambiare nome: Spencer Tracy e la birra Bud, due passioni di Carlo, suggeriscono il nuovo Bud Spencer. Mario Girotti, già attore da ragazzino, nella metà degli anni Sessanta era in Germania a girare dei film western, ma viene segnalato da un amico di Colizzi, il regista Mauro Bolognini, perché gli disse, “Se ti serve uno con gli occhi azzurri, hai lui, assomiglia a Franco Nero”. Colizzi accetta solo perché l’attore scritturato si infortuna dopo un litigio con la fidanzata. Girotti entra nel cast e gli viene suggerito di americanizzare il nome, come era di moda all’epoca, e così il suo agente gli propone una ventina di nomi. Scelse Terence Hill. Suonava bene.

Il film viene re intitolato I quattro dell'Ave Maria (1968), e con il grande successo ottenuto iniziò duo molto singolare, formato come nella tradizione di unioni fortuite e occasionali, due persone che non erano destinate ad incontrarsi e che, soprattutto, non sembravano destinati neanche a diventare due star del western prima, e poi be', sapete cosa diventarono in seguito Bud Spencer e Terence Hill. In questi giorni di afoso luglio, ricorrono i primi ciak del loro primo film girato insieme, Dio perdona, io no, appunto, risalenti ben quarantacinque anni fa, e stimolato da questo anniversario ho rivisto gran parte dei loro film, appuntandomi un paio di quesiti e ridendo di gusto, certo risate grasse e infantili, ma genuine.

Beh, la loro formula che si è imposta per il contrasto fisico, un enorme scorbutico e barbuto, l'altro sbarbato, occhi azzurri e atletico, è stata quella del gigante non proprio buono che ha una mosca rompipalle sempre sorridente che lo infila in un sacco di guai, non ha cambiato di una virgola nei sedici film girati dal 1967 al 1994 (tra molti intervalli solitari), ma ancora oggi ottengono dignitosi ascolti nei passaggi televisivi, i loro DVD sono venduti ovunque, ci sono i fan che sanno a memoria battute, volti (quanti valorosi stuntman hanno lavorato con loro!) e battute, insomma questi film che hanno mescolato cazzotti e risse molto vicine ai ritmi delle comiche mute classiche, buoni sentimenti, donnine sorridenti, umorismo a volte rozzo a volte a livello parrocchiale, fanno ancora ridere. Alcuni sono invecchiati male, vero, ma altri, cito i primi due Trinità, Più forte ragazzi! (1972), Altrimenti ci arrabbiamo (1974), Due superpiedi quasi piatti (1977), Pari e Dispari (1978), non fanno polvere e in una serata di relax ci stanno benissimo. Spencer e Hill, anche nei film girati da soli (ma bisognerebbe dire quelli di Bud, più riusciti rispetto al suo partner, che ancora si deve far perdonare Don Camillo, Poliziotto superpiù, Mister Miliardo..), sono stati due tra i personaggi più onesti e simpatici meglio sfornati dal cinema italiano negli ultimi anni, comici da fumetto, forse maschere, che difficilmente si rimpiazzano perché sono due volti così immediatamente familiari da rendere lo spettatore pienamente partecipe delle loro avventure, a volte troppo zuccherose (l'Africa sorridente dove nessuno muore di fame, Io sto con gli ippopotami, 1979), o troppo sceme anche se sghignazzanti (Chi trova un amico trova un tesoro, 1981), ma comunque ripeto godibili. Fondamentale contributo furono le frizzanti e divertenti musiche dei loro film, spesso composte dai fratelli Guido e Maurizio De Angelis (Oliver Onions, la Dune Buggy è loro), senza dimenticare Carlo Rustichelli, Franco Micalizzi.
Il loro successo fu un botto al botteghino. Spencer e Hill rimasero in cima alle classifiche per tutti gli anni Settanta, guadagnando (si vociferava), un miliardo di lire a film, diviso due (se giravano da soli, seicento milioni), cifre pazzesche ancora oggi imbattute salvo eccezioni. Il pubblico impazzì. Si racconta che durante una proiezione in Svezia di un Trinità, Spencer e Hill assistettero ad una scena curiosa, un attacco di riso isterico da parte di una spettatrice, talmente forte che dovettero chiamare una ambulanza..

Il rapporto di coppia, proprio come cane e gatto, è a metà strada fra un Buddy movie e il duo Stanlio e Ollio. I modelli erano quelli: oltre ad essere citati nei loro film (la gag del pistacchio di Pari e dispari, per esempio) avevano in comune un certo ritmo delle gag, sulla reazione di Spencer alla Ollio che sembra sul punto di esplodere, e Terence ha quei momenti di puro candore alla Stanlio, specie quando spiega un piano al compare stravolgendo l'idea originale con frasi senza senso. Sceneggiatori e registi, specie E.B. Clucher, uno dei più prolifici, tennero fede a questo modello buttando il western serio nella farsa pura. Man mano che il loro successo aumentava, però, le idee sono calate (anche se certe autocitazioni sono divertenti, vedi l'inizio di Due Superpiedi quasi piatti, era lo stesso di Continuavano a chiamarlo Trinità), e cominciarono a diventare pesantemente ripetitivi, gli incassi calarono e con Miami Supercops (1985) il ciclo si chiuse, con una eccezione nel 1994 con Botte di Natale, simpatico ma anacronistico e diciamolo un po' noioso. 
 

 A parte gli ultimi fuochi, la coppia Spencer e Hill è stata tutt'altro una meteora, merito anche del successo avuto da soli (e curiosamente mentre fu Spencer ad avere avuto maggior successo da solo, oggi è Terence Hill con Don Matteo a godersi gli applausi) e da un segreto di alchimia di coppia forse azzeccato da Ermanno Olmi, "padrino" del loro premio David di Donatello alla carriera nel 2010: disse di essersi convinto che il cinema non deve essere diviso fra qualità e consumo, due nomi sciocchi e presuntuosi, classificato con asterischi e palline, e giunto all'età del buon senso, ma che a salvar il mondo non è solo la cultura e la bellezza ma anche la gioia, come condivisione di sentimenti di pace, perché una bella risata è anch'essa a pieno titolo opera d'arte, e Bud Spencer e Terence Hill rimarranno nella storia di un cinema di qualità senza asterischi.
 

 

giovedì 12 luglio 2012

E il Maestro Montanari ci disse..

Dopo aver pubblicato il pretestuoso dossier sui film delle Sturmtruppen, alcune domande sono rimaste irrisolte, una su tutte: quale fosse l'opinione dello stesso Bonvi su questi film, almeno i due ufficiali firmati da Samperi. Ho la vera fortuna di avere come amico il Maestro Piero Montanari, compositore (e cantante!) della famosa Marcia delle Sturmtruppen, sigla dei loro cartoni animati trasmessi nel 1980 nel programma "Supergulp - fumetti in tv", curato da Giancarlo Governi, amico e stretto collaboratore di Bonvi e quindi sceneggiatore con lui di Sturmtruppen 2 - venne spontaneo chiedergli una possibile risposta. Non nascondo la mia perplessità su cosa fosse attendibile circa Bonvi e le sue dichiarazioni (a quanto ho potuto leggere nelle rare interviste che rilasciava), ma Montanari mi ha così gentilmente risposto e con lui chiudo questo aggiornamento al post sulle Sturmtruppen: "Non ha mai proferito parole cattive su tutte le cose che lo riguardavano, anche se queste erano "orrori" (secondo me) come il film di Samperi. Poi in uno di questi fece anche l'attore... Bonvi aveva una grande professionalità e fortissimo senso di autostima, mitigato dalla sua ironia e dal suo understatement, e tutto questo, che è assolutamente vero, faceva meraviglia, perché tutti pensavano, non conoscendo Bonvi, che fosse un dissoluto, ubriacone, intemperante ed impuntuale. Tutto falso, grande professionista, generoso e persona dolcissima. Gli volevamo bene tutti".

sabato 7 luglio 2012

I film delle Sturmtruppen

Come avete potuto prendere sul serio il mio paragone fra Sturmtruppen e Iron Man? E ho così deciso di punirvi su un mini dossier sul film che nel 1976 diresse Salvatore Samperi, all'epoca notissimo per alcune porcellonate di grande successo (Malizia, giusto per dirne una), perché Sturmtruppen, possa piacere o no, è una delle cose più originali mai fatte nella storia del cinema italiano. Negli intenti, voleva essere una sana commedia antimilitarista ispirata alle strisce del grande Bonvi (alias Franco Bonvicini), ma nei risultati decisamente sgangherata, a volte banale e un po' volgare, ma, e questa è la sorpresa, demenziale e divertente. Certo, il ritmo è altalenante e non c'è capo né coda, siamo lontani anni luce dalla follia militare di M.A.S.H. (di Robert Altman), al quale Samperi dichiarò di essersi ispirato, sia per mancanza di cattiveria che, ripetiamolo, di un vero copione. Ma io difendo Sturmtruppen, perché non era per niente facile dare vita cinematografica a delle strisce autoconclusive, spesso goliardiche e grottesche come solo Bonvi riusciva a tirare fuori, di soldati nazisti ignoranti e di pazzi ufficiali, arrivati nel panorama italiano nel 1968 sulle pagine de Il Paese Sera, in piena contestazione generale. Portate a teatro nel 1972 senza successo, le Sturmtruppen diventarono oggetto di una produzione cinematografica partita con un po' di sfortuna. Facciamo ordine.
L'idea partì perché due produttori, Donati e Carpentieri, si erano innamorati delle strisce di Bonvi, che loro credevano essere francese, finché lo sceneggiatore Vittorio Vighi informò loro che era di Bologna e suo amico. Così i tre parlarono con Bonvi dell'idea di fare un film sulle Sturmtruppen e coinvolsero lo scrittore Ennio De' Concini per affidargli la regia. A fine Marzo del 1976, i giornali riportarono che Renato Pozzetto e Paolo Villaggio avrebbero preso parte a Sturmtruppen, per la regia di De Concini pronto per le riprese a Giugno. L'idea era intrigante, perché voleva sfruttare Villaggio e il suo personaggio del mago tedesco Kranz affiancato da Cochi e Renato, in quel periodo artisticamente non più in coppia ma che continuavano a lavorare insieme; Pozzetto, più dieci film in tre anni dal suo debutto, viaggiava a ritmi di usura e stava sperimentando film meno tradizionali, stava infatti girando Oh Serafina! di Alberto Lattuada quando venne data notizia di Sturmtruppen. Le cose però andarono diversamente. Nel 2002 Vighi dichiarò, "Noi cominciammo a lavorare insieme, sennonché successe qualcosa: [i produttori] non si fidarono di Ennio De Concini e lasciarono la palla ad Achille Manzotti che allora aveva per le mani Pozzetto. Naturalmente entrò un altro regista. [Salvatore Samperi] si portò appresso i suoi uomini e si riscrisse la storia secondo il suo punto di vista, escludendo tutta la nostra parte, quella che avevamo scritto con De Concini e Maria Pia Fusco".
Il film venne così prodotto da Manzotti per la sua Irrigazione Cinematografica, cooperando con una produzione francese, Les Films Jacques Leitienne, che impose Corinne Cléry al posto di Edwige Fenech, inizialmente scelta come protagonista femminile del film. Ovviamente tutto questo amareggiò Concini, il quale disse, intervistato nel Giugno 1976, "Ho sentito all'improvviso che i miei rapporti con il cinema si stavano esaurendo (...) la cosa più singolare è che la decisione l'ho presa quando ormai stavo per cominciare il film. (...) Dapprincipio il trattamento l'avevo scritto per Donati e Sbariglia, i produttori di Salon Kitty, poi la cosa andò nelle mani di Cristaldi e dovevo girare il film facce sconosciute. Infine tutto era pronto con Renato, Cochi.. ma non mi sono sentito di cominciare: avrei fatto un brutto lavoro e un brutto film".
Il pasticcio è rimasto nei titoli di testa e di coda: in quelli di testa è accreditato sceneggiatore Pozzetto e Ponzoni, in quelli di coda Sandro Fusco e Vighi.
Lasciato Concini e promosso Samperi regista, il film venne riscritto da Cochi e Renato su propria misura e venne chiamata tutta la banda del Derby Club, tra cui Lino Toffolo, Teo Teocoli, Massimo Boldi, Felice Andreasi, Enzo Robutti, e per le musiche arrivò puntuale Enzo Jannacci, il quale scrisse due canzoni per il film: SturmStruppen e Come in America, sulle quali dovrei soffermarmi perché rimangono un mistero; se la prima, scritta dal solo Jannacci e cantata da Cochi e Renato (e si riconoscono le voci di Boldi e di Andreasi), è uscita su disco, non sentiamo mai la seconda, di cui non abbiamo notizie neanche nei registri Siae. Ad ogni modo, musiche di Jannacci e cast di attori del Derby contribuirono decisamente a formare un insieme molto vicino allo spirito schizzato delle strisce di Bonvi, lo stesso Pozzetto, intervistato da Marco Giusti per "Stracult", disse che Sturmtruppen era il film che si avvicinava di più alla comicità surreale del Derby Club. A mio parere, lo era molto più vicino Saxophone (1978), prima regia di Pozzetto, nel suo piccolo un gioco fra amici non riuscitissimo, ma personale, divertito e tutt'altro che presuntuoso. Sturmtruppen, invece, era troppo sconclusionato per divertire completamente, anche se il cast è in uno stato ancora inventivo: perfetto Andreasi nella parte del sergente incazzoso, seguito dal generale vanitoso e infantile Cochi, alle prese con un pupazzo di Marx, dal capitano checca Teocoli, pericolosamente al potere di scegliere gli attendenti al suo servizio, e poi il piagnucoloso Boldi, il sognatore Lino Toffolo e la bellissima Corinne Cléry, infilata in quella gabbia di matti senza convinzione, se non nelle scene con Renato. Il culmine della scemenza è nel finale, all'arrivo di un soldato bianco, che dichiara di essere La Coproduzione Francese e incaricato da lassù a portare la dichiarazione di pace, ma senza successo perché viene ucciso con una ostia avvelenata dal Papa (sempre Andreasi!). Scommetto che non vedete l'ora di prendervi il dvd, vero?
Girato nell'estate del 1976, viene montato in tempo per le feste di Natale, scontrandosi con l'uscita in simultanea di L'ultima follia di Mel Brooks, Quelle strane occasioni e Il signor Robinson, il film per il quale Villaggio rifiutò di fare Sturmtruppen. I soldatini nazisti vengono massacrati dalla critica, e non c'è bisogno di esser stati testimoni dell'epoca per capirlo: in un momento di crisi cinematografica (l'ennesima), di disimpegno e mancanza di vere idee,  un film come Sturmtruppen poteva apparire solo disfattista, una bestemmia per chi desiderava la rinascita del cinema italiano. Poco male, il film esce il 21 dicembre 1976 e fa sfracelli al botteghino. Non lo ferma neanche un sequestro con l'accusa di "vilipendio alla religione" da parte della magistratura di Bolzano, denuncia presentata a Gennaio e archiviata a Febbraio, perché incassa più di un miliardo di lire con oltre 589mila spettatori. 
Da una recensione de L'Unità
Il film genera un paio di titoli ispirati alle commedie finto naziste (in un periodo, ricordiamolo, che in Italia si giravano film porno nazisti...), entrambi del 1977: Von Buttiglione Sturmtruppenführer, inguardabile, e Kakkientruppen, praticamente lontano anni luce da Sturmtruppen, ma, curiosamente, neanche tanto brutto come si potrebbe facilmente credere, in parte grazie al cast assortito (Gianfranco D'Angelo, Lino Banfi, Oreste Lionello, Mario Carotenuto), uniti da un umorismo parrocchiale (tipo, Stanlio e Ollio catturati dai tedeschi in quanto americani) e occasioni uniche (ultimo film di Ric e Gian, nei panni di due chirurghi: terribili). Poi...l'inevitabile? Ok, l'inevitabile seguito arriva nel 1982, sempre diretto da Samperi, ma con un cast diverso. Sturmtruppen 2 - Tutti al fronte, viene scritto dallo stesso Bonvi con Giancarlo Governi (già stretto collaboratore in Supergulp, assieme realizzarono la loro serie di cartoni animati delle Sturmtruppen - ricordate la Marcia composta da Piero Montanari? Dalla casetta in trincea popopò..), e raggruppa le seconde (e terze) file dei comici dell'epoca, nonostante qualche nome illustre. E' forse il miglior film di Giancarlo Magalli, dopo Liquirizia, film precedente dello stesso Samperi.. Ci sono di nuovo Boldi e Teocoli, e Andreasi, lo stesso Bonvi, Francesco Salvi, Bombolo, Enzo Cannavale (azzeccato nel ruolo del fiero alleato Galeazzo Mussolesi), persino Giorgio Ariani (già voce di Ten in Nick Carter) e Franco Oppini, nei panni rispettivamente di Ollio e Stanlio, fino a Serena Grandi, Giorgio Porcaro (che con autoironia dice, "Fra i due, quello che ha inventato il dialetto, sono io", e il sergente, "Ma Abatantuono fa la grana").. Insomma, Sturmtruppen 2 è uno di quei film che piacciono ai fan dello stracult - personalmente è una delle cose più brutte mai viste in vita mia, dopo Caos Calmo, ovviamente.

giovedì 5 luglio 2012

Al via le riprese di Iron Man 3

La notizia manderà in tachicardia i fan, cinefili, cinofili, sicuramente già avvertiti che il 21 maggio scorso sono iniziate le riprese di IRON MAN 3, di cui vediamo qui a sinistra una foto sul set con Robert Downey Jr. nei panni di Tony Stark di fronte alle nuove armature di Iron Man. Il terzo capitolo della saga iniziata nel 2008 sarà girato anche in Cina, luogo di scontro fra Iron Man e The Mandarin, uno dei suoi più grandi nemici e che sarà interpretato, udite udite, dall'attore inglese Ben Kingsley, finalmente una entrata nel cast davvero interessante. Alla spicciolata possiamo dire che a dirigerlo sarà Shane Black, già regista di un film (mediocre) con Downey Jr., Kiss Kiss Bang Bang (2005), mentre il regista dei due primi Iron, Jon Favreau, sarà produttore esecutivo e anche attore. Oltre a Gwyneth Paltrow, irresistibile, viene confermato Don Cheadle, il colonnello dell'Air Force che poi si 'trasforma' in War Machine, che ho sempre trovato troppo antipatico rispetto al primo attore, Terrence Howard che, per motivi finanziari, non è stato confermato nel ruolo. Ma dopo lo shock di Mickey Rourke alias Ivan Vanko, a mio parere una scelta di cast clamorosamente errata, mi basta sapere di Sir Ben Kingsley (foto sotto), attore bravissimo, per sopportare Cheadle e tutto quello che potrebbe guastare il prossimo Iron Man. Ma..non rompiamo, inchiniamoci alla scienza, e attendiamo l’uscita del film, che in Italia avverrà il prossimo Aprile 2013. 
In attesa che venga diffusa la trama, possiamo prevedere che sarà un successo oltre le aspettative? La saga ha incassato oltre il miliardo e duecento milioni di dollari in tutto il mondo, e le masse di fan della Marvel che hanno premiato The Avengers avevano principalmente occhi per Iron Man. E il film dei Vendicatori, in DVD e Bluray a Settembre,  ha incassato quasi un miliardo e cinquecento milioni di dollari: abili nei “prossimamente” più disonesti della storia del cinema, a fine titoli di coda, i film della Marvel hanno così indovinato la chiave per rendere l’attesa dell’uscita pari a quella di un fan tredicenne impazzito per i Muppet. E infatti il sequel di The Avengers (scontatissimo) non uscirà prima di Iron Man 3 (e dei probabili seguiti di Capitan America e di Thor). Ho il dubbio che la Marvel (e la Disney, distributrice dei loro film) vuole scoprire quanto denaro intatto c’è ancora nel mondo. E questo lo dico da tifoso del primo Iron Man, una delle più riuscite trasposizioni cinematografiche di un fumetto. Dopo Sturmtruppen con Cochi e Renato, ovviamente..