lunedì 29 luglio 2019

Pellegrinaggio a Ulverston, città di Stanlio

Un sogno diventato realtà: la scorsa settimana ho visitato Ulverston.

Sapete dove sta Ulverston? A Nord dell’Inghilterra, nella regione della Cumbria, ci arrivate con due ore di viaggio dall’aeroporto di Manchester con un treno della linea Northern. Da casa mia, sono in linea d’aria oltre 2000 km di distanza. Abbiamo fatto tutta questa strada – con qualche disavventura – per sentire l’atmosfera e lo spirito di una città piccola, definiamola anche di “campagna”, che è famosa in tutto il mondo per il loro concittadino più celebre: Stan Laurel. Quando non aveva ancora questo nome d’arte, si chiamava Arthur Stanley Jefferson e a Ulverston vide la luce il 16 giugno del 1890. Laurel, lo conoscete, era il magro della coppia Laurel e Hardy, Stanlio e Ollio, e sono giunto alla conclusione che ogni loro fan almeno una volta nella vita deve fare questa esperienza.

Io e il mio amico Luca avevamo pianificato questo viaggio molti anni fa, come nostro desiderio intimo di vedere la casa dov’era nato Stan, il famoso museo, e altre location degne di nota. Finalmente ci siamo riusciti, e per un periodo pure fin troppo lungo di cinque giorni (22-25 luglio) abbiamo visitato la città in ogni punto possibile.
Ulverston è in realtà una città che si visita in due giorni, tanto è piccola (11,000 abitanti) e con poche cose da offrire, nonostante abbiamo scoperto essere una meta fra le preferite dagli inglesi di città: perché c’è aria buona, quiete assoluta (a parte i gabbiani, insistenti e numerosi), cibo buono (ma su questo ho qualcosa da raccontare) e tanta cortesia, tipica delle campagne inglesi. Girando con delle magliette con sopra le figure di Stan e Ollie attiravamo facilmente l’attenzione dei paesani, anche perché la prima vera attrazione è proprio il Laurel and Hardy Museum. La sua storia è curiosa: il concittadino Bill Cubin, fanatico della coppia (e per due volte sindaco della città), raccolse materiale per riempire una stanza e tracciare una cronologia dell’infanzia di Stan e della sua famiglia Jefferson.
 
Inaugurato nel 1974, questo piccolo ma visitatissimo museo si amplierà molti anni dopo per generosità di un fan olandese diventato ricco per aver vinto un quiz in tv, e che nel 1992 donò la possibilità di costruire una seconda stanza che Cubin fece diventare una piccola sala cinematografica per proiettare le comiche di Stanlio e Ollio per i visitatori. Quando Cubin è morto nel 1997, l’attività è continuata grazie alla figlia Marion e poi da suo nipote Mark, oggi gestore della nuova sede del Museo, oggi molto più grande e completamente rifatto: il percorso è didattico e dei pannelli informativi raccontano la storia di Stan e della coppia, circondati da molti oggetti preziosi (attualmente ci sono una bombetta originale di Stan, una di Oliver usata in Swiss Miss, e un fez dal film Sons of the Desert) si trovano centinaia di pupazzi, statue e fotografie, e una sala cinematografica centrale. Il biglietto costa 5 sterline, e alla fine del percorso trovate un piccolo shop.
Il Museo è situato all’interno del cinema Roxy”, a Brogden Street. Basta girare l’angolo per ritrovarsi a County Rd, dove si trova il Coronation Hall (il municipio): lì si trova una bellissima statua in bronzo raffigurante Laurel e Hardy, un appuntamento fisso per le fotografie. Dal vivo, è veramente emozionante: sul marciapiede si trovano alcune delle battute più famose dei loro film e una manciata dei titoli più famosi. Tre targhe poste alle loro spalle ricordano il giorno della inaugurazione, il 19 aprile 2009, in presenza del sindaco della città e del comico inglese Ken Dodd, e di centinaia di Figli del deserto, i soci del club dedicato alla coppia. 

Oliver e Stan affacciati dal balcone del municipio
È molto importante anche buttare un occhio alla balconata del municipio: da lì si affacciarono Laurel e Hardy durante la loro trionfale visita nel maggio del 1947, mentre erano impegnati nel loro tour teatrale in tutto il Regno Unito. Per Stan fu davvero emozionante tornare nella sua città natale, e soprattutto visitare la casa dove vide la luce: è ancora in piedi, e c’è una targa commemorativa della sua nascita. A dire il vero, se non fosse per le banche e le automobili, Ulverston è rimasta molto simile a com’era nel 1890: provare per credere, e andate al n.3 di Argyle Street dove si trova la vecchia casa di Laurel, con gli stessi colori di 130 anni fa. In una lettera che inviò il 27 maggio 1947 ad una sua amica di nome Mary, Stan scrisse:

Stan esce dalla casa dove vide la luce. Ulverston, 1947
È buffo che mi menzioni Ulverston. Sono tornato proprio oggi da una visita veloce. Sono stato presentato alla città al Coronation Hall e fuori sul balcone mi hanno dato una copia del mio certificata di nascita. Poi siamo andati al 3 di Argyle St. – dove c’è la mia vecchia casa – portandomi dietro nella memoria di molti ricordi. Abbiamo cenato con tutti gli ufficiali al Golf Club – un momento meraviglioso – ero emozionato da morire”.

Come ricordava lo stesso Stan, la sua infanzia a Ulverston durò molto poco, e attorno ai sette anni la famiglia Jefferson si trasferì a Bishop Auckland per proseguire fra North Shields e Glasgow, in Scozia. Com’è noto Stan era figlio d’arte, e il padre, impresario e autore teatrale, lasciò che intraprendesse la difficile carriera d’attore, dopo averlo visto debuttare all’età di sedici anni in un numero comico a Glasgow.
Dopo il museo, la statua e la casa di Stan, rimane da vedere un pub più che un vero monumento, comunque dedicato alla sua memoria: lo Stan Laurel Inn. Dal nome si capisce che è anche una pensione con alcune stanze disponibili, oltre che un semplice pub (il primo nome del locale era proprio Stan Laurel Pub, poi cambiato con la nuova gestione dal 2007; purtroppo non sono riuscito a trovare informazioni storiche a riguardo), ovviamente con molte caratteristiche care ai fan della coppia: ci sono numerose statuine di L&H (alcune provengono dal vecchio museo, perché durante il trasloco qualcosa si è rotto ed è stato recuperato apposta), fotografie e caricature, e lo stesso menu ha dei riferimenti a Stan (una birra si chiama proprio Stan’s Ale, scura e dal sapore particolare). Due cappelli a bombetta fanno da cornice alla pila di bottiglie dietro il bancone, e alcune bevande sono intitolate come alcuni film di Laurel e Hardy – ad esempio una birra chiara si chiama Flying Elephants, come un loro corto del 1927. Fattore non secondario: si mangia molto bene ed è incredibilmente economico, ma come tutti i pub in Inghilterra seguono un orario ben diverso dai nostri in Italia (il lunedì niente cibo!), si serve “food” dalle 12 alle 14 e dalle 18 alle 21, un orario dove di solito molti locali chiudono (mentre i negozi alle 17:30 sono tutti chiusi, occhio turisti quando credete di comprare qualcosa dopo le 18, neanche Tesco vi salverà!). Questo grazioso e accogliente pub si trova al 31 di The Ellers (a pochi isolati dalla casa di Stan).

In vista del festival del Buddismo in corso, non siamo riusciti ad alloggiare lì e in altri hotel in zona, e abbiamo fatto ricorso alla Swarthmoor Hall, una “mansion” del 17esimo secolo immersa nel verde, molto accogliente e dall’incredibile fascino. Bisogna però mettere in conto una camminata di circa venti minuti per arrivare al centro della città (praticamente, al centro di tutto), perché si trova fuori zona e a mezzo miglio dalla stazione ferroviaria. Siamo stati fortunati che il meteo ci ha graziato e la famosa “pioggerellina” inglese ha fatto capolino solo un paio di volte.
Oltre alle mete “laurelhardiane”, Ulverston offre comunque un paio di posti davvero ottimi per mangiare, e solo girare per la città e perdersi nei vari negozi è molto bello e rilassante. Mi rendo conto di non aggiungere niente di originale, ma un po' di relax non guasta mai credo. Ulverston è una città che ha combattuto per non avere un centro commerciale enorme, e ha vinto per rimanere il posto quieto, storico che è.
Tutto non è stato rose e fiori, ovviamente. Per esempio siamo andati come serata finale in una pizzeria “italiana”, una mossa cretina spinta dalla curiosità: non dico il nome del locale, ma gli spaghetti alla carbonara erano panna e prosciutto a cubetti, la mia pizza parma era besciamella e bacon. Inglesi, ma perché non mollate la cucina italiana?
Abbiamo avuto disavventure con le ferrovie inglesi piuttosto seccanti all’andata, e certamente ci aspettavamo molte cose più tipiche nel famoso Market Hall (punta di diamante del turismo della città), o nell’unico book shop aperto, e se dovessimo trovare un neo al museo di Laurel e Hardy, consiglio di rendere lo shop più organizzato (va bene trovare magliette, calamite, portachiavi, penne e bloc-notes con sopra l’immagine di Stan e Ollie, ma mi aspettavo dvd, spille, libri, gadget e qualche statua!) e lavorare di più sull’illuminazione. Rispetto all’altro museo esistente dedicato alla coppia, situato nella città natale di Oliver Hardy, a Harlem (Georgia, USA), qualche punto lo perde. Ma ad avercene posti così, ovviamente.

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