Nel
1930, il comico e regista Buster Keaton era in attesa di girare il suo terzo
film per la MGM, la potente major che non era esattamente il posto giusto per
trovare le condizioni di lavoro che sperava di trovare quando, due anni prima, era
finito suo malgrado sotto contratto. Un anno dopo aver girato Spite Marriage (Io e l’amore, 1929),
finalmente una decina di sceneggiatori sfornarono una storia che intitolarono Free and Easy, e decisero che sarebbe
stato il primo film parlato di Buster Keaton - o meglio, il primo dove avrebbe
finalmente pronunciato parola, perché il primo sonoro che girò, Hollywood Revue of 1929, era un film “All
Stars” della Metro dove Keaton contribuiva con un numero “muto”, una comica
danza del ventre.
Quando
Keaton entrò nel mondo dei talkies, come
gli altri attori di Hollywood dovette affrontare le difficoltà dovute alla
realizzazione delle versioni straniere: non essendo ancora stato inventato il
doppiaggio, infatti, nel 1929-30 alcune case di produzione produssero più versioni
girate direttamente nella fonetica interessata, che fosse spagnolo, tedesco o
francese; aiutarono queste versioni assumendo dei traduttori e sostituendo
alcuni attori secondari con dei colleghi madrelingua, e lasciando le Star a ripetere
a pappagallo le scene girate in lingua inglese nella versione desiderata. In
questo modo, si garantiva la distribuzione oltreoceano per i film parlati, anche
se spesso il risultato film risultava essere pasticciato e involontariamente
comico.
Per
esempio, secondo alcune recensioni dell’epoca la versione italiana del film
drammatico Big House (1930), con
Wallace Beery, intitolata Carcere,
aveva scatenato l’ilarità del pubblico perché gli attori italo-americani
scritturati parlavano con i loro marcati dialetti, dal toscano al romanesco al
siciliano.
La
reazione era totalmente diversa quando si trattava di un film comico: la stessa
parodia di Carcere, interpretata da
Stan Laurel e Oliver Hardy, intitolata Muraglie
(Pardon Us, 1931), aveva ottenuto un clamoroso
successo di pubblico grazie alla comica fonetica di tutto il cast.

Come
primo film parlato, anche di Free and Easy venne prodotta una
versione in lingua spagnola, iniziata a girare nel marzo del 1930 e intitolata Estrellados; quello che è meno noto, è
che fu girata anche una versione italiana, intitolata Chi non cerca trova. Questa notizia non è stata riportata in
nessuna biografia su Keaton pubblicata finora anche perché, è doveroso dirlo,
non erano state trovate tracce nelle riviste specializzate dell’epoca.
Invece,
la rivista Variety riportò il 5
febbraio 1930: “Buster Keaton parlerà italiano nel prologo di Spite Marriage. Questo film è stato
mostrato come muto”. Ma oltre ad un flano di aprile de La Stampa sull’effettiva proiezione del film in questa edizione, la
questione è avvolta nel mistero totale, anche perché il film, conosciuto come Io…e l’amore, era passato alla censura
italiana mesi prima, nel dicembre del 1929, come film “sonoro”. Il corriere della sera il 19 marzo 1930 lo
definì “Il migliore film comico dell'annata”.
Eppure
nel primo saggio storico sulle prime esperienze del doppiato in Italia, redatto
da Mario Quargnolo per Bianco e Nero
(n. 5, maggio 1967), così riportava: “Il prologo di Free and Easy era recitato in italiano da Buster Keaton”.
Emilio
Cecchi, che visitò Hollywood nel febbraio del 1931 scriveva: “Il film è
sincronizzato in italiano; ma Keaton recita il prologo e si aiuta con così
graziose invenzioni cinematografiche da far perdonare, credo, se l’italiano
sarà come sarà” (Corriere della Sera,
12 marzo 1931). Filippo Sacchi, recensendo poco dopo il film, si mostrava molto
severo: “E stata un’idea infelice di far parlare Buster Keaton: quella poi di
farlo parlare italiano, con frasi posticce, o trucchi sincronici più posticci
ancora, è stato due volte infelice. Pare per fortuna che in America ormai
abbiano capito che non è il caso di
insistere con questi saggi di buona volontà linguistica perché, per
quanto possiamo essere intimamente lusingati della diligenza dimostrata da
questi attori americani nell'imparare a
dire “buona sera” in italiano, o nel caso di attori italo-americani,
intimamente commossi dell’impegno dimostrato da questi bravi connazionali nel
non dimenticare del tutto la lingua
materna, l’effetto, ai fini dell’azione
rappresentata, è piuttosto deprimente. Dunque, mai più di queste cose,
per carità”. (Corriere della sera, 29
marzo 1931).
Non
ci sono dubbi che gli annunci sui quotidiani d’epoca riportassero “parlato in
italiano”, ma non ci sono certezze che sia stato recitato totalmente nella
nostra lingua, semplicemente perché nessuna copia è oggi reperibile. Ottenuto
il visto censura il 31 marzo del 1931, Chi
non cerca trova uscì tra la fine di marzo e giugno nelle maggiori sale
italiane. Le opinioni che si leggono dalle recensioni discordarono sulla
qualità dell’italiano di Buster Keaton.
Kines (n. 15, 12 aprile 1931) riporta:
“Il
film è parlato, cioè doppiato in italiano con molta diligenza. E se il vedere
l'impassibile maschera di Buster Keaton e l'udirla emettere parole e
barzellette crea, in un primo momento, un senso di imbarazzo, si tratta di una
sensazione di breve durata. Sarebbe stata certo desiderabile una maggiore
efficacia nella recitazione e una maggiore purezza nella dizione”.
Cinema Illustrazione gli fa eco con un articolo che
parla delle difficoltà del sonoro nel mondo della celluloide scritto da Enrico
Roma (“Esperienze del sonoro e del parlato”, n.15, 15 aprile 1931):
“Si
è tentato di varare un espediente che a sentirne parlare poteva sembrare anche
ingegnoso, ma che all’atto pratico si è rivelato il più insulso, il più puerile
di quanti se ne siano ideati fin qui. Gli attori sono stati costretti a
recitare anche nell'edizione originale inglese, con una lentezza esasperante,
scandendo le sillabe, compitando, come scolari dell'asilo infantile, in modo
che i movimenti delle labbra fossero della maggiore evidenza possibile; quindi,
con pazienza da certosini, si è ottenuto dagli stessi attori che ripetessero
pappagallescamente, sempre con la medesima lentezza, le stesse frasi tradotte
in italiano (e così, forse, in francese e in tedesco), composte di parole
corrispondenti, per numero di sillabe e per accenti, alle inglesi. Così abbiamo
udito il povero Keaton e i suoi compagni esprimersi ridicolmente in un idioma a
loro sconosciuto, in una specie di linguaggio senza vita, senza spontaneità,
nel quale ogni speranza di comicità era andata a farsi benedire. Questa
recitazione indiretta, era poi integrata da un'altra recitazione, che
chiameremo “per procura”, fatta da attori italiani invisibili, da controvoci,
utilizzata nei momenti, preparati ad arte, che gli attori in scena volgevano le
spalle all'obbiettivo o, comunque, nascondevano la faccia. Chi
ha visto il film, ripeto, non ha bisogno gli si dica che il risultato di questo
pasticcio è apparso dei più disastrosi e che il comicissimo attore era ridotto
a un automatismo addirittura pietoso. E un film che nell’originale era forse
divertente, in questa edizione è disceso al disotto della mediocrità”.
Secondo la rivista Hollywood Daily Screen World del 4 aprile 1931, ebbe così insuccesso che si arrivò a proporre una versione sonorizzata, senza dialoghi sostituiti da didascalie. Carta canta a destra.

Anche
i successivi film parlati di Keaton furono girati in versione fonetica, una
operazione che a suo dire lo divertiva fare ma allo stesso tempo il suo
entusiasmo era frenato dai dirigenti della Metro: come avevano sperimentato
Laurel e Hardy con le loro versioni straniere, anche Keaton avrebbe voluto
aggiungere o modificare alcune gag, ma c’era il veto assoluto e l’ordine di
rigirare il film senza alcuna differenza.
Doughboys (1930), il secondo film parlato di
Keaton, viene distribuito in Italia stavolta sonorizzato, senza dialoghi, ma
con didascalie e effetti sincronizzati. Varato alla censura il 30 settembre
1931 con il titolo Il guerriero, le
recensioni sono piuttosto discordanti – c’è chi parlò di offesa alla divisa
militare come Cinema Illustrazione –
ma è quella di Kines (n.47, 22
novembre 1931) più utile per la conferma della versione “muta” adottata:
“Il
film era originariamente tutto parlato ed ora è, come sempre, solo più sonoro
con due o tre indovinati passaggi cantati. (...) La riduzione italiana, molto
spigliata e arguta ha fatto rinascere in noi la simpatia verso i titoleggiatori
(sic!), che s’era da qualche tempo non di poco affievolita”. Secondo alcune
fonti, il film è stato girato in versione tedesca, intitolata De Fronte, Marchen, e spagnola, De Frante Marchen!.
Corriere della sera, 20 novembre 1931 ne scrive un interessante elogio: “Per l’arte di questo attore incomparabile, anche quei vecchi e triti temi paiono per un momento rispolverarsi e brillare, e dar la scintilla di una risata. Gli importatori del Guerriero essendo rinsaviti, e avendo rinunciato, dopo il tragico esperimento di Chi non cerca trova, a quell'abominio del doublage, l'attenzione dello spettatore si può di nuovo concentrare sulla sua pantomima perfetta. Il cinematografo non ha, dopo Chaplin, un attore capace di dosarsi a questo modo; un attore di una mimica così geometrica, di un “tempo” così infallibile. Basterebbe solo un punto a mandare in sollucchero il buongustaio: quell'occhiata che Buster Keaton lancia, dal ponte, tra desioso e noncurante, alla bella che lo guarda, e con la quale è corrucciato. È un secondo, un nulla, ma che formidabile padronanza dei propri muscoli facciali è necessaria per quel semplice giro di pupille. Basta a far capire tutto. È il ‘O’ di Giotto”.
Parlor, Bedroom and Bath (1931), terzo parlato, esce come Io... e le donne (visto censura del 29 febbraio 1932). Ci sono note discordanti se effettivamente arrivò in Italia doppiato o reso muto con le didascalie. Il corrispondente londinese de La Stampa pubblica il 26 maggio 1931 alcune note sul successo del film a Londra facendogli riferimento con il titolo “Romeo in pigiama”. E annota:
“È stata girata anche senza il parlato e il pubblico italiano non potrà non trattenere il riso quando Buster Keaton attacca i francobolli ai suoi annunzi di fidanzamento e li fa leccare da un cane pechinese che gli sta a fianco sopra la scrivania (...)”.
Circa
un anno dopo, quando arriva nelle sale italiane, leggiamo sempre su La Stampa, il 17 marzo 1932:
“Se
in Guerriero e in Chi non cerca trova i vari tentativi di
dialogo erano timidi e incerti, in Io le
donne vediamo un Keaton che tutto si abbandona alle battute, in una vicenda
che sovente ricorda quelle delle più tradizioni pochades: dal compromesso e dal tentativo si è così giunti alla
accettazione totale della nuova tecnica che, com’era facile prevedere, è tutta
a scapito delle più autentiche virtù dell'attore. Non mancano trovate felici,
rapidi scorci, ironie sottili (...): in parecchie scene si vedono labbra e
labbra agitarsi, d’impegno; e rendono qua e là stagnante il film, in complesso
piacevole”.
Il
film è stato girato in due versioni, Buster
Se Marie, in francese, e Casanova
Wider Willen (1931) in lingua tedesca.
The
Passionate Plumber
(visto censura del 31 luglio 1932) esce come Chi la dura la vince, e non dovrebbero esserci dubbi che sia stato
doppiato. Ma anche se fosse stato fischiettato, non avrebbe impressionato
maggiormente i critici italiani.
La Stampa, recensendo il film il 13 dicembre
1932, non si diverte.
“Buster
Keaton non ha troppa fortuna col parlato. Quella sua grinta di bronzo,
impassibile sempre in ogni evenienza; quello sguardo fisso, come di chi persegua
sempre un suo pensiero irriducibile, quella malinconia d'automa (...), erano
elementi più che sufficienti a scatenare le risate delle platee non appena
sullo schermo apparisse in figuretta agile e nervosa del nuovo attor comico.
Ora il dialogo distrugge quegli effetti, ne infirma la più vera origine: quel
volto non è più impassibile (...). L'attore deve aver sentito tutto il pericolo
del dialogo, di questo, per lui, autentico intruso; e cerca perciò di dare alla
battuta come il valore di uno strappo, tentando di mantenersi fedele alla
maschera che gli dette fama”.
Il corriere della
sera, il 29 novembre
1932, è perplessa della presenza di una “spalla”: “Buster Keaton questa volta
ha un socio, che è Jimmy Durante. Durante che (non sappiamo fino a qual punto)
deve aver origini italiane, e viene dal varietà, gode in America una grande
fama di comico, ed è specialmente popolare a causa del suo naso. Il naso è
davvero eminente, ma, forse perché spogliata di quell'indefinibile che gli dà l’accento
e la voce, la sua comicità lo pare meno”.
Il
film venne girato in lingua francese, con il titolo Le Plombier Amoureux.
Speak
Easily (visto
censura del 31 ottobre 1933) esce doppiato con il titolo Il professore: finalmente La
Stampa trova qualche pregio e l’11 novembre 1933 scrive:
“Commedia
quasi tutta piacevole: e la prima vera interpretazione che Buster Keaton
affronti dinanzi al microfono. I suoi precedenti film parlati erano sempre
stati dei compromessi fra quella sua grinta implacabile, che tanta giustamente
gli procacciò ai tempi del film muto, e l'intrusione di alcune o di molte
battute che restavano quasi estranee al gioco scenico, e finivano per
l'impacciare l'ottimo attore. Con Il
professore Keaton, a differenza di Chaplin, alza non una ma dieci bandiere
bianche dinanzi al microfono: la sua è però una resa a discrezione che si
risolve in una vittoria”.
Il
20 dicembre ’33, Il corriere spegne ogni entusiasmo: “Buster Keaton, nelle
dottorali vesti e nei severi occhiali del professore, sarebbe buffo, però il
film non ha la rapidità di ritmo che occorreva per far pienamente risaltare un simile
carattere. Forse questo dipende dalla necessità di dare una parte adeguata a
Jimmy Durante. Non ho mai capito l'idea di appaiare Buster Keaton a un attore
di classe cosi inferiore e di tecnica così diversa, teatrale e diluito quanto
l'altro è conciso e cinematografico. I momenti più comici del film sono la
scena della sbornia con Thelma Todd, e l’episodio della recita, benché
ripetano, in parte, elementi già usali in Io e le donne”.
Sidewalks
of New York (medesimo
visto censura del film precedente, datato 31 ottobre 1933), altro titolo
doppiato e uscito come Il milionario,
viene anche questo ben salutato dalla critica, francamente un po’ cieca dei
difetti del film.
La Stampa pubblica il 1 gennaio 1934 la
recensione:
“Dopo
l’avvento del parlato le prove del Keaton non erano certo state degne della fama
del grande comico. Ora finalmente ha superato questa ardua difficoltà, da lui
affrontata sempre con molta circospezione; non mutando sulla alla sua grinta
impassibile, esigendo da soggettisti e da sceneggiatori tessiture di dialogo
che quel suo stile non debbano tradire, è riuscito a ricomporci, anche dinanzi
al microfono, quella sua inimitabile figura che tanti successi gli ha valso
dinanzi ai pubblici d'ogni Paese”.
Più
riflessiva la recensione che scrive Il corriere della sera – sempre tramite la
penna di Filippo Sacchi e pubblicata il 10 dicembre 1933: “Tra i grandi artisti
dello schermo, Buster Keaton è stato uno di quelli che hanno più sofferto del
parlato. E si capisce. La parola violava l'impassibilità di quel marmoreo viso,
sul quale i sentimenti e le reazioni erano sempre stampati dal di fuori, come una
proiezione e quasi un riverbero della peripezia. Non c'è dubbio tuttavia che
negli ultimi parlati egli era andato gradatamente risollevandosi. Neil' ultimo,
Chi la dura la vince, si aveva già il senso di una crescente padronanza del
nuovo mezzo. Forse anche per merito di una più accorta economia del dialogo, e
di una esecuzione migliore del doppiato, abbiamo l'impressione che nel
Milionario (anteriore a quello benché presentato dopo) quella padronanza
dovesse essere completa. Chi lo sa? Dall'anno scorso, cioè da quando lasciò la
Metro Goldwyn, la carriera cinematografica di Buster Keaton è diventata molto
incerta. Quest’anno girò un solo film nella Florida, con una Compagnia di
indipendenti, e adesso annunciano che verrà in Europa quest’inverno a prodursi
nei Varietà. Ma forse è una crisi passeggera.
Auguriamoci che, dopo aver sgambettato per qualche tempo, a suo modo, sulle
ribalte dei Music-Halls internazionali, si stufi e torni sullo schermo a fare
il suo vero mestiere, ch'è di polarizzare nella sua lugubre faccia la
buffoneria della vita, per scaricarla nella risata”.
What!
No Beer? (visto
censura del 31 ottobre 1933 con il titolo Evviva
la birra), esce doppiato con il titolo Viva
la birra. Dopo la “prima” a Torino” del 16 marzo 1934, La Stampa pubblica il giorno dopo una tiepida recensione, per poi
concludere:
“L'interpretazione
del Keaton non è mai diversa da quella dei suoi ultimi film che sono apparsi da
noi: i suoi tonti e infiniti stupori hanno ormai trovato il loro contrappunto
con le battute del dialogo, senza troppo tradire quella maschera che per
qualche tempo fu quasi leggendaria nel regno degli schermi. Accanto al Keaton,
il [Jimmy] Durante, un attore che probabilmente deve la sua fortuna soltanto al
suo naso fenomenale: ché non sapremmo altrimenti spiegarcela.”.
Anche
Il corriere della sera non si
entusiasma e il 12 gennaio 1934 scrive: “Il film questa volta è stato fatto più
per Jimmy Durante che per Buster Keaton. È alla rumorosa, sguaiata, invadente
comicità di quello ch’è lasciata quasi sempre l’iniziativa dell’azione; com'è
alla sua nasuta grinta ch'è lasciato il quadro finale. Buster Keaton rimane
relativamente in margine, o quando è introdotto come solista è per ripetere
sonatine già note: per esempio nella scena della seduzione, dove lo ritroviamo
nella solita situazione di dover sbrogliarsela con una donna che non sta ritta,
situazione che nemmeno il carnicino traforato di Phyllis Barry (che è tutto
dire!) riesce più a ravvivare. A ogni
modo, più o meno, c'è la dose di risate convenute nel prezzo”.
Subito
dopo Viva la birra, il 1934 presentò
poche novità per gli appassionati italiani di Buster, in coincidenza con il
licenziamento dell’attore dalla MGM, ma proprio in quel periodo un articolo di Cinema illustrazione (n.13, 28 marzo 1934)
sul mistero del doppiato rivelò che la voce italiana di Buster Keaton era dell’attore
Paolo Stoppa, ma non sappiamo per quanto tempo prestò la voce al comico e in
quali esatti film.
A
settembre del ’34 avviene la prima visita in Italia del Nostro, esattamente il
17 settembre, come riporta un trafiletto riportato in molti quotidiani d’epoca:
“Oggi, nel pomeriggio, e giunto a Venezia in
aeroplano, da Monaco, il popolarissimo attore cinematografico Buster Keaton.
Egli si tratterrà a Venezia qualche giorno”. Giusto in tempo per essere
raggiunto dal giornalista di Cinema Illustrazione Gastone Toschi, che scriverà
del suo incontro con Keaton un articolo pubblicato sul n.41 (10 ottobre 1934).
Nell’agosto
del 1934, la rivista Eco del cinema
riportò a tutta pagina l’accordo fra la Fox Film e la Educational Pictures per
la distribuzione delle comiche che Keaton girò in quella stagione: l’annuncio
titolava che sarebbero state 6 le commedie prossime alla distribuzione, con le
prime due già pronte per essere distribuite. I titoli, Apollo sconfitto e Lo
sceriffo sono io, sono riconducibili ai cortometraggi Allez Oop e The Gold Ghost,
entrambi del 1934. Più complicato da individuare gli altri, e sono riuscito
nell’impresa solo con altri due corti: Palooka
from Paducah (1935) è uscito come Vi
sfido io, mentre Tars and Stripes
(1935) come Marinai d’acqua dolce,
sempre usciti nel ‘35. Se il pacchetto venduto alla Fox era in ordine cronologico,
allora mancherebbero all’appello One Run
Elmer e Hayseed Romance per il
totale di sei comiche.
Qualcuna
di queste è stata anche notata dai recensori. Apollo sconfitto, per il Corriere
della sera, è “un piccolo film con Buster Keaton. Che la «comica» ritorni alle
origini, riducendosi a spettacolino di contorno, come alle prime pellicole di Charlot
e di Ridolini? Questo d’ora, Apollo
sconfitto, è film benissimo riuscito, anche se non elettrizzante dal principio
alla fine: vi si vede Buster orologiaio mutarsi in Buster acrobata, con le
cadute che s’immaginano, buffe ma non tanto da non meritargli le grazie
sospirate della sospirata fanciulla” (29 settembre 1934). E ancora: “Molto
divertente è Lo sceriffo sono io, breve comica di Blister Keaton che accompagna
la rivista di White. C'è una lontana reminiscenza del Navigatore nello spunto
iniziale: Buster Keaton, fuggendo in
automobile l'assillo di una disillusione d'amore, capita in una cittadina
abitata trent'anni avanti da cercatori d'oro, che l'avevano abbandonata in seguito all'esaurimento dei
giacimenti auriferi. Buster Keaton si stabilisce in quel villaggio deserto e
cadente e vi si promuove da sé sceriffo. La scoperta di nuovi giacimenti
richiama d'improvviso sul posto una nuova folla di cercatori, dei quali il
bravo giovanotto deve affrontare le cupidigie e le violenze. Il solito lieto
fine corona la solita baruffa. C'è poco dialogo, e comicissimi effetti. Buster
Keaton è in vena” (14 novembre 1934). Qualcosa non convince, ad esempio “Vi sfido
io, in cui Buster Keaton appare, con barba, circondato da tutta, la sua
versatile famiglia (…) Tranne pochi momenti nell'episodio della lotta, il
filmetto non è un gran che” (12 aprile 1935).
Nel
1935, arrivarono in Italia i due film che girò in Europa.
Le Roi des
Champs-Élysées, distribuito
dalla Minerva Film come Re dei Campi Elisi, esce nell’autunno
del 1935, e sparisce velocemente dalle sale, nonostante le note sui quotidiani.
Il 19 giugno 1934 la rubrica Cinelandia del Corriere della sera scrive: “Un
grande avvenimento si prepara nella vita di Buster Keaton: egli riderà per la
prima volta sullo schermo. In un contratto concluso con la Transat Film di
Parigi, per un film. Il Re del Campi Elisi, ch’egli dovrà venire a girare in
Europa, il celebre comico s'impegna espressamente ‘a sorridere e a ridere,
anche rumorosamente’, tutte le volte che la sceneggiatura lo richieda, e il
direttore glieli domandi. È la fine della famosa «faccia da poker», della
classica impassibile grinta busteriana: il tramonto di tutto un genere comico,
tra i più espressivi e perfetti che abbia creati il cinematografo. Riuscirà
Keaton, con la sua risata, a crearsene uno nuovo? Non prendetelo alla leggera,
perché è un problema d'estetica. Girandolo e rigirandolo si arriva ad Epicarmo”.
E
quando esce nelle sale, non viene neanche preso a pesci in faccia, così come si
legge dalla recensione del 12 maggio 1935: “Certo II re del Campi Elisi, non
prenderà posto nella storia del cinematografo accanto a Io e la vacca o al Navigatore,
però è sensibilmente superiore agli ultimi Buster Keaton che ci hanno mandato,
con barba o senza barba, gli Americani. È una commedia qua e là discontinua, ma
vivace, con parecchie trovatine comiche, accurata nella direzione e nella
scenografia. Quanto a Buster Keaton egli è sempre il solito delizioso tempista
(vedere la scenetta al caffè, coi preparativi dell'avvelenamento), e la doppia
parte del gentile imbecille sosia del capo della banda di gangsters, che viene
scambiato per questo, o trascinato, con la cospirazione delle solite
coincidenze e della solita casa piena di congegni misteriosi, nelle più
inverosimili avventure, gli dà modo di assortire dei comici contrasti”.
The Invader, distribuito dall'E.N.I.C. nel luglio
del 1935 con il titolo Carambola d’amore,
ha almeno una particolarità nel doppiaggio italiano: per sottolineare lo stato
di “straniero” del personaggio – un americano in Messico – gli è stata data la
voce di Paolo Canali, all’epoca voce ufficiale di Oliver Hardy (Esiste la
videocassetta che consigliamo di recuperare per la bizzarria vocale: Keaton che
parla l’italo americano di Ollio). A ricordo di questo film, citiamo la
recensione del Corriere della sera dell’11 luglio ’35: “Questa volta, Buster
Keaton in Spagna, alle prese con una Lupita ardente e i suoi focosi innamorati.
Be', se le ultime risorse amene di Buster dovessero esser tutte qui, e se per
divertire dovesse aver veramente bisogno ancora della carta moschicida e della
panna montata che impiastricciano le mani, come nelle comiche finali di venti
anni fa, staremmo freschi”.

La
cosa più incredibile è che di tutte le edizioni italiane dei primi parlati di
Keaton solo Carambola d’amore è
sopravvissuta oggi. Gli unici film parlati girati negli anni ’30 passati in
televisione sono: Io e le donne, col titolo Salotto camera e servizi, andato su Raitre l'11 agosto 1989, e Il professore, col
titolo Parlami dolcemente, andato in
onda doppiato ex novo il 31 maggio 1992 sul canale defunto TMC. Tutta la restante produzione
targata MGM è rimasta inedita.

Ancor
più interessante la scrittura che Keaton trovò proprio in Italia nel 1953 in una
rivista intitolata Il piccolo Naviglio, così come spiega Il corriere della sera
il 25 luglio 1953: “Prima di ritirarsi del tutto, si era provato anche come regista
di cortometraggi. di qualcuno del quali aveva steso anche il soggetto. Poi la
sua maschera impenetrabile si era cancellata. È riapparsa ieri sera nella
rivista II piccolo naviglio al Teatro di via Manzoni e il pubblico ha fatto all’attore
grandi feste. Buster Keaton ha interpretato un suo sketch dal titolo Putting
the girl to bed in una pantomima, trasportata dallo schermo sulla scena e
giocata insieme alla moglie, ricca di trovate che ha divertito assai. Tipo di
clown anglosassone, capelli radi e lisci, è riapparso ancora con il suo viso
immobile, dai grandi zigomi sporgenti, gli occhi fissi e tristi, le caratteristiche
insomma dalle quali ha tratto ancora ragioni di successo. Applausi vivissimi
ripetuti dopo continue risate e in fondo un poco anche di nostalgica commozione
in lui e nel pubblico. Buster Keaton figurerà nello spettacolo per diverse
repliche”.
La rivista era scritta da Silvia e Terzoli (anche registi), Scarnicci, Tarabusi, Simonetta, Zucconi e dal noto giornalista Orio Vergani. Protagonisti i milanesi Fausto Tommei ed Elena Borgo e un trio comico che si avvale di Gino Bramieri, Ettore Conti e Gianni Cajafa. Le repliche si protrassero anche al teatro Puccini il 18-19 agosto fino alla fine del mese. Inevitabile che venisse chiamato per partecipare a produzioni cinematografiche impegnate in quella estate milanese, e così accadde per il film L’incantevole nemica, film diretto da Claudio Gora, e con Silvana Pampanini, Robert Lamoureux, Carlo Campanini, Ugo Tognazzi, Pina Renzi. Keaton veniva inserito in uno sketch teatrale dove fa i soliti pasticci in un fornaio. Quando il film uscì nel dicembre del ’53, fu salutato dalla critica con un certo distacco.
Il
rapporto con l’Italia riavrà più interesse negli anni Sessanta: nel 1963 la
Mostra Cinematografica di Venezia organizzò una retrospettiva dei suoi film, e
nel 1965 Keaton stesso presenziò alla proiezione di Film, la pellicola realizzata da Samuel Beckett e che fu accolta
con enorme entusiasmo da parte della stampa. Nell’agosto di quell’anno, poi,
Keaton prese parte al film Due marines e
un generale, ritrovandosi in coppia con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia:
chi scrive, ha sempre avuto affetto nei confronti di questo piccolo film, non
proprio un classico mancato, ma neanche così ripetitivo e da disprezzare come
fece la critica quando uscì nel ’66. E poi, vedere Franco e Ciccio accanto a
Keaton, era quasi emozionante, si vedeva chiaramente l’affetto di quei due nei
suoi confronti.
Franchi ha confermato questo dichiarando durante una
intervista: “È stata un’emozione indescrivibile trovarsi al cospetto del grande
Buster Keaton, sin dall’infanzia uno dei nostri comici preferiti insieme a
Chaplin e Stanlio e Ollio. Quando il produttore ce lo presentò sorrideva,
proprio lui che non lo faceva mai; una persona squisita. E, nonostante che non parlasse
italiano e noi non parlassimo inglese, riuscivamo a comunicare aiutandoci con
la mimica e i gesti. Non dimenticherò mai l’umanità, la dolcezza e l’umiltà di
un personaggio di tale statura. Dopo i primi giorni di lavoro mi disse di non
aver mai visto una faccia mobile come la mia con cui potevo affrontare
l’universo. Ci ha insegnato più lui nei pochi giorni passati gomito a gomito
che le decine di film precedenti. Keaton, proveniente dalla scuola del circo,
ammalato e settantatreenne (sic), era ancora un agile acrobata in grado di fare
a meno della controfigura: come in una scena in cui tutti e tre saltavamo da un
buco per cui ci ha spiegato come farlo con astuzia. Recitando al suo fianco ho
provato la stessa sensazione del primo amore adolescenziale, tutto rossori e
turbamenti”.
Il
regista Luigi Scattini ha così scritto nel suo blog ufficiale nel 2008: “Ho dei
bellissimi ricordi di Buster Keaton e sono tutti legati alla sua versatilità
che lo spingeva a moltiplicare le sue gags in una continua scoppiettante
variazione che suscitava le risate e gli applausi della troupe. Tanto che
affiancammo a lui “grandi” caratteristi americani, quali Fred Clark e Martha
Hyer. Nella vita o almeno, quando l’ho conosciuto io, era un uomo molto stanco
e anche un po’ malato. Ma quando si gridava “AZIONE!”, lui si illuminava ed
entrava in scena con la forza che solo un grande attore può avere. Questa sua
versatilità ci portò a inventare lì per lì il finale del film. Dovevamo girare
la scena finale: i due marines (Franchi e Ingrassia) catturano durante la
battaglia di Anzio, il generale tedesco Von Kassler. Lo devono consegnare al Comando
Alleato. Ma i due marines decidono di liberarlo, lasciandolo andare, nella confusione
della battaglia. Girammo la scena in un caldo pomeriggio d’estate, in uno
sterminato campo di grano. Per confondersi meglio con la popolazione, il
generale Keaton avrebbe dovuto togliersi la divisa e indossare abiti borghesi. Per
rendere omaggio al grande Buster gli facemmo una sorpresa. Nel campo di grano,
gli facemmo trovare uno spaventapasseri, che altri non era se non un manichino
che indossava l’abito di scena di Keaton, usato in decine e decine di film
durante la sua gloriosa carriera. Keaton si commosse e quando i due marines lo
lasciano andar via attraverso i fumi degli incendi, vedemmo una lacrima
scorrere sul suo volto rugoso e pronunciare l’unica battuta di tutto il film e
di tutta la sua carriera di attore: Thank you.”.
Inutile
correggere Scattini sulla affermazione errata – spesso riportata da altri
testimoni dell’epoca – che quel “Grazie” fu l’unica parola mai detta da Keaton
nella sua carriera, ma secondo Lino Banfi, che film aveva un piccolo ruolo, ci fu
una specie di gara fra i doppiatori per prestargli la voce, consapevoli forse
di partecipare ad un evento “storico”. Vinse Riccardo Cucciolla.
Due
marines e un generale – che uscì in America con un titolo più accattivante e
commerciale, War Italian Style – uscì nelle sale quando Keaton non c’era più. E
quel “grazie” e quella sua camminata verso il destino nel finale del film, con
lo sguardo divertito di Franco e Ciccio, chiuse per sempre il suo rapporto con
il nostro paese, dolce e caloroso dopotutto.
Quindi ricapitolando quali film furono doppiati negli anni 30?
RispondiEliminaQuali da Paolo Canali e quali da Paolo Stoppa?
Ma furono doppiate anche le comiche?
E' scritto nell'articolo quali furono doppiati. Paolo Canali solo in "Carambola d'amore". Paolo Stoppa nel 1934, e quindi negli ultimi film MGm.
EliminaQuindi Stoppa lo doppio' nel miolanario e viva la birra?
EliminaQuindi vennero doppiati il professore, il miolanario, viva la birra e carambola d'amore?
Mentre invece chi non cerca trova, il guerriero, io e le donne, chi dura la vince, il re dei campi ellissi e le comiche non vennero doppiati?
Il guerriero no, uscì sonorizzato, tutti gli altri vennero doppiati. Su Stoppa ipotesi, nessuna certezza di quali film.
EliminaIo e le donne pero' c'e scritto che usci sincronizzato come per chi la dura la vince.
EliminaQuindi anche le comiche erano doppiate?.
Siamo sicuri che gli ultime due erano One run Elmer e Haysed romance?
Non potrebbero essere the timid young man e the e flat man?
Buona giornata.
Tutti gli altri dopo "Il guerriero" uscirono doppiati. Prima, quindi anche al tempo di "Io e le donne" mentre su Per chi la dura la vince" ho scritto "non dovrebbero esserci dubbi che sia stato doppiato". Quindi sì. Su quelle comiche sono sicuro in base alle trame che ho trovato sulle recensioni. saluti.
EliminaIo ho una videocassetta con una registrazione anni '90 da Raiuno di un film sonoro dal titolo "Le disavventure di Buster Keaton" dalla durata di un'ora circa, che la guida del Telesette riportava del 1935 ma non credo proprio sia corretta.
RispondiEliminaIl cartello finale riporta la direzione del doppiaggio e le voci italiane; ma è stato mandato in onda in Inglese!
Di che film si tratta?
Potrebbe trattarsi di io e le donne 1931 o il professore 1933.
RispondiEliminaSapresti rispondere alle mie domande citate?
Credo sia un film successivo a "Io e le donne" e "Il professore" perchè Buster sembra molto invecchiato.
RispondiEliminaPer le tue domande non credo qualcuno ti possa rispondere; fino a che non saltano fuori le pellicole con queste versioni anteguerra si possono solo fare supposizioni sul doppiaggio.
Ah ok, se non sono troppo opportuno vorrei chiederle se le altre comiche dopo haysed romance, non vennero doppiate altre comiche?
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