
Ricorda così l'amico Armando Trovajoli: "Durante la lavorazione de La Tosca. Monica Vitti non aveva una grande voce. Così un giorno, durante una registrazione, si bloccò e rivolgendosi al musicista disse, "Armà, hai scritto una canzone con tonalità che mi si addicono, hai sbagliato". Trovajoli, in preda alla rabbia, si tolse gli occhiali, li sbattè per terra e li calpestò con i piedi, distruggendoli. Sennonché, gli occhiali erano d'oro e lui ancora sta a piagne".
Sul montatore Ruggero Mastroianni, fratello di Marcello, che gli fece da attore in Scipione detto anche l'Africano, "Il cast non brillava per allegria. [Marcello] Mastroianni era stato appena mollato da Faye Dunaway, Gassman era reduce da una malattia al fegato, la Mangano se ne stava sempre da una parte, silenziosa. Situazione decisamente morta. Ruggero gli sbottò, "Che stai a fa' i sepolcri?". Oppure, ricordando le scelte di cast del suo più grande successo, Nell'anno del Signore (1969): "Sordi non voleva accettare il ruolo del frate, perché sosteneva che anziché condannarli, i due patrioti si sarebbero dovuti pentire prima di condannarli alla ghigliottina. E Magni, "Ma che cazzo stai a dì? Se quelli se pentono famo n'antro film", ma Sordi era irremovibile, credeva che così avrebbero mandato all'inferno i due carbonari. "Te quanno mori nun ce voi annà in paradiso?", lo ammonì, ma niente, Magni se la rideva, ricevendo calci negli stinchi sotto il tavolo da Bino Cicogna per invitarlo ad essere più conciliante".
Un ricordo personale, una domenica pomeriggio di qualche anno fa camminavo con un amico a Via del Corso, dove lui abitava praticamente sopra il cinema Metropolitan, e lo intravidi camminare con sua moglie. Un ragazzotto gli gridò, "A' Giggi Magniiii", e lui si girò compiaciuto, aumentando però il passo per sfuggirgli, quando il ragazzo disse all'amico che gli stava accanto, "Ahò quello è Magni, quello che ha fatto i Pierini". Sentendo questa cazzata enorme mi fermai e gli dissi, "Eh no, lui ha fatto grandi film su Roma, vediti In nome del Papa Re, ma quale Pierini!". Magni si girò e disse tranquillo, "Ecco diglielo quello che ho fatto". Si girò tornando sulla sua strada e disse, "A sto' stronzo".
L'amico e collega Gigi Proietti ha commentato così la romanità di Magni, "Non era un autore romano, è riduttivo. Conosceva benissimo la storia della città, i segreti delle strade, ma non era il tipo da serenata "Roma te vojo bene": era un intellettuale preoccupato dei problemi della città, immerso nel suo tempo".
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