lunedì 8 dicembre 2025

Swabbies - il film inedito della Disney


Lo scorso giugno il sito d’aste online “Julien’s” ha venduto per 2600 dollari una videocassetta VHS contenente l’unica copia nota di un progetto Disney mai completato per la televisione americana. Si tratta di Swabbies (in italiano, Mozzi), un cortometraggio animato realizzato nel 1985 con protagonisti Topolino, Paperino e Pippo. Nei piani dei dirigenti dell’epoca, Michael Eisner e Jeffrey Katzenberg, il corto – affidato alla neonata divisione Disney Special Projects Unit – avrebbe dovuto rilanciare i personaggi classici dopo il successo ottenuto con Mickey’s Christmas Carol (1983).

Il primo progetto effettivamente portato a termine fu *Sport Goofy in Soccermania* (Pippo sport), un corto di 20 minuti trasmesso dalla NBC nel 1987. Swabbies, invece, venne interrotto bruscamente per l’insoddisfazione degli stessi realizzatori. La videocassetta contiene l’intero animatic di 25 minuti: Topolino, Paperino e Pippo si arruolano nella Marina e si ritrovano subito alle prese con un sergente istruttore estremamente aggressivo (Pietro Gambadilegno) e con i perfidi Bassotti. L’animatic fu realizzato filmando layout e storyboard disegnati a mano e montandoli per simulare il ritmo del cortometraggio, includendo interpretazioni vocali complete e musica temporanea. Topolino era doppiato da Wayne Allwine, Paperino da Tony Anselmo, Pippo da Bill Farmer, Minni da Russi Taylor, mentre Pietro e i Bassotti erano affidati a Will Ryan. Deluso dalle prime impressioni, il regista Darrell Van Citters espresse in una nota interna la sua preoccupazione, dicendo che “non c’è niente di intrinsecamente cartoonesco” in quella versione, e dubitando che la natura “militare/comica” del soggetto potesse davvero funzionare con i personaggi Disney classici. Il progetto si ispirava infatti al film Stripes (1981), diretto da Ivan Reitman e interpretato da Bill Murray e Harold Ramis. Dopo alcuni mesi di lavorazione, però, gran parte della troupe venne destinata ad altri progetti – tra cui Roger Rabbit – e l’uscita prevista per il 1989 fu cancellata. Inaspettatamente, qualcuno ha recentemente caricato l’animatic completo su YouTube.



giovedì 5 giugno 2025

Il libro su Jack Lemmon in televisione!

In due occasioni, il sottoscritto è intervenuto in televisione per raccontare la figura di Jack Lemmon, compito non facile, ma aiutato da un libro che mi sta dando soddisfazioni inaspettate, e, nella prima ospitata, spalleggiato nientemeno da Piera Detassis, la mitica presidente dell'Accademia del cinema italiano, ma per me, sentimentalmente, la signora di Ciak fino al 2019! Ospite della deliziosa Paola Saluzzi a L'Ora Solare, abbiamo parlato di Lemmon a cominciare da una intervista che la Detassis gli fece a Venezia nel 1992. 

Seconda ospitata, una intervista a Movie Mag dello scorso 4 giugno, che in apertura ha ricordato Jack Lemmon con un raro filmato del 1990, intervistato da Raffaella Carrà. Ecco qui sotto i due video. Magic Time!

Qui per ordinare il libro Jack Lemmon, l'uomo comune del cinema americano.




lunedì 10 marzo 2025

Jack Lemmon, doppia presentazione della biografia italiana

Uscita il 10 febbraio scorso, la prima biografia italiana dedicata a Jack Lemmon, edita da Edizioni Sabinae e intitolata Jack Lemmon, l'uomo comune del cinema americano, sarà presentata a Roma in due diverse occasioni, azzardo nel definirle imperdibili, sia per il soggetto interessato che per gli ospiti coinvolti. Prendete nota:

La presentazione del 12 marzo sarà fatta al Teatro Le Sedie di Roma, in Via Veientana, 51, alle ore 18:30. Il sottoscritto dialogherà con Andrea Pergolari e Alberto Pallotta, due autori molto noti nella saggistica cinematografica (recentemente, insieme hanno firmato libri importanti su Franco e Ciccio, Louis De Funès, Alberto Sordi, un dizionario del cinema horror inglese anni Settanta, e un dizionario sulla commedia all'italiana raccontata in 160 film). L'ingresso è libero fino ad esaurimento posti.

L'appuntamento del 22 marzo è invece nella libreria del Palazzo delle Esposizioni di Roma, Via Milano, 15/17, alle ore 11:30. Il sottoscritto dialogherà assieme ad un gruppo di eccezione composto da Alberto Crespi (autore e giornalista, e conduttore di Hollywood Party su Radio Rai 3, e autore della postfazione del libro su Lemmon), Paola Comencini (scenografa e costumista, figlia del grande regista Luigi, e nel 1972 stagista sul set italiano del film Avanti!, diretto da Billy Wilder), Paola e Silvia Scola (figlie di Ettore Scola, e rispettivamente aiuto regista e sceneggiatrice di alcuni film diretti dal padre, fra cui Maccheroni, girato a Napoli nel 1985).

Durante questi eventi sarà possibile acquistare il libro, altrimenti online qui.

venerdì 31 gennaio 2025

Jack Lemmon, l'uomo comune del cinema americano

Il prossimo 10 febbraio, arriverà nelle librerie online e fisiche il mio quinto libro, tutto dedicato alla carriera del grande attore Jack. In occasione dal centenario dalla nascita, per la prima volta in Italia viene raccontato il percorso artistico e umano di Jack Lemmon, il geniale interprete che ha raccontato le difficoltà ad affrontare quella tragicommedia che è la nostra vita, attraverso le sue parole e le testimonianze dei grandi del cinema che hanno lavorato con lui, da Billy Wilder a Blake Edwards, Walter Matthau, Neil Simon, e le star di Hollywood che sono state al suo fianco, come Judy Holliday, Rita Hatworth, Sophia Loren. Questa è la vita di un uomo divertente con le fragilità e le insicurezze di qualsiasi essere umano; è stata soprattutto “tempo di magia”.

Jack Lemmon, l'uomo comune del cinema americano, 328 pagine edite da Edizioni Sabinae, può essere preordinato anche qui.

domenica 8 dicembre 2024

Saturday Night: recensione

Ho recuperato in ritardo “Saturday Night”, di Jason Reitman, distribuito limitatamente nel mondo – in Italia per soli tre giorni – con notevole successo di critica, e di quel pubblico di nicchia cui si rivolge il film. Sì perché nonostante il “Saturday Night Live” sia uno dei programmi più famosi in America che ha raggiunto quest’anno la stagione numero 50, il film che racconta quello che successe poco prima della messa in onda del primo show, nel lontano 11 ottobre 1975, è per un target di appassionati che probabilmente ignorano alcuni dei numerosissimi dettagli inseriti nella sceneggiatura, scritta dal regista con Gil Kenan con il gusto della reverenza nei confronti di Lorne Michaels, il pazzo canadese che ha avuto l’idea di proporre questo show in diretta alle mummie della NBC prendendo al balzo l’occasione di sostituire le repliche del “Johnny Carson Show”: ma a parte tutto questo, è un ottimo film godibile, con ritmo, virtuosismo tecnico, e un gran lavoro di attori. 

 

La prima puntata del Saturday Night Live non assomiglia niente alle puntate successive, né a quello che è oggi lo show: chi diamine ricordava che i Muppet facessero parte del cast? Conoscendo molto bene la storia del programma, studiando a suo tempo alcune pubblicazioni che raccontavano i retroscena non solo dello show, ho vissuto quei momenti di tensione, caos, collera, improvvisazione che caratterizzarono la lunga settimana di prove di quella serata. Reitman compie, in questo, un vero miracolo: è così trascinante che quando Chevy Chase annuncia, “In diretta, da New York, è Saturday Night”, sui cadaveri di John Belushi e Michael O’Donoghue, si tira un sospiro di sollievo. Ce l’hanno fatta, questi teppisti!

Michaels voleva proporre qualcosa di alternativo alla vecchia televisione che scalciava con arroganza e snobismo la nuova generazione di attori e autori che avrebbero cambiato la televisione e la comicità degli anni ’70: Milton Berle, “Mr. Tv”, con la sua “dote” da divo stronzo (e il suo leggendario pene: eh sì, questa è storia della tv ragazzi!), le telefonate minatorie di Johnny Carson, la inquietante figura del dirigente televisivo, sono personaggi che guardavano dall’alto al basso questa troupe di scalmanati ragazzini. Ad un certo punto appare, seduto sul divano, Bernie Brillstein: agente cinematografico e futuro produttore, veniva dalla vecchia scuola e si aspettava che la band indossasse lo smoking, ma si adattò subito, mentre i musicisti e i comici prendevano cocaina, fu lui a firmare il contratto con John Belushi e diventare, su due piedi, il suo agente personale. Una figura fugace, ma importante per il cambiamento radicale e anticonformista che Michaels riuscì ad imporre con il suo programma. Del resto, uno show in cui l’unico noto è il fumatissimo dalla bocca pericolosa George Carlin, e l’ospite musicale era Andy Kaufman, tenero e lunare, la dice lunga su quanto anche legittimamente i colletti bianchi della NBC fossero preoccupati.




Sugli attori, due parole: la somiglianza (checché i soliti fan rompipalle hanno avuto da ridire) non è importante, nonostante il loro ottimo lavoro di reinterpretare Aykroyd, Belushi, Chase, Gilda Radner, Laraine Newman, Garrett Morris, Jane Curtin con i loro disagi alle prese con un nuovo mezzo per loro, la televisione in diretta. Perché, importante ricordarlo, erano tutti giovanissimi e gran parte sconosciuti. E cito Matt Wood come John Belushi perché ne fa una versione probabilmente veritiera: tossico, aggressivo, ribelle e dolcissimo allo stesso tempo. Michaels lo sopportava perché aveva un grande talento. Sullo sfondo, Billy Crystal e il suo mancato debutto, Michael O’Donoghue, autore sprezzante e geniale, e Alan Zweibel, sudato gagman che sarebbe stato uno dei migliori sulla piazza (soprattutto con Crystal), sono delle chicche rendono “Saturday Night” un gioiello da recuperare.


PS: Discutere qui quanto abbia profondamente cambiato lo spettacolo in America, è fuorviante (e potrei perdermi fra migliaia di nomi, personaggi, sketch: non chiedetevi dov’è Bill Murray, arriverà nella seconda stagione, nel ’77, quando Chase lasciò il programma per Hollywood), ma consiglio caldamente la nuova edizione del libro Saturday Night: A Backstage History of Saturday Night Live, di Doug Hill e Jeff Weingrad, oppure, se vi sentite gradassi, Live From New York: The Complete, Uncensored History of Saturday Night Live as Told by Its Stars, Writers, and Guests (2015), di Tom Shales e James Andrew Miller, di cui esiste persino una edizione italiana della prima edizione, pubblicata dalla Kowalski (2004).

mercoledì 20 novembre 2024

Laurel & Hardy: Year Two - una recensione

L’encomiabile processo di restauro a cura della Blackhawk Films, distribuito da Flicker Alley, prosegue dopo l’uscita di Laurel or Hardy nel 2020 e del primo volume con i cortometraggi del 1927. Il secondo cofanetto è uscito il 5 novembre (disponibile qui per l’ordine) e contiene tutti i corti muti di Stanlio e Ollio realizzati nel 1928. Un anno fondamentale, in cui i due sono ormai una coppia fissa e si scatenano produttivamente, realizzando alcune delle punte di diamante della loro filmografia: Leave ‘Em LaughingThe Finishing TouchFrom Soup to NutsYou're Darn Tootin’Their Purple MomentShould Married Men Go Home?Early to BedTwo TarsHabeas CorpusWe Faw Down.

Il box blu-ray include un booklet firmato da Serge Bromberg ed Éric Lange, con note di Sara Imogen Smith e del biografo della coppia, Randy Skretvedt, oltre a una serie di extra davvero notevoli:

  • Now I’ll Tell One (1927), sopravvissuto nel solo secondo rullo, con Charley Chase e Stan Laurel, e Oliver Hardy in un piccolo ruolo.

  • Eve’s Love Letters (1927), una delle ultime comiche soliste di Stan, diretta da Leo McCarey.

  • Galloping Ghosts (1928), due frammenti di questa rarissima comica con Oliver Hardy.

  • A Pair of Tights (1929), divertente comica con Anita Garvin e Marion Byron, girata nello stile del duo e prodotta da Hal Roach nel tentativo di creare una nuova coppia comica. I registri ufficiali degli studi confermano una partecipazione straordinaria di Stan e Oliver, poi tagliata in montaggio.

  • Un filmato amatoriale eccezionale girato sul set di Should Married Men Go Home?, proveniente dall’archivio di George Mann e già pubblicato su YouTube.

  • Un’intervista audio del 1959 a Stan Laurel.

  • Tracce sonore d’epoca per quattro comiche, più nuove colonne sonore composte da Neil Brand, Robert Israel, Andreas Benz, Jean-François Zygel e lo stesso Bromberg.

Se il primo volume raccontava la “preistoria” del duo (qui la recensione), questo secondo — e ancor più il terzo, con i film del 1929 — documenta la piena maturazione della coppia. Come già fatto in precedenza, è doverosa una premessa sullo stato dei materiali. Se il cofanetto del 1927 aveva compiuto un vero miracolo, recuperando pellicole spesso malconce o solo in formati ridotti, non bisogna pensare che con i film successivi la situazione fosse migliore.

L’ultimo restauro importante dei muti risaliva alla fine degli anni Novanta. Ma, come raccontato in un dettagliato articolo sul n. 3 della rivista Laurel and Hardy Magazine (estate 2023), la storia parte molto prima.

“Uno dei momenti chiave per i film muti di Stanlio e Ollio avvenne il 7 aprile 1972, quando, dopo una lunga e feroce battaglia legale, i successori di Roach cedettero tutti i diritti di 74 cortometraggi di Stanlio e/o Ollio alla Richard Feiner Company. Questo contratto dimenticava persino di menzionare i diritti già venduti alla Blackhawk Films. (…) Ma la storia non finisce qui. Anzi, peggiora! Nel 1988, Richard Feiner affidò a Michael Agee, un presunto specialista del restauro, i materiali originali delle pellicole di sua proprietà. Agee raccolse tutto il materiale che riuscì a trovare, compresi i negativi conservati nei caveaux della Library of Congress, e mise tutti i nitrati nella cucina della sua casa di Yorba Linda. Niente aria condizionata, caldo estremo... e quando una pellicola iniziava a deteriorarsi, veniva semplicemente scartata per non infettare le altre pizze in metallo. Quando tutti gli elementi della casa di Agee furono finalmente recuperati dalla cineteca dell'UCLA, la maggior parte di essi era già diventata polvere”.

L’articolo citava Rob Stone, all’epoca curatore dell'UCLA (e fino a poco tempo fa impegnato nella collezione della Library of Congress): “Ho preso personalmente i negativi originali di Habeas Corpus e You're Darn Tootin’ e li ho messi in un barile d’acqua per poterli incenerire. Tutto questo perché erano conservati nel suo garage nel sud della California, dove le temperature raggiungevano i 38 gradi. Erano come dei mattoni”. E conclude con una nota importante: “Il materiale sopravvissuto all’UCLA di questi film è tutto ciò che rimane di questi elementi originali, molti dei quali incompleti e fortemente deteriorati, dopo molti anni di permanenza nel caldo di un garage californiano. Fin dalla loro produzione originale, non è stato fatto alcun serio investimento per preservare queste preziose pellicole prima che la Kirch Group incaricasse Richard W. Bann di ricostruire ciò che ha potuto all'inizio degli anni Novanta. Per molti era troppo tardi! La maggior parte dei negativi originali in nitrato è stata pesantemente mutilata, smarrita o talvolta completamente persa. Questo lungo elenco di decisioni finanziarie, contratti di distribuzione e problemi di copyright spiega in gran parte perché di qualsiasi film muto di Stanlio e Ollio pochi negativi originali o grani fini sopravvivono. Era tempo di agire”.

La Kirch Group conservò nei suoi caveau sottozero a Monaco alcune copie, ma diversi titoli muti risultavano comunque rovinati o perduti. Per ricostruire il meglio possibile, Bromberg e il suo team si sono affidati nuovamente ai materiali della Blackhawk Films, restituendo al 1928 il suo autentico splendore cinematografico.

Vediamo nel dettaglio.

Leave ‘Em Laughing”, conserva le tinte unite in blu per le scene notturne. Mentre il primo rullo proviene dalla Library of Congress, il negativo del secondo rullo è andato perduto: si mescolano tre fonti in 16mm e materiali dalle compilation di Robert Youngson. Credo di aver intravisto qualche frame in più rispetto alle copie passate, e alterna una ottima qualità ad una più bassa, rimanendo lo stesso un restauro che ha miracolato un film non sempre messo bene. Fa ancora ridere, fra l’altro.

The Finishing Touch” è, come indicato nel booklet, un “puzzle da incubo” risolto con un risultato soddisfacente. Tutti gli elementi disponibili avevano problemi di contrasto, fuoco o stabilità del quadro. Il restauro unisce fonti in 35 mm (Library of Congress), 16 mm e sequenze tratte dalla compilation L’allegro mondo di Stanlio e Ollio (1965). Si vede meglio di qualunque versione precedente. La grana è evidente ma il film è completo. Rivedendolo, ho apprezzato molto i comprimari.

From Soup to Nuts” soffriva di pochi materiali esistenti. Il libricino informa anzi che nessun materiale originale in 35mm è sopravvissuto, tranne quella della compilation prima citata, del totale di soli nove minuti. Sono state ripristinate tutte le didascalie, e usato materiali in 16mm, di ottimo stato, a parte alcuni passaggi. Ancora oggi fa ridere, e il piglio “rozzo” della coppia si rispecchia in alcune gag grossolane, come loro che commentano le forme di Anita Garvin, o Stan che serve la zuppa infilando il dito nella scodella (e quando Babe lo guarda male, si pulisce il dito e ci infila un altro) o che mette il piede nell’insalata quando Babe cerca di coprirlo perché in mutande.

You ‘re darn tootin”, la comica messa meglio nel primo volume, proviene da un 35mm ristampato negli anni ’80, e nel passaggio fra il primo e il secondo rullo, solitamente deteriorato, si è salvato grazie ad una copia in 16mm proveniente dalla collezione di Youngson. Qualità eccezionale, nei limiti del possibile. La musica viene da un “live” dove si sentono – basse - anche delle risate del pubblico.

Their Purple Moment” proviene da un 35 mm della Blackhawk, ma — secondo il booklet — ha richiesto un intervento digitale più marcato per ridurre la grana. La copia è molto buona, anche se in certi punti leggermente meno nitida. Curiosità: i 12 dollari che Babe deve alla ragazza delle sigarette, oggi corrisponderebbero a circa 212 dollari!


Should married men go home?”, è presentato in una copia eccellente proveniente da negativo 35 mm. Il ritmo a tratti cede, ma le gag funzionano. Notevole la presenza ricorrente di Edgar Kennedy nei film della coppia per tutto il 1928. Straordinario il backstage girato sul set, nelle location esterne e negli studi Roach: un documento raro, dove compare anche Charley Chase. Il filmato, completo, è stato scansionato in 5K.

Early to Bed”, ha richiesto un restauro più impegnativo. La nitidezza è inferiore rispetto ad altri titoli, ma l’immagine è quasi sempre pulita.



Two tars” ha imperfezioni prevedibili, ma è la copia migliore e completa mai vista. La comica aveva dei problemi alla fonte di un negativo conservato al MoMa di New York - "gli specialisti possono tuttavia notare lievi imperfezioni visive", segnalano le note del booklet - ma sono stati corretti molti difetti noti alle copie precedentemente pubblicate. Rimane ancora oggi uno dei migliori film comici muti mai girati.

Habeas corpus”, è la grande sorpresa del secondo disco: la copia è perfetta, come se fosse stata stampata ieri. Il film include la registrazione su dischi Vitaphone che accompagnava musiche ed effetti sonori — essenziali per certe gag —, sincronizzati digitalmente sul film restaurato.



We Faw Down” circolava finora in copie 16 mm piuttosto mediocri. In questo restauro rinasce letteralmente in una copia impeccabile.





Negli extra, “Now I’ll Tell One”, è come vederlo per la prima volta, e si vede molto bene. Stesso discorso per “Galloping Ghosts” e “Eve’s Love Letters” (ottimo film). “A Pair of Tights”, si è conservato benissimo, probabilmente perché era uno dei titoli più venduti del catalogo Blackhawk. Una fonte è la compilation di Youngson When Comedy Was King (1960).

Molto interessanti le testimonianze audio raccolte da Randy Skretvedt: Hal Roach ("Stan Laurel era il miglior gagman sulla piazza, come Chaplin, ma come creatore di storie non valeva un nichelino"), Anita Garvin e Thomas Benton Roberts, attrezzista negli studi Roach.

Prezioso anche il documentario sulle location, realizzato incrociando le mappe aeree di Culver City, dove sorgevano gli studi e le location di moltissimi film della coppia.

Nonostante alcuni inevitabili difetti dovuti all’irreperibilità di materiali originali, soprattutto nei primi film del 1928, questi restauri rappresentano le versioni migliori mai realizzate. Come per il primo volume, anche questa edizione permette di apprezzare meglio le performance degli attori e le finezze delle gag.

Attendiamo ora con impazienza il volume 3, dedicato al 1929: sarà senza dubbio un altro lavoro di altissimo livello.

domenica 14 gennaio 2024

Un brano inedito di Cochi e Renato?

giovanissimi al Cab 64 - ©Uliano Lucas 

Mentre leggo La versione di Cochi, scritto da Ponzoni con Paolo Crespi, mi soffermo su un ricordo dei tempi del Cab 64, il primo locale milanese che accolse professionalmente gli allora giovanissimi Cochi e Renato, e sul ruolo del paroliere Giorgio Calabrese come collaboratore del gruppo di artisti che si unì a questa fase sperimentale del cabaret a Milano (assieme a Bruno Lauzi, Felice Andreasi, Lino Toffolo). A quell’epoca – siamo nel 1964 - Calabrese, autore di canzoni per artisti del calibro di Mina, Ornella Vanoni, Adriano Celentano, Luigi Tenco, aveva scritto una canzone per Cochi e Renato dal titolo La cosa, e nel 1975 collaborerà di nuovo con loro per due brani inseriti nel film Il padrone e l’operaio, regia di Steno, cantati da Cochi e Renato, e musicati da Gianni Ferrio, La ventosa e La fortuna ha le mutande rosa. Stando a quanto letto nella sua autobiografia, Cochi afferma che Calabrese aveva scritto apposta per loro un’altra canzone intitolata In due, con musiche dello stesso Ponzoni. Nel deposito della SIAE, questa canzone effettivamente c’è, ma la musica è attribuita a Jacqueline Perrotin, pianista francese che lavorava con il gruppo al Cab, e all’epoca moglie di Ciro Tortorella. Quando scrissi la discografia per il libro che ho realizzato con Sandro Paté – Cochi e Renato, la biografia intelligente (Sagoma, 2019) – pensavo di aver raccolto tutto quello che avevano cantato in coppia, consapevole però agli inizi della loro esperienza in cabaret potesse esserci qualche ballata milanese che si smarrì in quelle occasioni. Mai pensavo però di leggere di un brano scritto proprio per loro, e non di saperne niente. Succede! Essendo una canzone inedita, mai registrata o recuperata negli anni successivi, ho scritto alla Siae, sai non si sa mai…