Dopo aver lavorato ad un documentario su cosa e perché i primi due film della saga di Don Camillo avessero due versioni girate in francese e in italiano, ritorno a parlare di un altro aspetto poco conosciuto che riguarda il primo capitolo, diretto da Julien Duvivier e noto semplicemente come Don Camillo (1952). Oggi è difficile trovare qualcuno che non abbia visto almeno un film con Fernandel parroco battagliero contro il sindaco comunista Gino Cervi, e per questo ritengo non ricordare di cosa parlassero. Il film ebbe un enorme successo alla sua uscita nel marzo del 1952, balzando nella classifica dei maggiori incassi di quell’anno con la cifra record di 1 miliardo e 468 milioni di lire, quanto bastò per girarne altri quattro fino al 1965 (o cinque, se contiamo anche il film Don Camillo e i giovani d’oggi, iniziato nel 1970 e non completato per la morte improvvisa di Fernandel) sempre con moderato successo.
Forte del trionfo ottenuto con il romanzo tradotto negli Stati Uniti nel 1950 con il titolo The Little World of Don Camillo, il film arrivò in America nel gennaio del 1953 con la voce d’eccezione per il commento fuori campo di Orson Welles. Ottenuti grandi consensi oltreoceano, si pensò persino di inserirlo nella lista dei film scelti dalla critica newyorkese come miglior film straniero, ma quanto pare a nessuno venne in mente di candidarlo ai premi Oscar del 1954. All’epoca gli States stavano vivendo un periodo caldissimo a causa della Guerra Fredda, e le attività antiamericane avevano reso molto tesi i rapporti nella comunità di Hollywood con i simpatizzanti comunisti: com’è noto agli storici, il senatore repubblicano Joseph McCarthy fu a capo della Commissione che indagava sul pericoloso “rosso” fra il 1953 e il 1955 – periodo definito “Maccartismo” – e fece di tutto per alimentare il boicottaggio contro i comunisti americani. Già alla fine degli anni Quaranta, molti artisti di Hollywood furono convocati per testimonianza volontaria (Walt Disney fra questi) o per rispondere all’accusa di avere simpatie di sinistra. Veniva colpito anche il solo pensiero liberale: a Charles Chaplin, in America dal 1912, fu proibito rientrare negli States non appena si imbarcò per andare a Londra in occasione della prima di Luci della ribalta, nel 1952. Se l’FBI indagava alla luce del sole, la CIA tramava nel buio, ed è qui che torniamo a Don Camillo.
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Luigi Luraschi, o' spione |
Ma Don Camillo era davvero sovversivo? Nei libri, e nelle versioni francesi girate dei due primi film, lo spirito era più duro e meno paesano di quanto il cinema abbia cambiato i personaggi, con aperta polemica dello stesso Guareschi che cercherà di inserire le sue idee per tutta la sua vita. Il tono sentimentale era più influenzato dal giudizio cattolico che pesantemente intervenne durante le riprese, suggerendo qui e là di alleggerire situazioni per loro blasfeme o poco ortodosse, e trasformando le storie del parroco con un tono dolciastro: il vogliamoci bene piacque molto al pubblico, eppure come raccontato oggi questi sentimenti potevano essere considerati rischiosi: ad oggi la CIA non ha mai smentito quanto riportato, e sulla verità dei fatti non possiamo che esserne certi.
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