Spiegare nel dettaglio cosa sia successo a questi film non è facile, e rischierei di perdervi tra date, percentuali e nomi poco noti. Ma è proprio in queste ricostruzioni storiche che si nasconde la verità. Partiamo da un dato di base: l’80% dei film muti — intesi come produzioni realizzate tra il 1895 e il 1929 — è andato perduto. Migliaia di pellicole non hanno ricevuto alcuna forma di conservazione, né per ragioni culturali né commerciali, e si sono irrimediabilmente rovinate: alcune sono esplose (la vecchia pellicola in nitrato d’argento era altamente infiammabile) durante grandi incendi che colpirono i magazzini degli studi hollywoodiani; altre si sono deteriorate per acetosi o muffe. I negativi e le pellicole erano materiali estremamente fragili, e la cultura del restauro è arrivata troppo tardi per salvare molti di quei film.
Ma per arrivare a questo punto, anche Indiana Jones si sarebbe arreso. I film muti di Laurel e Hardy del 1926-27 furono prodotti da Hal Roach per la Pathé, mentre i successivi dalla MGM: il passaggio fra le due major coincise con il crescente successo della coppia, determinando percorsi differenti per i due gruppi di film. I titoli pre-coppia vennero distribuiti “in concorrenza” con quelli ufficiali, per promuovere Stan e Oliver anche se non ancora formavano un duo. Dopo il successo iniziale, vennero accantonati in favore dei corti realizzati in coppia, soprattutto quelli sonori. In Europa e in Italia, questi ultimi furono molto più noti, mentre i muti finirono nell’oblio a partire dal 1931-32, anno in cui le ultime compilation che li includevano cessarono la distribuzione.
Poi successe qualcosa. Roach si accorse che anche i film meno riusciti della coppia, girati per la Fox e la MGM, continuavano ad avere successo al botteghino. Siglò così un accordo per la riedizione di alcuni dei loro vecchi titoli. Nel 1943, la Film Classics firmò un contratto con Roach per ristampare gran parte della produzione post-1928. Alcuni titoli, come Pack Up Your Troubles e Pardon Us, ottennero buoni risultati, ma il lavoro di duplicazione della Film Classics danneggiò gravemente i materiali originali. La negligenza fu condivisa. Quando l’accordo si concluse nel 1951, la Astor Pictures di Robert Savini fu una delle tante società che acquisirono i diritti per riproporre i film in sala. In cerca solo di un guadagno immediato, molti di questi distributori abusarono dei negativi. Poi, nei primi anni ’50, arrivò la televisione. Le comiche mute ebbero un breve ritorno in TV. Considerate obsolete ma facilmente sfruttabili, furono trasmesse in programmi come Comedy Capers o Mischief Makers — approdati anche in Italia: qualcuno ricorda ancora oggi lo storico programma Oggi le comiche? Tagliate e rimontate, infarcite di pubblicità, quelle comiche divennero frammenti irriconoscibili.
Fino al fallimento della Kirchgruppe nel 2002, Richard Bann supervisionò milioni di dollari investiti nel restauro del catalogo. I materiali in nitrato, depositati già nel 1969 alla Library of Congress, erano spesso in cattivo stato: solo Big Business e Double Whoopee si salvarono in buone condizioni. I primi restauri reali dei silents avvennero negli anni ’90, ma per molti film del 1926-27 si ricorse a copie in Super 8 o 16 mm. Tra il 1999 e il 2000 uscì la serie Lost Films of Laurel and Hardy, che rese disponibile il meglio disponibile all’epoca.
E così siamo arrivati alla mia recensione. Se siete sopravvissuti fin qui, vi ringrazio: era necessario raccontare questa storia poco conosciuta. Bromberg e il suo team stanno lavorando alla restante produzione del 1928-29, e ogni nostro supporto sarà prezioso per i prossimi volumi in blu-ray. A proposito: il cofanetto è multiregione, e potete acquistarlo online.
Alla luce di tutto questo, possiamo considerare superato tutto ciò che sapevamo — e che abbiamo scritto — sui film muti di Laurel e Hardy. Rivederli oggi è davvero come vederli per la prima volta: il restauro ci riporta a come apparivano realmente all’epoca della loro uscita nelle sale, permettendoci di cogliere aspetti delle loro performance che prima ci erano sfuggiti. Questa sensazione è ancora più forte nei film del loro primo periodo, proprio perché erano quelli messi peggio, in condizioni critiche. Li ho rivisti con occhi nuovi e, in alcuni casi, ne ho cambiato il giudizio. Alcune di queste osservazioni voglio condividerle qui. Nel documentario con Serge Bromberg viene segnalato, per esempio, come alcuni film si siano rovinati in meno di cinque anni dal recupero operato da Robert Youngson (esemplare il caso di Putting Pants on Philip). Avrei voluto qualche dettaglio in più sul processo tecnico di restauro, ma le musiche sono molto ben scelte. Ogni cortometraggio presenta un prezioso commento audio di Randy Skretvedt, mentre il restauro è stato curato insieme a Éric Lange. Per dare un’idea dei risultati raggiunti, ho messo a confronto un fotogramma attuale con quelli utilizzati nella serie Lost Films of Laurel and Hardy del 2000: basta cliccare per ingrandire l’immagine.
The Lucky Dog è completo nei limiti del possibile: l'immagine è un po’ sporca, ma è la più nitida che io abbia mai visto per questo film. Diversi fotogrammi sono stati recuperati. L’incontro tra Stan e Oliver in questo film è, credo, una delle casualità più straordinarie della storia di Hollywood. Il produttore voleva lanciare Stan come comico e girò una comica pilota, per la quale chiamò un regista amico, che a sua volta si portò dietro un attore bravo nei ruoli da cattivo, tale Oliver Hardy.
Duck Soup, finalmente completo, si fa apprezzare di più come comica: la qualità è davvero ottima. Rivedendolo con la famosa sequenza censurata (assente nelle copie americane), devo dire che si incastra male nella narrazione, ma dal punto di vista del restauro non possiamo lamentarci.
Slipping Wives, non mi sono mai spiegato perché Hardy fosse così violento con Stan. In ogni caso, la copia è spettacolare, considerando che in precedenza era difficile perfino distinguere bene i volti degli attori (una copia Rai, in particolare, era imbarazzante). Il film, in sé, è una mezza cretinata. Non ricordavo che la gag finale del poliziotto colpito al sedere dal fucile fosse la stessa che si vede in Noi siamo le colonne.
Why Girls Love Sailors, è passato da “film perduto” a “film che si vede uno specchio”. Forse qualcosa si è perso per sempre, ma poco male: il restauro riporta alla luce tutti i dettagli del volto di Oliver Hardy e i suoi sguardi irresistibilmente comici. A parte qualche gag, però, il film è davvero mediocre.
With Love and Hisses,
Sailor’s Beware, valorizza finalmente Anita Garvin come attrice comica. Stan e Babe iniziano a interagire con maggiore continuità. La comicità è piuttosto rozza — Stan che spinge un nano in carrozzina giù per le scale oggi farebbe insorgere i social — ma il ritmo è rapido. La copia è ottima, e in certi momenti la nitidezza sorprende, dato che il film circolava sempre in versioni rovinate. Alcuni intertitoli sono stati finalmente reinseriti nei punti corretti.
Do Detective Think?, anche se la coppia non era ancora “ufficiale”, Stan e Babe sembrano nati per recitare insieme, proprio come succedeva già in Duck Soup. Non credo ci fosse nulla di casuale nemmeno nei costumi. Rivedendo Sailors dopo questo, è evidente che i due funzionavano benissimo insieme.
La copia è splendida. Era uno dei muti che si vedevano peggio, e ora è un vero spasso. Non mi ero mai accorto, per esempio, che quando i due prendono i sigari e strappano la punta, Ollie la sputa e Stan la ingoia. Come ha scritto Randy Skretvedt su Facebook: “L'unica omissione di cui sono a conoscenza è una molto breve inquadratura di Viola Richard che cammina verso la porta d'ingresso, presente solo in una fonte talmente scadente che includerla avrebbe stonato e distratto lo spettatore. La durata è di circa due secondi: nulla di grave”.Flying Elephants, sse la memoria non mi inganna, le copie sopravvissute erano in 16 mm. L’immagine ora è così completa che si nota un membro della troupe che, a destra di Stan, gli tira i pesci mentre lui pesca nell’acqua. Copia ottima.
Sugars Daddies, copia nitida ma molto graffiata, perché — come nel film precedente — è stata ricostruita come un Frankenstein di fonti diverse. A un certo punto, la combinazione Stan-Babe-Finlayson deve aver convinto Roach a farne un vero duo. Tuttavia, il film mescola elementi già visti in Love ‘Em and Weep e Slipping Wives, e la noia prende il sopravvento. Ma dalla fuga in poi, fino all’arrivo al luna park, la comica prende la giusta piega “a due”; è evidente che allo studio si siano detti: “Facciamoli tornare insieme, vediamo come reagisce il pubblico”.
The Second Hundred Years, è tornato finalmente “in vita”, con sequenze recuperate e mai viste prima, soprattutto quelle iniziali e quelle “tinte” in blu con la gag del poliziotto che cade nella vernice. Il film non è così esilarante come si ricordava, ma la prima parte vale da sola il prezzo del cofanetto.
Conclusione: Il periodo 1926-27 rappresentava lo zoccolo duro della conservazione della loro filmografia. Il lavoro fatto è davvero notevole, e possiamo perdonare i graffi visibili, considerando che questi film hanno 96 anni. È incredibile notare i passi avanti compiuti dalle tecnologie di restauro dal 2000 (epoca dei “Lost Films”) a oggi.
Ringrazio per la collaborazione Valerio Greco, Benedetto Gemma e Stefano Cacciagrano.
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